riceviamo e pubblichiamo

“Il Congresso dovrebbe procedere con cautela su ulteriori spese e io non voterò per un ampliamento spericolato di programmi governativi. Nessun editoriale di un auto dichiarato indipendente socialista cambierà la mia opinione”. Così Joe Manchin, senatore democratico conservatore del West Virginia, mentre spiegava la sua opposizione alle spese di 3500 miliardi del piano sulle infrastrutture “soffici” promosso dall’ala sinistra del suo partito. Il “socialista” menzionato è ovviamente Bernie Sanders, senatore liberal del Vermont, e principale sostenitore del disegno di legge Build Back Better (BBB). Sanders aveva perso la pazienza con Manchin perché il senatore del West Virginia sta bloccando la strada all’approvazione del disegno di legge anche se va ricordato che la senatrice Kyrsten Sinema, democratica dell’Arizona, ha echeggiato simili riserve. Sanders aveva preso una misura poco ortodossa con la pubblicazione di un editoriale sul Charleston Gazette Mail, il giornale più diffuso nel West Virginia, in cui criticava la posizione di Manchin. Il senatore del Vermont alludeva anche ai benefici che la proposta di legge avrebbe sui cittadini dello Stato rappresentato da Manchin. In sintesi, Sanders cercava di incoraggiare i cittadini del West Virginia a mettere pressione su Manchin per fargli cambiare idea.

Manchin non aveva gradito la “visita” di Sanders perché ovviamente lo criticava di non capire i bisogni dei cittadini che lo avevano eletto. In effetti, Sanders suggeriva che l’opposizione di Manchin al BBB era dovuta all’incapacità del senatore del West Virginia di riconoscere fatti basici. Lo Stato rappresentato da Manchin è uno dei più poveri e beneficerebbe molto più degli altri per una certa ridistribuzione di risorse da ricchi a poveri. Ciò avverrebbe mediante aumenti di tasse ai benestanti inclusi nel BBB per pagare i nuovi programmi. Questi includono l’ampliamento del Medicare, la sanità degli over 65 che fino ad oggi non include le cure dentali, oculistiche e fa poco per ridurre il costo esorbitante delle medicine. Inoltre, ne beneficerebbero le famiglie di basso reddito che aiuterebbero molti residenti del West Virginia.

Manchin non ha gradito l’incursione di Sanders nel suo Stato anche perché non aveva dimenticato che nelle primarie democratiche del 2018 in West Virginia, Jane Sanders, moglie del senatore del Vermont, aveva fatto campagna politica per la sua avversaria Paula Jean Swearengin. Manchin però la sconfisse in modo schiacciante (69 a 30 percento) dimostrando che conosce bene gli elettori del Partito Democratico del suo Stato. Manchin riuscì anche a vincere l’elezione generale riconquistandosi il seggio al Senato, sconfiggendo il suo avversario repubblicano Patrick Morrisey in uno Stato molto conservatore. Va ricordato che nel West Virginia Donald Trump sconfisse Joe Biden in maniera schiacciante (68 a 29 percento). Manchin dunque conosce la realtà politica del suo Stato.

Per quanto riguarda i bisogni degli americani meno abbienti però il senatore del Vermont ha dimostrato molta più sensibilità. Se l’amministrazione di Biden ha in un certo senso virato leggermente a sinistra lo si deve in grande misura a Sanders e la sua influenza nelle due campagne presidenziali del 2016 e 2020. Nonostante la preferenza dell’elettorato democratico di sorridere a due centristi, Hillary Clinton nel 2016 e Biden nel 2020, non si può sottovalutare l’impatto di Sanders di spingere a sinistra questi due leader democratici. Nel caso di Biden si potranno raccogliere frutti perché nonostante le frenate di Manchin si parla seriamente di disegni di legge che spostano il Paese a ridistribuire, anche se in leggera misura, le risorse che negli ultimi decenni hanno enormemente favorito gli ultra ricchi.

Il nodo rimane però la risicata maggioranza democratica al Senato ed ecco perché Manchin ha grande potere. Ed è proprio questo che Sanders ha voluto rilevare nel suo editoriale. Il senatore del Vermont ha giustamente sottolineato che un piccolissimo Stato come il West Virginia con una popolazione di meno di 2 milioni di abitanti può bloccare un disegno di legge trasformativo per l’America. Alcuni analisti hanno rilevato che Manchin si oppone alle spese federali per i suoi legami con l’industria del carbone e con il fatto che riceve ingenti contributi dalle corporation. Ma c’è di più. Si tratta anche di questioni ideologiche. Manchin, riflettendo alcune sfumature repubblicane, ha detto di preoccuparsi dell’inflazione. Difatti ha asserito che attualmente non è appropriato “gettare soldi a una economia già troppo calda” e che 52 senatori (50 repubblicani e due democratici, Manchin e Sinema) sono contrari al piano di Sanders.

L’opposizione dei repubblicani è ferrea ma nel caso di Manchin e Sinema si può dialogare. Ecco cosa hanno fatto alla fine Sanders e Manchin. Dopo i dissensi pubblici riportati dai media i due si sono incontrati faccia a faccia per cercare di raggiungere qualche compromesso. Alla fine si sono fatti fotografare come grandi amici suggerendo che la pace sia stata raggiunta. Manchin, infatti, si è anche riunito con Pramila Jayapal, parlamentare democratica, settimo distretto, dello Stato di Washington, e leader del caucus progressista alla Camera Bassa. Non bastano però questi incontri poiché uno dei giocatori più importanti in questa partita è ovviamente Biden. L’attuale inquilino della Casa Bianca si è anche lui riunito con questi individui separatamente e lo farà di nuovo in gruppo. Le ultime notizie ci dicono che Biden sarebbe disposto a una spesa leggermente inferiore a 2000 miliardi, accettabile a Manchin e Sinema. Bisognerà risolvere i dettagli. Al momento non è chiaro se alcuni programmi del BBB sarebbero messi da parte oppure si ridurrebbe la durata delle spese da 10 a 5 anni. Raggiungere l’obiettivo di un compromesso non è semplicemente indispensabile per Biden e il suo contributo storico ma anche per i potenziali successi del Partito Democratico alle elezioni di midterm del 2022 e ovviamente quelle presidenziali del 2024. Se l’amministrazione democratica non produce leggi per il beneficio degli americani quando sono al potere a che serve votarli?

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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