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Le trattative per una direttiva europea sulla trasparenza fiscale si sono appena concluse con un accordo al ribasso. Il Parlamento si è piegato davanti al Consiglio, lasciando numerose lacune a favore delle multinazionali che praticano l’evasione fiscale. E la Francia è direttamente responsabile di questa disfatta, dato che il Ministero dell’economia e delle Finanze ha preferito privilegiare gli interessi di Medef (Movimento delle imprese francesi, organizzazione analoga a Confindustria, ndt) contro l’interesse generale della trasparenza fiscale.

La contabilità pubblica paese per paese è una misura di trasparenza essenziale nella lotta all’evasione fiscale: l’obiettivo è obbligare le multinazionali a pubblicare le informazioni sulle loro attività e sulle tasse pagate in ciascun paese per sapere se versano la giusta quota di tasse. Introdotta in risposta agli ultimi scandali di evasione fiscale e richiesta da molti anni dalle ONG, questa proposta è fondamentale per far luce sulle costosissime pratiche di evasione fiscale delle multinazionali.

Le trattative tra il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione Europea si sono concluse la sera del primo giugno, cinque anni dopo il primo voto del Parlamento Europeo e dopo lunghi anni di ostruzionismo da parte del Consiglio. Il Parlamento Europeo ha ceduto su più fronti e in particolare sull’elemento più essenziale: il perimetro geografico. A differenza del testo votato dal Parlamento, che prevedeva una reale trasparenza per tutti i paesi, l’accordo limita l’applicazione della contabilità pubblica paese per paese che riguarderà in definitiva solo un numero limitato di paesi: gli Stati dell’Unione Europea, la lista nera dei paradisi fiscali dell’UE e i paesi inseriti da più di tre anni nella lista grigia dei paradisi fiscali. Ad oggi le informazioni saranno quindi disponibili solo per quarantasei paesi, cioè meno del 20% delle giurisdizioni mondiali. Il testo prevede anche una clausola di tutela di cinque anni e una clausola di revisione dopo quattro anni.

“Questo accordo esclude oltre l’80% degli stati del mondo, compresi i paradisi fiscali più noti, come le Bahamas, la Svizzera e le Isole Cayman, per i quali le aziende non dovranno pubblicare alcuna informazione. Come si può pretendere di combattere l’evasione fiscale con dati così parziali? Ci sono così tante lacune che le multinazionali possono sfruttare per nascondere le loro strategie di evasione fiscale!” afferma con dispiacere Manon Aubry, copresidente del gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo e relatrice del suo gruppo su questa questione.

Un documento pubblicato dal giornale online Contexte ha rivelato che la posizione francese si basava sui capisaldi stabiliti dalla lobby dei dirigenti del Medef.

“Queste battute d’arresto corrispondono in tutto e per tutto ai capisaldi del Medef, presi alla lettera dalla Francia nelle trattative, e dimostrano che Emmanuel Macron preferisce fare gli interessi del CAC 40 (principale indice alla Borsa di Parigi, ndt) piuttosto che quelli dei cittadini. Il Parlamento non avrebbe dovuto cedere a queste richieste del Consiglio, dettate dalla lobby dei dirigenti, né piegarsi alle multinazionali. Mentre l’evasione fiscale costa all’Unione Europea più di 800 miliardi di euro ogni anno e gli Stati hanno un disperato bisogno di entrate fiscali per far fronte alla crisi, l’Unione Europea preferisce tutelare gli interessi delle multinazionali mostrando una colpevole riluttanza”, conclude Manon Aubry.

Contatti per la stampa:

Julie Zalcman

00 32 4 56 21 94 26

julie.zalcman@europarl.europa.eu

Assistente parlamentare dell’europarlamentare Manon Aubry

The Left – France insoumise

Traduzione dal francese di Simona Trapani, revisione di Diego Guardiani

 Qui l’articolo originale sul sito del nostro partner

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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