Repressione ad Algeri venerdì 14 maggio.

Francesco Cecchini

Frantz Fanon, sessant’  anni fa circa, avvertì che l’ arricchimento della “casta dei profittatori” avrebbe provocato un decisivo risveglio da parte del popolo, interrompendo così un processo che, per decenni lo aveva emarginato. L’ Hirak ha confermato la previsione di Frantz Fanon.

Dal 22 febbraio 2019, milioni di algerini sono insorti in una ribellione storica. Le memorabili marce del venerdì, hanno unito il popolo, che esige uncambiamento democratico radicale. “Devono andare tutti!’ (Yetnahaw ga ‘). Il paese è nostro e faremo ciò che desideriamo ‘(Lablad abladna oundirou rayna)”, sono diventati due slogan emblematici della rivolta del  movimento popolare Al Hirak Acha’bi. La rivolta è stata innescata dall’annuncio del presidente in carica Bouteflika che si sarebbe candidato per un quinto mandato nonostante soffrisse di afasia e fosse assente dalla vita pubblica e continua per un cambio radicale di regime.

Il movimento Hirak è unico per le sue dimensioni, il carattere pacifico, la diffusione nazionale, incluso il sud emarginato, e la partecipazione delle donne e dei giovani, che costituiscono la maggioranza della popolazione algerina. La portata di una simile mobilitazione popolare non si vedeva dal 1962, quando gli algerini scesero in piazza per celebrare la loro indipendenza dalla Francia conquistata a fatica.

Con la ripresa delle proteste dell’  Hirak, la situazione, già aggravata dalla crisi economica, politica e sociale in atto in Algeria, è diventata esplosiva e la casta che si è arricchita ha deciso di soffocare il movimento che la contesta. 

Gli algerini venerdì 14 maggio hanno vissuto una giornata di forte repressione e di violenze della polizia contro i militanti dell’ Hirak, il movimento che da febbraio 2019 rivendica un cambio radicale di sistema. Vi  è stata una repressione massiva in 17 grandi città. Le forze antisommossa sono state dispiegate in maniera massiccia ad Algeri e in molte altre grandi città del paese come Sétif, Oran, Bouira, Constantine o Annaba, nel vano tentativo di soffocare la voce dei manifestanti Hirak che stanno solo guadagnando terreno. Le misure sono avvenute  in questo periodo precedente alle elezioni contestate e decise dal presidente Abdelmadjid Tebboune e dall’  uomo forte al potere, il generale Saïd Chengriha, capo di stato maggiore dell’esercito algerino. I due  hanno ordinato alle forze di sicurezza di brutalizzare tutti i militanti Hirak che si avventurano nelle strade, il che ha portato a una repressione diffusa e sistematica dei manifestanti civili.

La polizia algerina  ha effettuato numerosi arresti di attivisti, oppositori e giornalisti, tra cui un fotografo dell’Agence France-Presse (AFP).

I manifestanti, che si stavano preparando a partecipare alla manifestazione di Hirak nel centro della capitale, sono stati spinti e arrestati, hanno notato un giornalista dell’AFP e testimoni.

Un fotografo dell’AFP, Ryad Kramdi, è stato arrestato nel popolare quartiere di Bab El Oued, roccaforte della protesta, e portato in una stazione di polizia locale. È stato rilasciato la sera, senza spiegazioni, dopo essere stato trattenuto per otto ore. “Siamo stati trattati bene ma è stato molto, molto stressante”, ha detto il fotografo.

Almeno una dozzina di altri giornalisti e fotografi sono stati arrestati, tra cui Khaled Drareni, corrispondente in Algeria per il canale in lingua francese TV5, Kenza Khatto, giornalista di Radio M, e un videografo per l’ agenzia internazionale Reuters. Khaled Drareni, direttore del sito di notizie Casbah Tribune, è stato rilasciato in serata.

“Una repressione sproporzionata e ingiustificata è stata esercitata contro il pacifico Hirak”, ha denunciato in un comunicato la Lega algerina per la difesa dei diritti umani (LADDH). “La LADDH ricorda al potere i suoi obblighi di rispetto dei diritti umani e chiede la fine della repressione e il rilascio di tutti gli imputati, prigionieri di coscienza e giornalisti”, secondo il comunicato stampa.

Domenica 16 maggio 31 persone, 23 a Setif e 8 ad Algeri sono state condannate a pene che vanno da un anno a 18 mesi. Altri tredici manifestanti arrestati venerdì sono stati incarcerati in attesa del processo che è stato rinviato a una data successiva. Comunque sono centinaia coloro che sono in prigione per aver mnifestto con l’ hirak.

Un comunicato stampa del Ministero dell’  Interno, reso pubblico domenica scorsa,  subordina l’ organizzazione di marce e manifestazioni pubbliche all’obbligo di ottenere l’  autorizzazione dell’  amministrazione ed è un tentativo di bloccare il diritto di manifestare sotto copertura di legge per fermare l’hirak dichiarandolo fuorilegge.

Il sistema vuole uccidere l’ hirak, che però non ha nessuna intenzione di morire assassinato.

L’incontro di venerdì prossimo è, a questo proposito, una cartina di tornasole per valutare la fattibilità politica della decisione del governo di fronte a un rinvigorito movimento popolare che ha dichiarato ogni venerdì per moltissime  settimane di contestare il sistema . “Non ci sarà retromarcia”, affermano gli hirakisti.

Striscione con foto di hirakisti messi in prigione

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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