Tina Merlin a un covegno del Partito Comunista Italiano sul Vajont.


Francesco Cecchini


MONUMENTO A TINA MERLIN
A Belluno nel trentennale della morte di Tina Merlin, morì il 22 dicembre 1991, vi è la proposta da parte del ministro Federico D’ Incà di dedicarle un monumento. Il ministro ha, tra l’ altro, affermato: “Tina Merlin era una donna coraggiosa, impegnata in prima linea nelle battaglie sociali e nella ricerca della verità. Una figura centrale per il nostro territorio e il giornalismo d inchiesta in generale, la faccia e la voce di un orrore che ha segnato per sempre la nostra provincia. È stata la donna simbolo del Vajont, la prima a denunciare la fragilità di quel territorio, la portavoce dei cittadini che si battevano contro le speculazioni dettate dal potere economico… “
DIGA DEL VAJONT
Il 9 ottobre 1963 alle 22.39 il Toc, 270 milioni di metri cubi di roccia e terra, franò nel lago della diga sollevando un’ enorme onda che devastò la Valle del Vajont. L onda avvolse anche due comuni sovrastanti la diga, Erto e Casso. Vi furono 2.018 vittime, di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 di altri comuni. Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell’abitato di Erto. Nel 1963, quando fu inaugurata, la diga del Vajont con i suoi 264 metri di altezza era la più alta del mondo. Inoltre con un bacino di quasi 170 milioni di metri cubi, costituiva una delle grandi innovazioni dell’ Italia del dopoguerra, uno dei simboli di un paese che voleva riprendersi da un passato di guerra tramite il rilancio economico ed energetico. L’ impianto venne progettato per conto della SADE, Società Adriatica di Elettricità, ( proprietà di un ex ministro fascista, Giuseppe Volpi di Misurata, che aveva ancora amicizie importanti a diversi livelli) dall’ ingegner Carlo Semenza e fu costruito alla fine degli anni Cinquanta nei territori comunali di Erto e Casso. Durante la costruzione vi furono molti segnali di rischio e pericolo. Il più importante fu nel novembre del 1960 una frana nell invaso di settecentomila metri cubi di terra e roccia, che confermò che non esistevano i presupposti per costruire una diga in quella valle, sotto al Monte Toc. Va ricordato che il geologo e geotecnico austriaco Leopold Müller aveva consegnato relazioni, tra le quali lo studio della fessura perimetrale della frana del 9 novembre 1960, che prevedevano frane anche maggiori di grandi masse di terra e rocce. Cosa che avvenne il 9 ottobre 1963, perché il progetto andò avanti .
Come scrisse Tina Merlin la diga del Vajont resterà un monumento a vergogna perenne della scienza e della politica.

Longarone dopo l’ onda che la distrusse


TINA MERLIN E LA DIGA DEL VAJONT.
Tina Merlin, ex partigiana bellunese, donna combattiva da giornalista mise in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont. Occuparsi del Vajont, scrisse, era continuare a fare quello che aveva sempre fatto anche nella Resistenza: stare dalla parte dei deboli e opporsi alle ingiustizie.
Tina Merlin, giornalista de l’ Unità di Milano e negli anni 60 seguì per il giornale la vicenda complicatissima della costruzione, in Friuli, della più grande diga del mondo da parte della SADE, l’ allora società elettrica privata che aveva il monopolio dellenergia in Italia. Tina Merlin, partigiana, conosceva ogni angolo dei paesi di Erto, Casso e Longarone e aveva percorso mille volte i boschi intorno al Monte Toc, dove doveva essere costruita la grande diga. Aveva parlato e parlato con tutti gli abitanti che si opponevano alla costruzione della diga perché tutto il terreno di quelle zone era friabile e pericoloso, ma la SADE non voleva ascoltare niente e nessuno. Prima di tutto il profitto, poi la popolazione.
I tecnici e gli scienziati dicevano che non ci sarebbero stati problemi e che con i suoi articoli Tina Merlin faceva soltanto dell’ allarmismo per conto dei comunisti che non volevano il progresso sociale ed erano soltanto contro il governo DC. Tina Merlin venne addirittura denunciata per diffamazione dalla SADE, ma i giudici l’ assolsero dopo la testimonianza degli abitanti di Erto e Casso. Lei continuò ad andare avanti e i parlamentari della zona presentarono tutta una serie di interpellanze in Parlamento, ma non successe niente. La SADE era più forte di ogni altro potere e la diga fu costruita nonostante le prime frane e le grandi spaccature nel terreno.
Poi il 9 ottobre del 1963 la tragedia con il precipitare del Monte Toc nellinvaso della diga. Arrivarono giornalisti da tutta Italia e dall’ Europa, ma i pochi superstiti di Longarone, di Erto e Casso impedirono loro di avvicinarsi ai pochi sassi che restavano dei paesi. Solo Tina Merlin, la nemica della SADE, poté passare. Gli uomini, davanti a lei, si toglievano il cappello e le donne l’ abbracciavano piangendo.
Due suoi libri Vajont 1963 e Sulla pelle viva, raccontano in dettaglio la drammatica vicenda.
TINA MERLIN BIOGRAFIA
“La casa sulla Marteniga” di Tina Merlin è la sua autobiografia. Grazie anche a Mario Rigoni Stern, è stato pubblicato dopo la morte. Nata a Trichiana (Belluno) il 19 agosto 1926, deceduta a Belluno il 22 dicembre 1991, dopo un anno di malattia per cancro.
Nota con l abbreviativo di Tina, col quale sarebbe stata poi sempre chiamata, era entrata nella Resistenza col fratello Toni (che sarebbe poi caduto combattendo contro i nazifascisti al comando del Battaglione Manara). Dal luglio 1944 alla Liberazione, Tina sarebbe stata una coraggiosa staffetta; coraggio e determinazione che avrebbe mantenuti anche quando, nel dopoguerra, si sarebbe dedicata al giornalismo. Sposata col partigiano Aldo Sirena, che era stato tra i fondatori del CLN di Belluno, ebbe da lui un figlio a cui fu imposto il nome Antonio, in memoria del fratello caduto nella Resistenza. La carriera di giornalista di Tina Merlin cominciò con la pubblicazione di racconti nella Pagina della donna de lUnità. Dal 1951 al 1982 ha lavorato nel quotidiano comunista a Belluno, Milano, Vicenza e Venezia. Consigliere provinciale a Belluno dal 1964 al 1970, Tina Merlin ha pubblicato numerosi saggi, dedicati prevalentemente al ruolo delle donne nella Resistenza; ma più che per la sua produzione letteraria è ricordata per aver messo in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont, che provocò la tragedia di Longarone. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare lordine pubblico. Processata per i suoi articoli sul quotidiano comunista, fu assolta dal Tribunale di Milano. Dopo la strage del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963, Tina Merlin tentò di pubblicare un libro sulla vicenda. Il titolo del volume era Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe; soltanto nel 1983 trovò un editore. Nel 1992 è stata fondata, in memoria della valorosa giornalista, una associazione culturale a lei intitolata. Sono intitolati a Tina Merlin la scuola materna del Comune di Vajont (Pordenone) e il circolo ARCI di Montereale Valcellina (PN).
Nel novembre 2011, in occasione del 20° anniversario della morte, è uscita la sua prima biografia, Quella del Vajont-Tina Merlin, una donna contro di Adriana Lotto (Cierre Edizioni, Verona, 2011).

Copertina del libro ” La casa sulla Martinenga”

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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