Le elezioni dello scorso 8 dicembre alle isole Fær Øer hanno visto la vittoria dei partiti favorevoli all’unione con la Danimarca. Il socialdemocratico Aksel Johannesen torna alla guida del governo locale, che ha confermato il proprio accordo con la Russia in materia di pesca.

Composto da diciotto isole, l’arcipelago delle Fær Øer è una Nazione costitutiva del Regno di Danimarca, status che condivide con la Groenlandia. Dal 1948, infatti, le isole hanno ottenuto l’autonomia, ed oggi possono vantare un ampio controllo su tutte le questioni di politica interna, mentre la difesa e la politica estera restano materie di competenza del governo centrale danese. Nonostante l’ampia autonomia, la vita politica dell’arcipelago è però ancora caratterizzata dalla rivalità tra forze unioniste ed indipendentiste.

Nel 2019, le elezioni avevano premiato un partito indipendentista, Partito Popolare Faroese – Autogoverno Radicale (Hin føroyski fólkaflokkurin – radikalt sjálvstýri), che, oltre al distacco dalla Danimarca, promuove anche l’uscita dall’Unione Europea. Tuttavia, un accordo tra le forze di centro-destra aveva permesso la formazione di un governo guidato da Bárður á Steig Nielsen, leader del Partito dell’Unione (Sambandsflokkurin), forza conservatrice ed unionista, che si era classificata al secondo posto, con il Partito Popolare relegato nel ruolo di partner di governo.

Il governo di Steig Nielsen ha tenuto fino allo scorso 8 novembre, quando i contrasti fra il primo ministro e Jenis av Rana, leader del Partito di Centro (Miðflokkurin) e ministro degli Affari Esteri, sono divenuti insanabili. Steig Nielsen ha dunque espulso il leader centrista dal proprio governo, ma in cambio l’ormai ex ministro ha ritirato il suo partito dalla coalizione, portando alla convocazione di elezioni anticipate per l’8 dicembre.

Il responso elettorale ha premiato il Partito dell’Uguaglianza (Javnaðarflokkurin, JF), formazione socialdemocratica guidata dall’ex primo ministro Aksel Vilhelmsson Johannesen. I socialdemocratici hanno ottenuto infatti il 26,58% dei consensi, conquistando nove seggi sui 33 che compongono l’emiciclo di Tórshavn, precedendo il Partito dell’Unione, secondo con il 19,98% delle preferenze e sette deputati eletti.

Le forze indipendentiste, invece, hanno perso consensi. Il Partito Popolare, dopo la vittoria del 2019, è scivolato al terzo posto, fermandosi al 18,92% ed eleggendo sei deputati. Resta stabile, invece, il partito Repubblica (Tjóðveldi), forza di sinistra favorevole all’indipendenza ed alla trasformazione dell’arcipelago in una repubblica, che conferma i suoi sei scranni (17,71%). Tra le compagini indipendentiste va annoverata anche Progresso (Framsókn), che ha eletto tre parlamentari (7,52%).

A completare il quadro del parlamento feringio è il precedentemente citato Partito di Centro, che conferma i suoi due seggi (6,55%), mentre, per la prima volta dal 1945, non ottiene seggi il partito Nuovo Autogoverno (Sjálvstýrisflokkurin), fermo al 2,74%.

Questi risultati hanno portato al ritorno di Aksel Johannesen alla guida del governo dell’arcipelago. Il leader socialdemocratico, infatti, ha ottenuto il suo secondo mandato dopo quello condotto tra il 2015 ed il 2019 grazie al sostegno dei partiti Repubblica e Progresso. Quella guidata da Johannesen può dunque essere considerata come una coalizione di centro-sinistra, sebbene i socialdemocratici siano un partito unionista, al contrario dei suoi due partner di governo.

Nel frattempo, pochi giorni prima delle elezioni, il governo uscente ha confermato l’accordo di cooperazione sulla pesca stipulato con la Russia per il 2023. “In qualità di principale soggetto interessato nella gestione di alcuni dei più grandi stock ittici del mondo nell’Atlantico nord-orientale, il governo feringio promuove una gestione sostenibile della pesca basata su regole“, si legge sul comunicato ufficiale rilasciato dal governo di Tórshavn. “Il rinnovo dell’accordo di pesca è stato realizzato tenendo in debita considerazione la continua gestione e il controllo sostenibili di questi stock ittici, data la loro importanza economica e sociale“.

L’accordo ha suscitato le scomposte reazioni del governo danese e dell’Unione Europea, che hanno considerato questo atto come una forma di sostegno nei confronti di Mosca. A quel punto, il governo dell’arcipelago è stato costretto a specificare che “il governo faroese condanna l’aggressione russa contro l’Ucraina” e che “la decisione di rinnovare l’accordo di pesca non influisce su questa posizione e le Isole Fær Øer continuano ad adottare le misure necessarie per garantire sanzioni efficaci contro la Russia“.

Al momento, le Fær Øer consentono ancora l’attracco nei propri porti ai pescherecci russi, e, nonostante le pressioni di Copenaghen e Bruxelles, non hanno vietato l’esportazione di prodotti ittici verso la Federazione Russa. In effetti, i due governi collaborano da decenni in materia di pesca, settore che costituisce l’elemento fondamentale dell’economia feringia, e per questo le isole Fær Øer non possono permettersi di rompere l’accordo con la Russia senza mettere a repentaglio la propria sopravvivenza.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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