Il Partito Socialista (PS) ha ottenuto la maggioranza assoluta, la sinistra ha dovuto affrontare una sconfitta significativa.

Mentre il Partito Socialista ha raggiunto la sua seconda maggioranza assoluta nella sua storia (41,5%, 119 seggi su 230), sia il Bloco de Esquerda (“Blocco di sinistra” o “Bloco”) che il Partito Comunista (PCP) sono diminuiti in modo significativo (PCP più della metà del suoi seggi parlamentari, Bloco ne ha persi 6 su 12). La destra è invece uscita rafforzata dalle elezioni.

Per comprendere l’esito delle elezioni è fondamentale comprendere il momento e le circostanze specifiche in cui si è svolto lo scrutinio. La sproporzione nell’equilibrio delle forze nell’attuale Parlamento richiede di correggere un grave malinteso: anche se l’estrema destra portoghese ( Chega! , che significa ‘Basta!’) è emersa dalle elezioni come terza forza politica e il partito ultraliberale ( Iniziativa Liberale, IL) ha notevolmente accresciuto la propria rappresentanza in Parlamento, la destra non ha raggiunto l’atteso (e temuto) rialzo. Tutto sommato, il risultato di entrambi i partiti è simile ai migliori risultati del partito cristiano conservatore (CDS-PP), che ha capitolato prima delle elezioni in corso e non è più rappresentato in Parlamento. Bisogna però ammettere che il peso simbolico dei risultati è notevole, e che questo risultato per la destra è stato possibile solo grazie alla clamorosa sconfitta della sinistra radicale.

L’ora del ballottaggio

Le elezioni anticipate, non volute dalla sinistra, sono il risultato di due eventi importanti: in primo luogo, il rifiuto di approvare il bilancio dello Stato. Nel caso di Bloco, questo rifiuto è coerente con la sua posizione nei confronti del voto del precedente bilancio, che era stato approvato solo dal Partito socialista in un governo di minoranza; e l’astensione del Partito Comunista. In secondo luogo, lo scioglimento del Parlamento da parte del Presidente della Repubblica di fronte al netto rifiuto del governo di inserire al tavolo delle trattative del bilancio nazionale gli emendamenti proposti dalla sinistra. Il partito socialista al governo aveva già segnalato il desiderio di una maggioranza che consentisse loro di eliminare l’influenza politica dei partiti alla sua sinistra. Di fronte a un calo di popolarità alla fine del 2021, ha optato per una “guerra alla sua sinistra”.

La circostanza delle elezioni

Le elezioni si sono svolte in un contesto relativamente favorevole al governo: bassi tassi di disoccupazione, economia in crescita e una valutazione complessivamente buona della sua risposta alla pandemia. In particolare, il primo ministro António Costa (PS) ha continuato a godere di tassi di opinione favorevoli nonostante alcuni importanti episodi di discredito personale e pubblico di diversi membri del governo. La popolarità del governo è stata potenzialmente favorita da una copertura mediatica che ha generato l’illusione di una situazione politica completamente instabile per la quale sono stati accusati i partiti di sinistra.

L’annuncio delle elezioni anticipate e l’inizio della campagna elettorale hanno accentuato la richiesta della maggioranza assoluta di Costa, seppur in contrasto con le sue precedenti pratiche e affermazioni politiche, e, soprattutto, con i sondaggi, che hanno progressivamente escluso la possibilità di tale maggioranza. Al contrario, tutti i sondaggi indicavano sempre più un calo degli elettori per il Partito socialista e per i partiti alla sua sinistra continuamente penalizzati. La narrazione di un potenziale legame elettorale tra i socialisti e il partito di centrodestra stava prendendo piede, interferendo nella campagna dei partiti e colpendo i candidati in carica. In contrasto con la possibilità di una maggioranza assoluta, tutte le evidenze suggerivano che il partito di governo fosse su una curva discendente, in direzione opposta a quella del centrodestra, che è stato anche indicato come un potenziale vincitore. Aumentava la probabilità di un cambio di governo. Inoltre, se le elezioni avessero dovuto effettivamente portare a un pareggio, l’estrema destra si sarebbe potuta trovare in una posizione chiave per la formazione di un governo di destra.

Da una narrazione complessa al “voto tattico”

Durante la campagna elettorale la sinistra ha dovuto costantemente giustificarsi per non aver sostenuto la legge di bilancio dello Stato, anche se la crisi è stata il risultato dell’azione del Partito socialista, che si è effettivamente tradotta in una situazione di ricatto contro la sinistra.

La possibile ascesa dell’estrema destra, il fantasma della sua partecipazione al governo erano argomenti che nascondevano l’inflessibilità, la rigidità di chi, a capo del governo, non ha mai avuto intenzione di negoziare: ciò che i partiti di sinistra avevano presentato al governo poteva essere una piattaforma minima di intesa, consentendo il rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale e perseverando l’abrogazione delle misure della Troika che erano state introdotte nel diritto del lavoro. Ha rappresentato la continuazione di un percorso che la “Geringonça” 2015 (“Contraccio”) aveva avviato e che lo stesso Partito socialista aveva sostenuto nei precedenti programmi di governo.

La sinistra è rimasta aperta alle trattative – purché genuine ed efficaci – sia nei colloqui sul bilancio che durante la campagna elettorale. Tuttavia, una quota considerevole di elettori di sinistra ha accusato Bloco e il PCP di aver apparentemente posto fine alla cooperazione con il PS, il che ha aggravato il peso di un’elezione che non volevano.

La percezione di un possibile pareggio elettorale è stato l’ingrediente finale dell’impulso del “voto tattico” volto a tenere la destra fuori dai corridoi del potere.

Camminando contro la paura

Gli accordi parlamentari del 2015, attraverso i quali Bloco e il PCP hanno ridato speranza al popolo e prestato il loro peso politico al dibattito democratico in Portogallo, sono stati decisivi per la sinistra e restano un riferimento nell’elettorato progressista: questi accordi hanno permesso di togliere la destra dal potere , hanno determinato effettivi cambiamenti nella vita dei lavoratori e delle persone, costringendo il PS a rinegoziare il suo programma politico più di destra mai presentato. Il voto di sinistra non era mai stato così importante.

Il percorso costruito è stato di grande valore, ed è stato il risultato di un equilibrio di forze che ha imposto alla socialdemocrazia liberalizzante una trattativa che, a ben vedere, non era né voluta né scontata. Le sfide future per Bloco risiedono nella riconfigurazione delle sue politiche per il popolo, che, nonostante i risultati elettorali, rimane mobilitato e convinto del valore di coloro che hanno insistito fermamente in loro difesa e non si sono mai arresi. Al di là dei seggi elettorali, al di là della paura della destra, al di là dei voti tattici, resta l’urgenza politica. Una situazione del genere non è senza precedenti per Bloco. Offrirà un’opportunità per avvicinare il il partito ai bisogni e alle richieste che si stanno formando ed esprimendo ben al di fuori dello scacchiere parlamentare.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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