Guerriero Abiy Ahmed “Premio Nobel per la Pace”


Francesco Cecchini


Il Comitato norvegese per il Nobel, che assegna il Premio Nobel per la pace, ha dichiarato recentemente che il primo ministro etiope Abiy Ahmed, che ha vinto il Premio nel 2019, ha la responsabilità di porre fine al bagno di sangue nel Tigray. Molti pensano che il Premio andrebbe revocato subilto al guerriero Abiy Ahmed.


SITUAZIONE ATTUALE, UNA TRAGEDIA UMANITARIA.
Il conflitto tra il governo etiope e il Tigray Peoples Liberation Front continua, nonostante la fine ufficiale degli scontri sul terreno, ma i ribelli tigrini sostegnono che continuano. L 8 gennaio 56 persone sono state uccise e 30 ferite in un attacco aereo nel campo per sfollati nel nord dellEtiopia, nellarea di Dedebit. Mentre l 11 gennaio, 17 persone sarebbero morte per alcuni attacchi con droni nella zona di Mai Tsebri. Dopo gli attacchi aerei le agenzie umanitarie hanno sospeso il loro lavoro a causa dei continui attacchi di droni. L Unicef ha ricordato che i campi per rifugiati e sfollati interni, comprese le scuole che ospitano bambini e famiglie sfollate e le strutture essenziali che forniscono loro servizi umanitari, sono obiettivi civili. Secondo un rapporto di Human Rights Watch le autorità etiopi hanno arbitrariamente detenuto, maltrattato e fatto sparire con la forza migliaia di persone di etnia tigrina recentemente deportate dall Arabia Saudita. I migranti tigrini che hanno subito orribili abusi nelle prigioni saudite vengono rinchiusi in strutture di detenzione al ritorno in Etiopia, ha detto Nadia Hardman, ricercatrice sui diritti dei rifugiati e dei migranti di Human Rights Watch. L Arabia Saudita dovrebbe offrire protezione ai tigrini a rischio, mentre l Etiopia dovrebbe rilasciare tutti i deportati tigrini detenuti arbitrariamente. Anche l ente etiopico per i diritti umani (di nomina governativa, ma indipendente) ha criticato gli arresti immotivati secondo quanto informa l Agenzia Anbamed, per la Multiculturalità.
Nelle aree degli ultimi raid «i partner umanitari dellOnu hanno sospeso le attività a causa delle continue minacce di attacchi di droni». «LOnu e i suoi partner umanitari — ha dichiarato il portavoce Stephane Dujarric— stanno lavorando con le autorità per mobilitare urgentemente lassistenza di emergenza nellarea, nonostante le continue difficoltà dovute alla grave carenza di carburante, denaro e forniture nel Tigray». Ma nellanno che è iniziato la pace è ancora solo una promessa.
Il direttore dellOrganizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Ghebreyesus ha affermato: “Nessun accesso alle medicine, in Tigray è un inferno. Un insulto allumanità, dallo scorso luglio non è permesso consegnare medicinali alla popolazione”. Ghebreyesus, di origini tigrine, è accusato da Adis Abeba di faziosità, ma le sue accuse trovano conferma nelle dichiarazioni del responsabile per le Emergenze dellOms, Michael Ryan: “Da circa sei mesi i medici in Tigray non hanno accesso a medicinali salva vita anche basici, come linsulina per i pazienti diabetici”. A causa poidella pandemia per Covid-19 la strage diventa ancora più drammatica.
ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RECENTE PASSATO.
L’ attuale conflitto in Etiopia risale al 2018, quando le turbolenze politiche dell’Etiopia hanno visto Abiy salire alla premiership. Per attuare il suo programma di riforme, Abiy sembra essere stato convinto fin dall’ inizio dell’ inevitabile necessità di prendere il potere dagli affiliati del TPLF e relegarli ai margini. Quindi, il governo ha intrapreso l’ epurazione dei Tigray da posizioni critiche, in particolare militari e posti di intelligence. Inoltre, il governo ha sciolto il f Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope (EPRDF) che, oltre al TPLF, aveva altri tre partiti satellite sotto il suo ombrello. In aggiunta a ciò, Abiy ha fatto un riavvicinamento storico con lo stato dell’ Eritrea, il nemico storico dei tigrini negli ultimi tre decenni. L’apertura all’ Eritrea ha portato ad Abiy prestigio internazionale, culminato nella conquista del premio Nobel. D’ altra parte, faceva parte di una mossa più ampia volta a spremere il TPLF.
La lotta è scoppiata nel novembre 2020 dopo che il TPLF ha lanciato un attacco al comando settentrionale della Forza di difesa nazionale etiope (ENDF). Con l’ aiuto delle truppe eritree e delle milizie paramilitari dell’etnia Amhara, l’ ENDF ha catturato la capitale della regione del Tigray (Mekelle) in pochi giorni. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, le forze che sono entrate a Mekelle hanno commesso crimini contro l’umanità come uccisioni extragiudiziali, torture e stupri di massa contro le donne del Tigray. Inoltre, il governo ha imposto un embargo totale alla regione, compresa la sospensione degli aiuti umanitari in ingresso nella regione. La punizione collettiva da parte del governo federale ha suscitato un’ enorme protesta internazionale, con alcuni osservatori che hanno persino avvertito di un potenziale genocidio se la violenza fosse continuata. Parte delle ricadute del conflitto mortale è l’ esistenza di oltre 9 milioni di persone che si trovano in una situazione disperata e hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente secondo le Nazioni Unite.
CHE FARE? VI E’ UNA SOLA COSA DA FARE.
In conclusione, il conflitto durato 13 mesi non ha portato a nulla, se non a un disastro umanitario, e il conflitto prolungato porterà solo a ulteriori spargimenti di sangue. Pertanto, il governo federale e il TPLF dovrebbero riunirsi al tavolo dei negoziati per prevenire un’ ostilità cancerogena. La vittoria del governo sul TPLF potrebbe essere un punto di partenza per un approccio alternativo, in particolare visto l’ annuncio del TPLF di essersi ritirato per dare spazio ai negoziati. Dovrebbe essere ideato un approccio per incrementi. Quindi, dovrebbe essere raggiunto un accordo che preveda in primo luogo la cessazione delle ostilità in modo che altre questioni, pur drammatiche, ma secondarie, possano essere affrontate in un secondo momento.

FILE – People are seen in front of clouds of black smoke from fires in the aftermath at the scene of an airstrike in Mekele, the capital of the Tigray region of northern Ethiopia on Oct. 20, 2021. Prime Minister Abiy Ahmed is already a veteran at surprising the world in just three years in power and has done it again in Nov. 2021 by announcing that, after a year of war, he would now lead it from the battlefront. (AP Photo/File)

Recenti bombardamentI con droni a civili nel nord dell’ Etiopia

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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