Il delirio di applausi dei parlamentari a Sergio Mattarella che attaccava la magistratura era forse perché i morti sul lavoro non hanno giustizia, perché gli evasori del fisco restano impuniti, come gran parte dei devastatori dell’ambiente ? Oppure per difesa della casta dalle inchieste che la riguardano?
Quando ha parlato di medici, povertà, precarietà, morti di lavoro, di Lorenzo Parelli, Sergio Mattarella ha ricevuto la standing ovation di quei parlamentari che hanno votato i tagli alla sanità pubblica, il Jobsact, la Buona Scuola, le privatizzazioni, la deregulation dei controlli sulla salute e sulla sicurezza.
Quando ha messo l’accento sulle disuguaglianze sociali, arrivando a dire che esse non sono un costo della crescita, ma un suo freno, i parlamentari che facevano la ola erano gli stessi che hanno sempre rifiutato con sdegno ogni tassazione dei ricchi?
Quando Sergio Mattarella ha esaltato i diritti civili, il rifiuto della violenza sulle donne e del razzismo, la necessità di salvare la vita dei migranti, quelli che si sono alzati in piedi sono gli stessi che hanno votato i decreti sicurezza, che hanno bocciato la legge Zan, che difendono il patriarcato di quella che chiamano la famiglia tradizionale?
Se il Presidente della Repubblica avesse fatto il suo discorso altrove, forse il contrasto tra i suoi buoni propositi e la realtà non sarebbe sembrato così vasto e stridente.
Invece ha parlato di fronte a quel Parlamento ove la stragrande maggioranza degli eletti ha sostenuto e sostiene politiche e governi che hanno fatto tutto il possibile perché i mali denunciati da Sergio Mattarella dilagassero. Per questo quegli applausi continui e fragorosi sono stati il contrappunto negativo di ogni buona parola e in fondo ne hanno annullato e persino capovolto il significato.
Come quando una gruppo di affaristi senza scrupoli applaude un buon parroco che parli di carità verso il prossimo. Così si sentono più buoni e possono continuare a fare quello che hanno sempre fatto, con qualche lacrima di coccodrillo in più.
I democristiani, e Sergio Mattarella ne rappresenta la tradizione migliore, hanno grande libertà di discorso, ma c’è un punto dove invece non possono concedersi particolari divagazioni: quando si tratta della fedeltà assoluta agli Stati Uniti, alla Nato e alla Unione Europea in versione euro atlantica.
Il discorso del Presidente sulle democrazie contrapposte ai sistemi autoritari, che poi vuol dire con gli USA contro la Cina, è pari pari l’eco della peggiore propaganda guerrafondaia, oggi di Biden ieri di Trump, erede della guerra fredda. Del resto anche le parole sulle minacce di aggressione all’Ucraina e all’Europa riprendono quelle del Dipartimento di Stato.
Non c’è spirito critico e riflessivo nel nostro palazzo quando scende in campo la NATO.
Le parole di Sergio Mattarella erano piene di buoni valori smentiti dal consenso entusiastico di chi non fa nulla per realizzarli. Erano una assoluzione della classe politica di fronte ai suoi problemucci con i giudici. Erano la riaffermazione dell’Italia euro-atlantica di Draghi.
In sintesi il discorso di Sergio Mattarella è stata la migliore autodifesa di un sistema trasformista, che non vuole cambiare niente e che anzi non riesce nemmeno a fare la scelta gattopardesca del cambiare tutto per cambiare nulla.
E infatti il Presidente era lì prima di tutto a smentire se stesso, quando aveva fatto capire che non solo per ragioni personali, ma per motivi costituzionali il bis fosse sbagliato.
Se inserisco il testo nel contesto, per citare il grande Leonardo Sciascia, se rivedo il tripudio di politici che si dovrebbero solo vergognare, non posso farmi piacere nulla del discorso di Sergio Mattarella. È semplicemente il volto più buono di un sistema che merita solo di essere rovesciato e che è felice di nascondersi dietro di lui .

Giorgio Cremaschi PaP

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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