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Draghi tratta le condizioni per salire al Quirinale e a garanzia vuol scegliere la composizione del governo che gli succederà. Un abominio anticostituzionale.

Quirinale, Draghi tratta con Draghi

Al secondo giorno di votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica, il parlamento appare in stallo. Ufficialmente nessun partito avanza delle proposte realmente competitive: i nomi di Riccardi, Maddalena (il più votato ieri), Nordio sono solo di bandiera schierati per prendere tempo e continuare le trattative.

Oggi circola anche il nome di Frattini, ma è la classica boutade mediatica per dare materiale al circo compulsivo dell’infotaiment e le maratone mentane varie.

In realtà le cose sono abbastanza chiare e tutto ruota intorno al nome di Draghi. È il candidato implicito del centrosinistra ed è anche quello che accontenterebbe le mire di Salvini e della Meloni, nonostante le dichiarazioni pubbliche, specialmente quelle dalla leader di FdI, perché con il prestigio che il premier detiene nei salotti buoni potrebbe dare copertura internazionale a un eventuale governo guidato da loro.

Perché non si sblocca allora la situazione? Perchè i leader del centrodestra, approfittando dell’assoluta insipienza del centrosinistra, che considerano la candidatura di Draghi come qualcosa di ineluttabile per evitare scenari da loro considerati ostili, stanno alzando il prezzo nelle trattative per ottenere un ritorno immediato nel governo che dovrà formarsi una volta eletto Draghi.

Il prossimo sarà infatti l’ultimo anno della legislatura e la campagna elettorale sarà all’arma bianca e vogliono poterla giocare da posizioni di comando.

Governo Draghi Berlusconi si, Meloni no, Salvini nì

Ma se queste sono le ragioni dei partiti, dall’altra parte, c’è la vera anomalia di tutta questa situazione. Un qualcosa che non si era mai visto prima: la trattativa autocratica tra Draghi e Draghi.

I desiderata delle forse politiche sono subordinati alla trattativa principale con il premier: Draghi, il tecnocrate amato a Bruxelles catapultato alla guida del paese, sta discutendo le condizioni del proprio passaggio da palazzo Chigi al Quirinale, cioè la composizione del governo che dovrebbe succedergli.

Siamo di fronte a qualcosa che fa cartastraccia della nostra Costituzione, che supera anche quel semipresidenzialismo di fatto tanto temuto dai commentatori più sensibili o dalle forze politiche minori, almeno mediaticamente, ancorate ai principi classici della politica.

Corsa al Quirinale, da Draghi a Berlusconi le toto-presidenziali

Stiamo vedendo una forma di governo inedita, una sorta di autocrazia in cui un banchiere diviene presidente del consiglio e tratta le condizioni per diventare presidente della Repubblica, e a garanzia vuol scegliere la composizione del governo che gli succederà.

Un abominio democratico e anticostituzionale  che sembra ineluttabile per il formidabile istinto suicida delle forze politiche e del centrosinistra in particolare

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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