Continuano a ucciderci


Francesco Cecchini


L assassinio di leader sociali, di ex guerriglieri e di loro famigliari è la drammatica manifestazione della profonda crisi che attraversa la Colombia. A quasi cinque anni dallaccordo tra il governo e la guerriglia delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo (FARC-EP), il processo di pace si è incagliato a causa delle difficoltà strutturali e della scarsa volontà politica del presidente, Iván Duque, uomo dell’ ex presidente Álvaro Uribe, nemico numero uno della pace. ll vuoto lasciato dai guerriglieri, in seguito al disarmo è stato coperto da nuovi paramilitari, eredi delle vecchie Autofedensas, formazioni d ultradestra costituite in versione anti-Farc. Sono loro, i principali responsabili del massacro degli attivisti, perpetrato per terrorizzare e asservire la popolazione locale. Inoltre vi sono le forze di polizia e l’ Esmad che uccidono manifestanti durante gli scioperi e le manifestazioni.
L’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz) della Colombia ha denunciato giovedì scorso il massacro numero 63 registrato finora nel 2021, avvenuto nel comune di Aracataca del dipartimento della Magdalena (nord-est).
Altro dato drammatico. Indepaz e Temblores hanno recentemente denunciato che durante i due mesi dello sciopero nazionale in Colombia, a causa dell’ uso eccessivo della violenza da parte della forza pubblica, sono stati commessi 75 omicidi. Inoltre, 28 persone sono state aggredite sessualmente.
Questo drammatico bagno di sangue del popolo colombiano può solo terminare con una reale alternativa politica al governo del Centro Democrático di Iván Duque e di Álvaro Uribe. E’ l’ uribismo il responsabile storico della tragedia che ha vissuto e continua a vivere Colombia.

Uribismo: politica di morte.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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