“Com’è organizzato il mondo dell’informazione in Italia?” Si chiede Alessandro Orsini: “Perché il dibattito sulla politica internazionale si riduce a una celebrazione delle scelte del governo Draghi?”

Alessandro Orsini: “In Ucraina le 7 previsioni dei draghiani smentite dalla realtà.”

Nel suo ultimo articolo sul Fatto Quotidiano, Alessandro Orsini, studioso di terrorismo internazionale che ha raggiunto la popolarità mediatica per le sue posizioni considerate non consone alla narrazione bellicista sul conflitto in Ucraina, è tornato sull’argomento, indicando le 7 previsioni dei cosiddetti draghiani sulla guerra, smentite dai fatti.

Questo l’incipit dell’articolo.

“Il governo Draghi è prossimo all’invio di nuovi armi pesanti in Ucraina? Alcune indiscrezioni, non smentite dal governo, dicono di sì. Forse questa è anche la ragione per cui i partiti stanno evitando scrupolosamente di toccare questo tema delicato”.

Arriva poi l’elenco delle previsioni smentite:

  1. I draghiani assicuravano che gli ucraini, uccidendo tanti soldati russi con le armi occidentali, avrebbero costretto Putin ad arrendersi piuttosto in fretta. Siamo al 23 agosto e i fatti hanno decretato che la promessa è ormai smentita: i soldati russi sono morti in gran numero, ma Putin bombarda più di prima.
  2. Le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia mentre l’Occidente avrebbe continuato a prosperare.
  3. La crisi economica in Russia avrebbe causato una rivolta popolare che avrebbe rovesciato Putin.
  4. L’imminente assassinio di Putin per mano dei suoi stessi generali a causa del cattivo andamento della campagna militare.
  5. La Russia si sarebbe trovata completamente isolata a livello internazionale, mentre noi assistiamo a un fenomeno ben diverso: la Russia gode di sostegno internazionale e solidarietà da parte di un gran numero di Stati, inclusa l’Algeria super filo-russa, da cui Draghi ha deciso di dipendere per il gas.
  6. Avremmo assistito alla separazione tra la Cina e la Russia che, invece, sono sempre più unite, complice anche la crisi di Taiwan.
  7. Gli ucraini, magari lentamente ma comunque certamente, avrebbero liberato i territori occupati dai russi anche grazie alle armi italiane.

“Dal momento che tutte le promesse del fronte bellicista sono state smentite, i candidati premier non sanno più che cosa promettere e, quindi, preferiscono non parlare della guerra in Ucraina.”

La conclusione è rivolta al mondo dell’informazione.

“Giunti a questo punto, le nostre domande si moltiplicano: perché i conduttori non pongono domande così ovvie? Com’è organizzato il mondo dell’informazione in Italia? Perché il dibattito sulla politica internazionale si riduce a una celebrazione delle scelte del governo Draghi? Qual è il livello di libertà dell’Università italiana e dei suoi professori su questioni tanto delicate? La mancanza di critiche alle politiche della Nato in Ucraina esprime consenso o paura del dissenso?”

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Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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