Il 21 novembre si sono tenute in tutto il Venezuela le elezioni regionali per scegliere i nuovi governatori delle ventitré entità federate che compongono la Repubblica Bolivariana, nonché le elezioni comunali per 335 comuni.

In una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), Pedro Calzadilla, ha affermato che l’evento elettorale ha sancito il carattere democratico della nazione sudamericana e l’impegno della sua popolazione per la pace. Secondo i dati ufficiali, hanno esercitato il diritto di voto oltre 8.150.000 cittadini, pari al 42,26% degli aventi diritto. “È lo spirito democratico del popolo venezuelano che ha prevalso“, ha dichiarato il massimo responsabile del CNE.

Con più del 99% delle schede elettorali scrutinate, l’alleanza del Gran Polo Patriótico Simón Bolívar (GPPSB), guidata dal Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) del presidente Nicolás Maduro, si è aggiudicata la vittoria in 18 Stati federati su 23, lo stesso dato riscontrato nelle elezioni regionali del 2017. La coalizione delle forze chaviste ha in particolare ottenuto uno schiacciante 60,55% dei consensi nella regione di Delta Amacuro, con la candidatura di Lizeta Hernández, e ha superato la maggioranza assoluta dei voti anche nelle regioni di Aragua (51,62%), Carabobo (54,85%) e La Guaira (50,16%). Inoltre, il PSUV ha ottenuto la vittoria anche nel Distretto Federale della capitale Caracas – che è un’entità distinta dai 23 Stati federati.

La principale coalizione di opposizione, Plataforma Unitaria (PU), erede della Mesa de la Unidad Democrática (MUD), ha ottenuto la vittoria in due regioni, Cojedes, dove ha ottenuto il 48,28% delle preferenze, strappando il governo regionale ai chavisti, e Zulia (56,13%), dove invece aveva già vinto quattro anni fa. La regione di Nueva Esparta è invece andata al candidato Morel Rodríguez della coalizione di centro-sinistra Alianza Democrática.

Restano da attribuire le vittorie nelle regioni di Apure Barinas, dove, nel momento in cui scriviamo è stato conteggiato meno del 90% delle schede, rendendo impossibile l’ufficializzazione del nome del vincitore, anche per via dei pochi voti che separano i contendenti. Secondo il CNE, nella prima regione il chavista Eduardo Piñate sarebbe in vantaggio di sette decimi di punto sullo sfidante di PU, Luis Lippa, mentre nella regione di Barinas sarebbe Argenis Chávez (GPPSB) a guidare davanti a Freddy Superlano (PU) per appena tre decimi percentuali. Nel caso in cui questi dati dovessero essere confermati, si tratterebbe di una vittoria storica per la Rivoluzione Bolivariana, con la conquista di 20 regioni su 23.

Per quanto riguarda le elezioni comunali, sulle 335 amministrazioni in palio le forze governative se ne sono aggiudicate 205, 59 sono andate a PU, 37 ad Alianza Democrática e 21 a partiti politici minori. Tredici comuni, invece, devono ancora completare le operazioni di spoglio.

Gli osservatori internazionali che hanno partecipato alle elezioni si sono congratulati con il popolo della nazione bolivariana e le sue istituzioni per la partecipazione civica, la trasparenza e l’organizzazione dell’esercizio democratico. Ciò contrasta con la propaganda delle potenze imperialiste occidentali che, come d’abitudine, avevano già proclamato l’illegittimità delle elezioni venezuelane prima ancora che queste avessero luogo.

A tal proposito, il ministro degli Esteri del Venezuela, Félix Plasencia, ha respinto le azioni interventiste del governo degli Stati Uniti, nel tentativo di delegittimare le elezioni regionali: “Il governo del Venezuela respinge il pronunciamento interventista del governo degli Stati Uniti che nella sua pratica sistematica di ignorare i processi elettorali dei Paesi sovrani, cerca, senza successo, di screditare le passate elezioni del 21 novembre 2021 in Venezuela“, ha affermato il diplomatico. Attraverso un comunicato ufficiale, il ministro venezuelano ha ricordato che le organizzazioni politiche hanno avuto tutte le garanzie durante le elezioni, che si sono inoltre svolte con la presenza di osservatori internazionali. “Gli Stati Uniti mettono in discussione un’elezione che ha avuto il sostegno di oltre 300 osservatori internazionali, la partecipazione di 87 diverse forze politiche e la partecipazione di oltre 67.000 candidati dell’opposizione“, ha spiegato Plasencia, rispondendo in questo modo alle accuse del segretario di Stato nordamericano Antony Blinken.

Il presidente dell’Assemblea Nazionale del Venezuela, Jorge Rodríguez, è a sua volta intervenuto per elogiare la pacifica partecipazione della popolazione alle elezioni: “Il messaggio che il popolo ha inviato al mondo è di profonda convinzione pacifica, democratica e costituzionale. Tutto all’interno della Costituzione, niente al di fuori di essa“, ha detto Rodríguez. Nel suo discorso, ha pesantemente inveito contro il leader golpista Juan Guaidó, in quanto queste elezioni hanno confermato la presenza di un’opposizione costituzionale che si distingue da quella golpista dello stesso Guaidó: “La minoranza che ieri ha votato per l’opposizione non ha votato per quelle leadership, ha preferito votare per persone lontane dalla violenza“. Al contrario, Juan Pablo Guanipa, considerato come molto vicino a Guaidó, ha ottenuto solamente l’11% dei voti a Caracas.

Anche Rodríguez ha lanciato un chiaro messaggio a Washington: “I portavoce degli Stati Uniti che hanno rilasciato dichiarazioni contro le elezioni senza che nemmeno si conoscessero i risultati lo hanno fatto perché sapevano della sconfitta che stava arrivando“. Queste parole sono state riprese dal ministro Plasencia, che ha affermato: “Mentre i risultati vengono pubblicati è abbastanza chiaro che il grande Il perdente l’imperialismo statunitense con i suoi alleati in Venezuela, che hanno subito una clamorosa sconfitta per aver incitato all’applicazione di misure coercitive illegali contro la popolazione“.

Le prime congratulazioni alla coalizione chavista per la schiacciante vittoria sono invece arrivate dai parte dei governi amici di Cuba e Bolivia.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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