Mentre Grillo e Conte imperversano sui mass media con diarchie, garanti, visioni, comandi politici, il governo Draghi, che entrambi sostengono e si vantano di sostenere, ha dato il via libera ai licenziamenti di massa.
Queste giornate sono un riassunto del degrado della classe politica, della sua subalternità assoluta al mondo degli affari e del profitto, della cialtroneria dei suoi conflitti, che nascondono la sostanziale unanimità nelle scelte vere.
Torniamo al mercato ha festeggiato Brunetta, mentre decine di migliaia di operai si preparano a finire sulla strada. E da Meloni a Speranza, da Salvini a Letta, da Berlusconi a Renzi, tutti convengono che le povere imprese non potevano aspettare ancora a licenziare, soprattutto quelle che vanno bene e che nella pandemia hanno guadagnato tanto. Del resto tutti costoro hanno eliminato l’articolo 18. Perché ora dovrebbero impedire agli imprenditori di licenziare i lavoratori più costosi e sostituirli con precari sottopagati? Non bisogna forse dare una lezione ai fannulloni del reddito di cittadinanza? Sarebbe stata una così insopportabile violazione dei diritti civili dei padroni, pretendere da loro un po’ di sensibilità sociale e non licenziare? Magari aspettando quella estensione degli ammortizzatori sociali che sarebbe il primo dovere di un sistema un poco meno ingiusto? Ma oggi la società italiana è una brutale società di classe, dove i ricchi comandano e i politici li adulano e festeggiano.
I cinquestelle sono arrivati a oltre il trenta per cento dei voti perché hanno raccolto la protesta contro la classe politica, ed ora ne fanno parte nel modo più opportunista e ridicolo. Draghi, la Confindustria, le multinazionali, le banche, i poteri economici italiani ed europei, tutti questi sono il governo reale del paese, quelli che vanno in televisione a fare scena come leader politici sono solo burattini. Che il sistema inventa, usa e getta. Ieri era benedetto dal successo Renzi, poi è toccato a Di Maio, poi a Salvini, ora è il momento di Meloni. Tranquilli, la postfascista sarà consumata come i suoi predecessori, come Marine Le Pen già insegna. Ciò che non cambia è il governo dei ricchi per i ricchi, il resto è scena per convincere i poveri che tutto si fa per i loro interessi.
I licenziamenti mentre non siamo ancora fuori dalla pandemia sono una infamia del sistema, la seconda dopo i tanti morti per Covid dovuti alla scelta di tutta la classe politica di convivere con il virus, anziché di provare a fermarlo.
Ora dobbiamo solo lottare con tutta l’indignazione la determinazione che abbiamo, contro i licenziementi, i licenziatori e tutti i loro servi e complici.

Giorgio Cremaschi PaP

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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