Disegno di G. Stern (1893) sul massacro di Aigues-Mortes


Francesco Cecchini


Aigues-Mortes si trova nelle saline della Camargue, alle foci del Rodano. Il nome deriva dalle paludi e dagli stagni che si trovano tutto intorno, Acque-Morte.
Nel 1893, 129 anni fa, tra il 16 e il 17 agosto, la cittadina di Aigues-Mortes, fu luogo di un massacro. Migliaia di lavoratori immigrati italiani, specialmente piemontesi, toscani e liguri emigravano stagionalmente per andare a raccogliere il sale, all’epoca, chiamato oro bianco, ad Aigues-Mortes per conto della Compagnie des Salins du Midi. La Francia, che allora versava in una profonda depressione economica come il resto dell’Occidente, sperimentò sulla propria pelle un aumento indiscriminato di casi di intolleranza sociale e xenofoba nei confronti dei gruppi di emigranti italiani. Accusati di “rubare il lavoro” e colpevoli di “non volersene tornare a casa”, i braccianti connazionali subirono gli attacchi, gli insulti e le angherie degli strati sociali più indigenti francesi, in particolare i così detti “trimarders”, i vagabondi che dal meridione provenzale arrivavano nelle saline in cerca di lavoro. Il massacro scaturito ad Aigues-Mortes fu una scintilla prevedibile: il sintomo di disagio sociale, guerra tra poveri e paura razzista.
Enzo Barnabà con una nota del 2016 su BellunesI NEL mondo così descrive l’eccidio: Pietre enormi vengono lanciate da ogni lato, si è costretti a lasciare sul suolo vittime indifese che dei forsennati con indicibile efferatezza finiranno a randellate. Impossibile fuggire o ripararsi dai colpi. La sola via di scampo è rappresentata da una casa, protetta da una cancellata di ferro. Viene chiesto al proprietario di aprire. Quando ci si dispone ad entrare, questultimo, intimidito dalla folla, chiude improvvisamente il cancello. Allora ci fu un vero e proprio massacro! Come bestie portate al macello, gli italiani si adagiano sulla strada, sfiniti, aspettando la morte, lapidati, storditi, lasciando ad ogni passo uno dei loro.
Si conosce lidentità di otto dei nove morti ufficiali. Cinque sono piemontesi: Carlo Tasso, 58 anni, di Montalero (frazione di Cerrina Monferrato, in provincia di Alessandria); Vittorio Caffaro, 29 anni, di Pinerolo; Bartolomeo Calori, 26 anni, di Torino; Giuseppe Merlo, 29 anni, di San Biagio (frazione di Centallo, in provincia di Cuneo) e Giovanni Bonetto, 31 anni, del villaggio occitano di Frassino, in Val Varaita; un ligure, Lorenzo Rolando, 31 anni, di Altare (SV); un lombardo, Paolo Zanetti, 29 anni, di Nese (oggi frazione di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo); un toscano, Amaddio Caponi, 35 anni, di San Miniato (PI), che durante il viaggio di ritorno morì allospedale di Porto Maurizio. Il nono cadavere non potè essere identificato, così come il decimo seppellito in tutta fretta, clandestinamente, si potrebbe dire, il 21 settembre, senza che ne venisse data comunicazione alle autorità italiane e che, come ho avuto modo di dimostrare, è con ogni probabilità quello di Secondo Torchio, 24 anni, di Tigliole (AT). Nei rispettivi comuni sono state poste due targhe che ricordano Merlo e Bonetti. Credo sia necessario ricordare anche le altre vittime e che sui luoghi del massacro venga posta una lapide che ricordi gli italiani e quei Giusti francesi che con il loro coraggio fecero sì che il bilancio non fosse ancora più grave.

Una delle 10 vittime, Giovanni Bonetti, prima di essere sepolto ad Aigues-Mortes


Maurice Terras, il primo cittadino di Aigues-Mortes , un «sindaco-sceriffo», cercò non di calmare gli animi ma di cavalcare le proteste xenofobe dei manovali francesi contro gli «intrusi» italiani. .
Il massacro degli italiani a Aigues-Mortes costituì anche uno dei più grandi scandali giudiziari, Il processo durò quattro giorni, dal 27 al 30 dicembre 1893, si svolse in modo assai discutibile e si concluse con lassoluzione degli assassini colpevoli, nonostante le prove accumulate contro di loro.
Ricordare il massacro a Aigues-Mortes di lavoratori italiani da parte di lavoratori francese è importante affinchè l’unità dei lavoratori importante per contrastare i padroni non venga più spezzata.
Enzo Barnabà è l’ autore del seguente libro: Aigues-Mortes, il massacro degli italiani, Ed. Infinito, 2015.

Operai al lavoro in una salina di Aigues-Mortes

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy