Sacarías Meneses Taco, cinquantaseienne sostenitore di Pedro Castillo e del partito Perú Libre, è morto da poche ore a causa delle ferite alla testa riportate in seguito ad un’aggressione perpetrata dai sostenitori di Keiko Fujimori. Si tratta solamente dell’ultimo ed ennesimo atto di violenza da parte dell’estrema destra peruviana, che sta tentando in tutti i modi di delegittimare la vittoria di Castillo al secondo turno delle elezioni presidenziali peruviane, dove ha sconfitto la leader di Fuerza Popular.

Sebbene abbiano tentato di ricostruirsi un’immagine e ritrovare una legittimazione, i fujimoristi dimostrano ancora una volta di non essere altro che bande fasciste che non rinnegano affatto i crimini perpetrati da Alberto Fujimori, padre di Keiko, nel corso della sua sanguinosa decade alla presidenza, tra il 1990 ed il 2000. La destra peruviana sta infatti cercando in tutti i modi, legali ed illegali, di delegittimare la vittoria di Castillo, inondando di ricorsi la Giuria Nazionale delle Elezioni, che in questo modo non ha ancora potuto ufficializzare il successo del candidato di sinistra.

Fino ad ora, l’organo elettorale ha già giudicato infondati una serie di ricorsi presentati dallo schieramento fujimorista, che ha chiesto di annullare i risultati delle elezioni svoltesi nelle regioni di San Martín e Huancavelica per presunte irregolarità. Non a caso, si tratta di due regioni rurali nelle quali Castillo ha sconfitto la candidata di destra, che invece ha vinto soprattutto nelle aree urbane, in quanto rappresentante della borghesia locale: nella regione di Huancavelica, in particolare, Castillo ha ottenuto un successo schiacciante, superando il 50% dei consensi già al primo turno.

Nonostante la chiara infondatezza dei ricorsi presentati da Fuerza Popular, gli organi competenti dovranno analizzare tutte le richieste, e questo sta causando una grave perdita di tempo, dando adito ai tentativi di golpe perpetrati da parte dell’estrema destra. Un tattica, se vogliamo, simile a quella che Donald Trump ha tentato di utilizzare negli Stati Uniti in seguito alla sua sconfitta per mano di Joe Biden alle ultime presidenziali. 

Non sono poche, d’altro canto, le voci che si stanno levando in favore di Castillo, unico vero vincitore delle elezioni peruviane, come dimostra anche il primato del suo partito alle legislative. Anche Ollanta Humala, presidente del Paese sudamericano tra il 2011 ed il 2016 e candidato sconfitto alle ultime elezioni, ha recentemente dichiarato che la proclamazione della vittoria di Castillo non può essere rimandata ulteriormente. Secondo Humala, esponente della sinistra “populista” che aveva sconfitto proprio Fujimori alle elezioni del 2011, non è democratico seminare dubbi su un processo elettorale che ha ricevuto il riconoscimento dalle organizzazioni internazionali: “I risultati ufficiali indicano Pedro Castillo come presidente. Seminare dubbi su un processo, internazionalmente riconosciuto come trasparente, non è democratico, fa molti danni al Paese e alle sue istituzioni”, ha scritto l’ex capo di Stato sul proprio account Twitter.

Anche a livello internazionale, continuano a levarsi molte voci in difesa di Pedro Castillo. Molti temono infatti che la destra peruviana, sostenuta dalle forze reazionarie straniere, possa ordire un colpo di Stato simile a quello che ha portato alla deposizione di Evo Morales in Bolivia, nel 2019. Non c’è dubbio, infatti, che, proprio come accaduto in Bolivia, la destra peruviana possa trovare una sponda utile tanto negli Stati Uniti quanto nell’OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani, guidata da Luis Almagro, divenuto un burattino dell’imperialismo dopo essere stato ministro degli Esteri dell’Uruguay durante la presidenza di José Mujica.

Pedro Castillo, dal canto suo, ha tentato di calmare le acque invitando tutti i peruviani a lasciarsi alle spalle la competizione elettorale: “Iniziamo questa nuova tappa senza odio e senza differenze. Qui non ci sono vincitori né vinti, qui c’è solo una famiglia che è il popolo peruviano”, ha dichiarato il presidente eletto mentre si trovava a Cuzco. 

Sia Castillo che i suoi sostenitori sono tuttavia ben coscienti del fatto che i fujimoristi non si arrenderanno tanto facilmente, e continueranno a tessere le proprie trame nella speranza di ribaltare l’esito delle elezioni. Per Keiko Fujimori, non si tratta solamente di una questione politica, visto che la leader dell’estrema destra sta tentando di sfuggire ai procedimenti giudiziari che la vedono accusata insieme al marito, Mark Vito, per aver ricevuto fondi illeciti da parte di una grande impresa brasiliana, la Odebrecht. Inoltre, Keiko sperava di utilizzare le prerogative del capo di Stato per concedere la grazia al proprio padre, Alberto, che deve scontare una lunga pena detentiva per crimini contro l’umanità.

Di recente sono emerse anche alcune intercettazioni che vedono come protagonista una vecchia conoscenza del fujimorismo, Vladimiro Montesinos, capo dei servizi segreti peruviani nel corso della presidenza di Alberto e consigliere dello stesso presidente. Secondo le intercettazioni effettuate dalla Procura, Montesinos ha tentato di corrompere i membri della Giuria Nazionale delle Elezioni per favorire Keiko. Tali intercettazioni, presentate dal politico di sinistra Fernando Olivera, sono ancora più gravi in quanto Montesinos è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza della base navale di Callao. 

L’unico modo per evitare un colpo di Stato simile a quello ordito contro Morales in Bolivia un anno e mezzo fa ci sembra essere quello di proclamare immediatamente Pedro Castillo presidente eletto del Perù. Keiko Fujimori dovrebbe invece pensare ad organizzare la propria difesa in tribunale, dove presto sarà costretta a sedere al banco degli imputati.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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