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Anche se qualcuno ha parlato in malafede di misura “socialista”, il green pass è un provvedimento che ha evidenti implicazioni lavoristiche ed estrattivistiche, ma riduce il rischio di contagio anche per chi combatte la lotta di classe dal lato giusto

Riguardo agli assembramenti ululanti dei No-vax e di tifosi assatanati, ci si può fare poco. Basta che si tengano alla larga, poi la variante Delta riconoscerà i suoi – come disse un vescovo a proposito di Dio e dei morti innocenti durante le stragi degli Albigesi. Con particolare riguardo ai dirigenti di Forza Nuova e di Casa Pound che gestiscono i cortei no-vax e no-greenpass in concorrenza, dopo la prima ondata improvvisata, con i fratelli italioti e i leghisti più coglioni.

Mentre i grandi capi Salvini e Meloni si comportano da opportunisti, vaccinandosi loro per salvarsi il culo e poi lasciando liberi i loro seguaci di vaccinarsi o meno, secondo come butta la quarta ondata e quanto restino popolare l’obiezione di coscienza o le perplessità ni-vax. Vigliacchetti come l’assessore-sceriffo leghista che spara a ubriaco disarmato e poi non ricorda niente ma manipola a caldo i testi.

Il punto del contendere si sposta quindi dal contenuto fattuale sanitario (il vaccino) alla sua certificazione (il cosiddetto Green Pass), che consente ai vaccinati, secondo che abbiano iniziato o completato il ciclo, l’accesso a determinati servizi e occasioni pubblici (ristoranti al chiuso, spettacoli, ospedali e, fra poco, scuola e mezzi di trasporto).

Secondo la logica esposta all’inizio: rifiutino pure di vaccinarsi, ma restino a casa loro, come pretenderebbero per i migranti sani. E non si azzardino neppure a “nomadare” troppo, come strilla Giorgia.

Chiaro che il certificato verde serve, dal punto di vista del governo, a ricattare gli indecisi e incrementare la vaccinazione, per parare la variante Delta senza ricorrere a nuovi lockdown e quindi mantenendo le attività produttive e turistiche e la circolazione di lavoratori e di merci. Tuttavia questa operazione – che forza i diritti costituzionali soltanto nella misura in cui viene assunta con provvedimenti amministrativi senza ricorrere a un decreto-legge che stirerebbe i precari equilibri parlamentare fin quasi al limite di rottura – non lede affatto la libertà più di quanto faccia la patente di guida e ovviamente qualsiasi altra vaccinazione infantile e risulta probabilmente il modo migliore per arginare la pandemia in assenza di terapie specifiche al momento validate.

Non si tratta di una misura “socialista” – come fingono di credere Salvini e Meloni disputandosi i voti no-vax – anzi è un provvedimento con evidenti implicazioni lavoristiche ed estrattivistiche, ma che riduce i rischi di contagio anche per chi combatte la lotta di classe dal lato giusto. Sul piano materiale sottostante il problema sanitario e sociale è piuttosto la fornitura di adeguate dosi di vaccino ai paesi poveri, senza di che il virus continuerà a diffondersi e a mutare, a nostri rischio e pericolo, ignorando i privilegi temporanei di classe.

P.S. Già quel filosofo del linguaggio di LW ci ha spiegato che se ci sono persone che si agitano davanti a un albero, probabilmente si tratta di filosofi. Lo stesso vale se scrivono cazzate davanti a quel medesimo albero. Mi sembra il caso di quanti, con ricca bibliografia pregressa, bollano il certificato verde come pratica di discriminazione sovietica o nazista, corredando gli assunti metafisici con statistiche fasulle. Il rischio del controllo della popolazione da parte del potere non data da oggi, ma imputarlo a Jenner e Sabin è comico più che detestabile. Forse è più grave che siamo tutti tracciati attraverso i social e le operazioni contabili, mentre il tracciamento dei contagi è assolutamente insufficiente.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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