Presidente dell’Argentina tra il 2003 ed il 2007, Néstor Kirchner è scomparso il 27 ottobre 2010 all’età di sessant’anni. Ad undici anni dalla sua dipartita fisica, Kirchner è stato ricordato in una cerimonia presieduta dall’attuale capo di Stato, Alberto Fernández, che ha raccolto da Kirchner l’eredità di quella corrente del peronismo di sinistra che ha appunto assunto il nome di kirchnerismo.
In particolare, Fernández ha colto l’occasione per parlare della situazione finanziaria del Paese sudamericano e per attaccare il Fondo Monetario Internazionale: “Se non raggiungiamo un accordo con il FMI è perché non ci inginocchieremo, non comprometteremo il nostro futuro per ripagare un debito con il Fondo”, ha affermato l’inquilino della Casa Rosada. “Le discussioni con i creditori sono difficili, vorrei che la stampa invece di chiedere un accordo, chiedesse che il Fondo venga ritenuto responsabile per aver dato all’Argentina un debito che non poteva essere pagato”, ha aggiunto, riferendosi agli accordi stipulati con il FMI dal governo liberista di Mauricio Macri, in carica tra il 2015 ed il 2019. “Avevamo un governo che celebrava l’indebitamento dell’Argentina per 100 anni”, ha ricordato Fernández.
Il capo dello Stato ha ricordato che quando l’ex presidente Kirchner ha preso il testimone del Paese si è trovato uno scenario simile a quello attuale, segnato da un indebitamento con il Fondo e da una crisi socio-politica. L’ascesa al potere di Néstor Kirchner giunse infatti dopo un lungo periodo in cui l’Argentina fu travolta da una grave crisi economica a causa delle scellerate politiche neoliberiste da parte dei governi che lo avevano preceduto.
Proseguendo nel processo di negoziazione con il FMI, il presidente Fernández ha spiegato che i soldi saranno rimborsati per quanto possibile, ma senza mettere a rischio il benessere della popolazione: “Gli accordi che per il momento abbiamo raggiunto hanno permesso al Paese di salvare quasi 38.000 milioni di dollari, questi accordi richiedono lotte e discussioni“, ha detto. “Niente è più importante che togliere la povertà agli argentini”, ha aggiunto il leader del Partido Justicialista.
Il presidente Fernández ha ricordato che l’esperienza del governo di Néstor Kirchner fornisce gli strumenti per affrontare la situazione critica lasciata dal governo Macri: “Abbiamo gli stessi problemi di prima, dobbiamo ricordare quegli anni di Néstor in modo che possano servirci da guida per uscire da questo labirinto. Abbiamo dovuto affrontare una pandemia che ha colpito tutta l’umanità e ciò che ha prevalso è stata la salute e il fare in modo il contagio non si diffondesse, rafforzando un sistema sanitario che abbiamo trovato deteriorato”.
“La salute non viene dal mercato, è una questione che riguarda lo Stato. Sicuramente è un obbligo garantire la salute, il mercato spesso favorisce la vittoria di pochi ai danni della moltitudine. Il difficile è dare la salute a chi non ha i mezzi per pagarla perché il mercato non lo fa“, ha aggiunto il presidente, puntando il dito contro la privatizzazione dei servizi sanitari.
“Néstor è una guida, è la luce che seguiamo tutti perché siamo stati fortunati a vedere cosa ha significato per la storia dell’Argentina, quel presidente straordinario che la democrazia ci ha donato“, ha concluso.
Il governo di Alberto Fernández, nel frattempo, sta applicando le misure necessarie per alleviare la situazione economica di un Paese colpito dalla pandemia e vittima delle politiche liberiste del quadriennio di Mauricio Macri. Nella giornata del 20 ottobre, l’esecutivo ha confermato che applicherà un congelamento dei prezzi per un paniere di beni di base, nonostante l’opposizione del settore privato, al fine di frenare l’inflazione galoppante che ha colpito il Paese sudamericano. Per la precisione, il ministero del Commercio Interno ha annunciato unilateralmente il congelamento dei prezzi di un paniere di oltre 1.432 alimenti, bevande e prodotti per la pulizia e l’igiene, in un provvedimento ufficiale entrato in vigore nella giornata stessa.
L’Argentina è anche impegnata nei processi di integrazione economica regionale attraverso la Banca di sviluppo per l’America Latina, che lo scorso 19 ottobre ha organizzato la sua 25ma conferenza annuale, alla quale ha partecipato anche il presidente argentino. In un contesto in cui l’Argentina è segnata dal debito e dalle negoziazioni con il FMI e da una situazione economica governata dall’inflazione, Alberto Fernández ha fatto riferimento alla necessità di stimolare un riordino dell’“architettura finanziaria globale”.
Al contrario, l’ex presidente di destra Mauricio Macri è alle prese con seri problemi legali. Sempre nella giornata del 20 ottobre, è stato chiesto l’arresto dello stesso Macri in un processo che riguarda lo spionaggio illegale, al quale l’ex capo di Stato si è rifiutato di presenziare. In particolare, l’ex presidente è accusato di aver partecipato a presunte manovre di spionaggio sui parenti dei 44 membri dell’equipaggio del sommergibile affondato ARA San Juan, in un evento avvenuto nel novembre 2017.
In una lettera indirizzata al magistrato Martín Bava, l’avvocato Valeria Carreras, rappresentante legale dei parenti dell’equipaggio del sottomarino, ha affermato che “se Macri non sarà guidato dalla forza pubblica, se il provvedimento di arresto non sarà reso effettivo, saremo di fronte a un nuovo reato non solo per i familiari ma per l’intera popolo argentino“. In precedenza, Carreras aveva denunciato che Macri avrebbe cercato di allungare il processo e presentarsi come vittima. Ha detto che per quest’ultimo utilizzerà i media egemonici che, inoltre, demonizzeranno il giudice Bava e la causa, presentandola come un caso politico.
L’ARA San Juan è affondata nel novembre 2019, uccidendo i 44 membri dell’equipaggio. L’indagine al riguardo ha mostrato che il governo Macri ha mentito su quanto accaduto al sottomarino ai parenti, che in seguito hanno iniziato ad essere spiati illegalmente dall’agenzia dei servizi segreti argentini. L’ex ministro della Difesa, Agustín Rossi, ha assicurato he Macri era “l’utente diretto delle informazioni ottenute dallo spionaggio illegale” dei parenti. Intervenendo ad una radio locale, Rossi ha precisato che “l’ex presidente è il diretto responsabile istituzionale e politico delle cose che ha fatto l’intelligence ufficiale durante il suo governo“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog