Il secondo mandato per Arturs Krišjānis Kariņš alla guida del governo lettone lascia presagire una prosecuzione delle politiche antirusse portate avanti dalle repubbliche baltiche.

Come era prevedibile in base ai risultati delle elezioni dello scorso 1º ottobreArturs Krišjānis Kariņš ha ricevuto il suo secondo mandato alla guida del governo della Lettonia, ufficialmente iniziato il 14 dicembre. Il leader del partito di centro-destra Nuova Unità (Jaunā Vienotība, JV) ha infatti raccolto attorno a sé una coalizione di cinque formazioni politiche, che comprende anche l’Alleanza Nazionale (Nacionālā Apvienība, NA), l’Alleanza Lettone delle Regioni (Latvijas Reģionu apvienība, LRA), il Partito Verde di Lettonia (Latvijas Zaļā Partija, LZP) e il Partito Liepāja (Liepājas Partija, LP) – queste ultime tre formazioni si sono presentate sotto l’egida una coalizione denominata Lista Unita (Apvienotais saraksts, AS).

Nel complesso, il nuovo governo potrà contare su una maggioranza di 54 deputati sui 100 scranni che compongono la Saeima, il parlamento unicamerale di Riga. Oltre all’incarico di primo ministro, il partito Nuova Unità occuperà sei incarichi ministeriali, mentre l’Alleanza Nazionale e la Lista Unita esprimeranno quattro ministri ciascuna.

La conferma di Kariņš alla guida del governo lettone non lascia presagire nulla di buono, né dal punto di vista delle relazioni con la Federazione Russa, né per la minoranza russa presente in Lettonia. Kariņš, che possiede anche la cittadinanza statunitense, si è infatti distinto per la russofobia del suo precedente governo, mentre il Partito Socialdemocratico “Armonia” (Sociāldemokrātiskā Partija “Saskaņa”), storicamente considerato come espressione della popolazione russa in Lettonia, non ha superato la soglia di sbarramento, restando escluso dalla rappresentanza parlamentare.

Questo significa che le politiche russofobe del governo Kariņš rischiano di non trovare nessuna opposizione, se non parzialmente da parte dei deputati delle liste Per la Stabilità! (Stabilitātei!) e I Progressisti (Progresīvie), le uniche che non sono allineate con il nazionalismo liberal-conservatore lettone. Tale situazione interna, unita a quella internazionale, rischia di acuire la spaccatura tra la popolazione lettone e quella russa, che storicamente vivono frequenti situazioni di tensione.

Lo scorso 6 dicembre, il Consiglio nazionale dei mass media elettronici della Lettonia (NEPLP) ha revocato la licenza di trasmissione di Dožd’ TV, canale televisivo russo indipendente con sede nella repubblica baltica: “A causa di una minaccia alla sicurezza nazionale e all’ordine pubblico, oggi la NEPLP ha deciso di annullare la licenza di trasmissione del canale televisivo Dožd’. Le trasmissioni del canale televisivo Dožd’si interromperanno giovedì 8 dicembre“, aveva dichiarato allora Ivars Āboliņš, numero uno della NEPLP. Il processo di revoca era in realtà stato lanciato il 2 dicembre su iniziativa di Artis Pabriks, ministro della Difesa del primo governo Kariņš.

Negli stessi giorni, anche i governi di Lituania ed Estonia hanno interrotto le trasmissioni della rete televisiva di lingua russa, accusata di non diffondere la narrativa dominante circa il conflitto ucraino. Con questa azione, i tre governi baltici hanno privato la popolazione russa dei loro Paesi di un’importante fonte d’informazione, dimostrando ancora una volta la propria russofobia.

Nei mesi scorsi la Lettonia si è anche distinta per azioni come la demolizione di monumenti di epoca sovietica o il blocco delle esportazioni di fertilizzanti russi. I fertilizzanti in questione era diretti verso Paesi poveri, come il Malawi, sotto l’egida del programma alimentare delle Nazioni Unite, eppure il governo lettone ha rifiutato l’ingresso agli ispettori della massima organizzazione internazionale, causando ritardi con gravi conseguenze in quei Paesi.

FORMAZIONE DEL GOVERNO KARIŅŠ II

Primo ministro – Arturs Krišjānis Kariņš (Nuova Unità)
Ministro della Difesa – Ināra Mūrniece (Alleanza Nazionale)
Ministro degli Affari Esteri – Edgars Rinkēvičs (Nuova Unità)
Ministro dell’Economia – Ilze Indriksone (Alleanza Nazionale)
Ministro delle Finanze – Arvils Ašeradens (Nuova Unità)
Ministro degli Interni – Māris Kučinskis (Lista Unita)
Ministro dell’Educazione e delle Scienze – Anda Čakša (Nuova Unità)
Ministro del Clima e dell’Energia – Raimonds Čudars (Nuova Unità)
Ministro della Cultura – Nauris Puntulis (Alleanza Nazionale)
Ministro del Welfare – Evika Siliņa (Nuova Unità)
Ministro dei Trasporti – Jānis Vitenbergs (Alleanza Nazionale)
Ministro della Giustizia – Inese Lībiņa-Egnere (Nuova Unità)
Ministro della Sanità – Līga Meņģelsone (Lista Unita)
Ministro della Protezione Ambientale e dello Sviluppo Regionale – Māris Sprindžuks (Lista Unita)
Ministro dell’Agricoltura – Didzis Šmits (Lista Unita)

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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