Su gentile concessione di Fabio Camillo

Ieri mattina, alla seduta dell’Assemblea Generale dell’ONU, 40 Paesi non hanno votato la proposta di risoluzione di condanna delle operazioni speciali militari russe in Ucraina. Osservando le nazioni che non hanno appoggiato la proposta, in prevalenza attraverso l’astensione, oltre alla Cina, ci si imbatte in Paesi come Algeria, Angola, Bolivia, Nicaragua, El Salvador, Cuba, Iraq, Laos, Zimbabwe, Sudafrica, Senegal, India, Vietnam ed altri Paesi asiatici ed africani. Non tutti hanno rilasciato dichiarazioni di voto ed è difficile comprendere le ragioni di ciascuno: si potrebbe pensare che la distanza geografica dal teatro delle operazioni consenta di vedere le cose con maggiore distacco e lucidità, oppure con maggiore indifferenza. Però, osservando la lista, ci si accorge che c’è un tratto che accomuna tutti questi Paesi: hanno tutti avuto a che fare con un “padrone” occidentale ed hanno avuto, quasi tutti, la possibilità di sperimentare quanto sia duro, questo padrone. Ci sono nazioni invase, occupate, vittime di colpi di Stato ed embarghi. Quasi tutti questi Paesi hanno dovuto combattere per conquistare la propria indipendenza e molti di loro hanno trovato sul proprio cammino l’ex dominatore occidentale (insieme a molti altri) quando hanno imboccato la strada di profonde riforme sociali.
Ho pensato alla globalizzazione. Negli anni ’90, ci veniva raccontato che la fine della contrapposizione tra i blocchi avrebbe aperto il mondo; il libero scambio, i mercati, la “mano invisibile”, avrebbero creato ricchezza per tutti, mentre sul piano politico gli Stati Uniti e i loro alleati avrebbero garantito pace e democrazia. Dopo 30 anni, però, credo che si possa tirare qualche somma. Nel mondo si combatte da anni quella che Papa Francesco ha definito una “terza guerra mondiale a pezzi”. Qualche Paese ha effettivamente beneficiato di investimenti stranieri (per esempio la Cina), ma buona parte del mondo è rimasta esclusa dallo sviluppo, quando non è stata strangolata da regole del commercio internazionale scritte su misura per i Paesi più forti. Gli Stati Uniti e i propri alleati hanno faticato a imporre la loro egemonia, quell’egemonia che veniva data per scontata 30 anni fa, collezionando guerre e colpi di Stato in tutti i continenti, salvo perdere terreno e accorgersi di non essere più soli al timone del mondo. E salvo tentare il possibile, ed è storia di questo decennio, per contrastare il ruolo non più soltanto regionale di una potenza geograficamente centrale come la Russia e di una nuova superpotenza (con grande capacità di proiezione della propria influenza economica) come la Cina. Ecco, il mondo non è più unipolare, ma multipolare e questo, che agli occhi degli occidentali è una catastrofe (o forse un atto di lesa maestà), agli occhi di altri, forse, potrebbe essere un bene.

Di AFV

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