Forte successo per l’iniziativa referendaria a favore della depenalizzazione della marijuana promosso da Meglio Legale, Associazione Luca Coscioni, Antigone, Forum Droghe e Società della ragione: tantissimi firmatari a tre giorni dal lancio

La campagna per il referendum a favore della depenalizzazione della cannabis è partita alla grande: oltre 300mila firme sono state raccolte in settantadue ore, quasi la metà di quelle necessarie. Altre 50mila sono arrivate soltanto nella giornata di ieri, complici gli endorsement di personaggi famosi come Lapo Elkann e Fedez (con una serie di storie sul suo profilo Instagram).

E pensare che la sfida lanciata dalle associazioni promotrici pareva alquanto azzardata. Infatti, il quesito referendario è stato depositato in Cassazione soltanto il 7 settembre, a meno di un mese dal termine stabilito per il periodo in cui le firme validate possono essere consegnate alla stessa Corte (che va dal 1° gennaio al 30 settembre).

Promossa da Meglio Legale, Associazione Luca Coscioni, Antigone, Forum Droghe e Società della ragione, l’iniziativa vede anche il sostegno di alcuni partiti politici: Sinistra Italiana, +Europa, Possibile, Potere al popolo e Rifondazione comunista.

Come si legge nel sito della raccolta firme, il quesito propone la modifica degli articoli 73 e 75 del Testo unico sulle droghe con «il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe».

Le proposte, infatti, riguardano in primo luogo la depenalizzazione della coltivazione di qualsiasi sostanza e dell’abolizione della pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis; sul piano amministrativo invece, basta con la sospensione della patente per tutti i consumatori (ma non per chi viene colto alla guida sotto effetto). Modifiche che consentirebbero di alleggerire il numero dei detenuti in carcere per violazione del Testo unico: secondo l’associazione Antigone, al 28 febbraio 2021 i detenuti presenti per violazione delle leggi sugli stupefacenti erano 18.757, circa dunque il 35%.

Non solo: come hanno sottolineato alcuni tra i promotori, la depenalizzazione della marijuana rappresenterebbe anche un grave colpo alle economie criminali.

«Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti e discusse nel nostro Paese: attraversa infatti la giustizia e il tema del sovraffollamento delle carceri, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali ma, soprattutto, la lotta alle mafie», hanno dichiarato al riguardo.

Inoltre, in un’intervista a Valori, il deputato Giuseppe Civati, tra i principali sostenitori della proposta (e autore anche di un libro, nel 2016, dedicato al tema della legalizzazione), ha spiegato che «la maggior parte dei risparmi da parte dello Stato e di liberazione delle risorse deriverebbe da un alleggerimento del meccanismo poliziesco, di indagine e giudiziario che consegue dall’illegalità».

I motivi del successo dell’iniziativa sono dunque molteplici: innanzitutto la mutata sensibilità dell’opinione pubblica, confermata anche dall’entusiasmo con cui il referendum è stato accolto.

Mentre sul lato più tecnico una grossa spinta è arrivata dall’emendamento proposto dal deputato Riccardo Magi (Radicali) al decreto Semplificazioni e votato il 20 luglio scorso in commissione Affari costituzionali che permette di di sottoscrivere i referendum con firma elettronica qualificata. «Una piccola grande rivoluzione a favore dei diritti politici dei cittadini», l’aveva definita il primo firmatario.

Si può firmare, se in possesso di identità elettronica certificata (altrimenti utilizzando il sistema a pagamento TrustPro), sul sito https://referendumcannabis.it/

La campagna per il referendum a favore della depenalizzazione della cannabis è partita alla grande: oltre 300mila firme sono state raccolte in settantadue ore, quasi la metà di quelle necessarie. Altre 50mila sono arrivate soltanto nella giornata di ieri, complici gli endorsement di personaggi famosi come Lapo Elkann e Fedez (con una serie di storie sul suo profilo Instagram).

E pensare che la sfida lanciata dalle associazioni promotrici pareva alquanto azzardata. Infatti, il quesito referendario è stato depositato in Cassazione soltanto il 7 settembre, a meno di un mese dal termine stabilito per il periodo in cui le firme validate possono essere consegnate alla stessa Corte (che va dal 1° gennaio al 30 settembre).

Promossa da Meglio Legale, Associazione Luca Coscioni, Antigone, Forum Droghe e Società della ragione, l’iniziativa vede anche il sostegno di alcuni partiti politici: Sinistra Italiana, +Europa, Possibile, Potere al popolo e Rifondazione comunista.

Come si legge nel sito della raccolta firme, il quesito propone la modifica degli articoli 73 e 75 del Testo unico sulle droghe con «il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe».

Le proposte, infatti, riguardano in primo luogo la depenalizzazione della coltivazione di qualsiasi sostanza e dell’abolizione della pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis; sul piano amministrativo invece, basta con la sospensione della patente per tutti i consumatori (ma non per chi viene colto alla guida sotto effetto). Modifiche che consentirebbero di alleggerire il numero dei detenuti in carcere per violazione del Testo unico: secondo l’associazione Antigone, al 28 febbraio 2021 i detenuti presenti per violazione delle leggi sugli stupefacenti erano 18.757, circa dunque il 35%.

Non solo: come hanno sottolineato alcuni tra i promotori, la depenalizzazione della marijuana rappresenterebbe anche un grave colpo alle economie criminali.

«Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti e discusse nel nostro Paese: attraversa infatti la giustizia e il tema del sovraffollamento delle carceri, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali ma, soprattutto, la lotta alle mafie», hanno dichiarato al riguardo.

Inoltre, in un’intervista a Valori, il deputato Giuseppe Civati, tra i principali sostenitori della proposta (e autore anche di un libro, nel 2016, dedicato al tema della legalizzazione), ha spiegato che «la maggior parte dei risparmi da parte dello Stato e di liberazione delle risorse deriverebbe da un alleggerimento del meccanismo poliziesco, di indagine e giudiziario che consegue dall’illegalità».

I motivi del successo dell’iniziativa sono dunque molteplici: innanzitutto la mutata sensibilità dell’opinione pubblica, confermata anche dall’entusiasmo con cui il referendum è stato accolto.

Mentre sul lato più tecnico una grossa spinta è arrivata dall’emendamento proposto dal deputato Riccardo Magi (Radicali) al decreto Semplificazioni e votato il 20 luglio scorso in commissione Affari costituzionali che permette di di sottoscrivere i referendum con firma elettronica qualificata. «Una piccola grande rivoluzione a favore dei diritti politici dei cittadini», l’aveva definita il primo firmatario.

Si può firmare, se in possesso di identità elettronica certificata (altrimenti utilizzando il sistema a pagamento TrustPro), sul sito https://referendumcannabis.it/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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