Se Luana D’Orazio insieme ad altre operaie avesse fatto un blocco stradale per rivendicare più #sicurezza avrebbe rischiato una condanna dai 2 ai 12 anni. Queste le pene previste dal decreto Salvini approvato dal governo Conte1 e non abrogato dal Conte2.

I responsabili della morte di Luana D’Orazio, giovane madre stritolata a 22 anni dentro un orditoio hanno preso una condanna inferiore a quella che avrebbe rischiato lei.

Due anni di reclusione per Coppini, e a un anno e 6 mesi per Faggi, entrambi con sospensione condizionale della pena.

I datori di lavoro di Luana D’Orazio, uccisa dall’orditoio su cui lavorava perchè avevano tolto le protezioni di sicurezza, se la cavano con delle condanne lievissime.

Non ditemi che questa non è una società di classe.

Gli omicidi sul lavoro sono reati minori? Sono meno gravi dell’omicidio stradale?

Togliere le protezioni per aumentare il ritmo produttivo è meno grave della guida in stato di ebrezza?

Come è possibile e accettabile una cosa del genere?

Perché il presidente del consiglio intervenendo alla Camera nel suo discorso programmatico ha detto che non c’e’ bisogno di nuove leggi per garantire la sicurezza e nessuno l’ha contestata?

Questa sentenza che indigna spiega perché come Unione Popolare abbiamo proposto di modificare la normativa.

Attualmente è previsto il reato di omicidio colposo sul lavoro con una pena dai 2 ai 7 anni. Col patteggiamento siamo arrivati a questa sentenza.

Noi di Unione Popolare proponiamo di introdurre il reato di omicidio e lesioni sul lavoro con pene dai 10 ai 18 anni per i datori di lavoro che, non adempiendo agli obblighi normativi, causano la morte o l’infortunio grave di un dipendente.

Nell’ultima legislatura le nostre deputate di #ManifestA hanno depositato una proposta di legge preparata con l’USB.

Perché è venuto in mente solo a noi che pure siamo per la depenalizzazione dei reati minori e assai più garantisti della destra?

La risposta è semplice. Per Giorgia Meloni “non bisogna disturbare chi vuole fare”, cioè le imprese.

Figurarsi se viene in mente di colpire con durezza chi non rispetta le norme sulla sicurezza.

Certo non si risolve tutto inasprendo le pene e proponiamo un complesso di norme e misure. Però una sentenza come questa rende evidente la necessità di intervenire anche sul codice penale.

Noi di Unione Popolare non abbiamo eletto e non potremo presentare di nuovo la proposta ma continueremo a batterci per fermare questa strage.

Le vite delle lavoratrici e dei lavoratori contano.

Ai familiari di Luana tutta la nostra solidarietà.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare

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