Intervista al direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani: “In Ucraina i russi stanno avanzando e Kiev sta perdendo i suoi migliori uomini per una decisione politica di Zelensky”

Gaiani (Analisi Difesa): “L’Occidente non ha più armi. Kiev rischia di non farcela”

Gianandrea Gaiani, direttore della rivista Analisi Difesa, in un intervista all’AGI, ha fatto il punto sulla situazione militare a un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina. Questi i passaggi principali.

 “Oggi, in Ucraina, le forze russe hanno una posizione militare di vantaggio e stanno avanzando, seppur lentamente. Questa situazione ha indotto il capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, a chiedere al presidente Volodymyr Zelensky di poter attuare una ritirata su posizioni più difendibili ma tale richiesta è stata sempre bocciata per non cedere un metro ai russi. Il risultato è che Kiev sta sacrificando i migliori uomini e rischia di non farcela. E l’Occidente non ha più munizioni da dare”.

Gaiani ha poi osservato com’è cambiata la strategia russa in questi mesi:

“La guerra è iniziata con una grande offensiva russa su 1.500 chilometri di fronte che, analizzandola oggi, è stata una grande esibizione militare, di forza. Uno show che avrebbe dovuto portare in breve tempo a un negoziato di spartizione territoriale con Kiev. Ma così non è andata e i russi si sono trovati a dover far fronte non solo a una grande resistenza ucraina ma anche al supporto militare di ogni tipo che i Paesi della Nato hanno fornito all’Ucraina. Questo ha portato i russi a dover fare i conti con la loro inferiorità numerica rispetto agli ucraini e quindi a compiere scelte dolorose sul piano politico ma azzeccate sul piano militare, ovvero ritirarsi da alcune zone dove avevano preso il controllo per ridurre la lunghezza del fronte, per fortificare la difesa, come hanno fatto in maniera disordinata nella regione di Kharkiv e in maniera molto più ordinata a nord di Kherson.”

Il vantaggio militare dei russi

  Oggi – sottolinea Gaiani – i russi hanno una situazione di vantaggio militare che nasce anche da questa scelta strategica di ritirarsi da alcune zone nel momento in cui mobilitavano nuovi militari e richiamavano 300mila riservisti.”

“Insomma – prosegue l’esperto -, se escludiamo la zona di Kherson, dove il fronte è diviso dal fiume Dnepr, con i russi che non sono tornati al di là del fiume e gli ucraini non sono scesi a sud del fiume, tutti gli altri settori del fronte vedono i russi avanzare. E’ successo nella regione di Zaporizhzhia e sta accadendo nell’oblast di Lugansk, dove i russi si stanno avvicinando a Lyman e Kupiansk, che sono i capisaldi da cui si ritirarono nei mesi scorsi. Ma i russi stanno avanzando soprattutto nella provincia di Donetsk e nella zona di Bakhmut, stanno scardinando quella che era la seconda linea difensiva ucraina nella regione di Donetsk.

La situazione a Bakhmut

La ritirata ucraina da Bakhmut, che secondo alcuni potrebbe avvenire presto, porterebbe quindi gli ucraini a dover ripiegarsi sull’ultima linea, quella su Kramatorsk e Sloviansk, che peraltro sono già sotto il tiro dell’artiglieria russa. La ragione per cui gli ucraini stanno pagando questo prezzo importante – puntualizza Gaiani – è legata anche a una scelta politica, e non strettamente militare, compiuta in questi mesi da Kiev. Secondo alcune voci militari russe, ma anche ucraine, il capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, chiede da tempo a Zelensky di poter attuare una ritirata su posizioni più difendibili ma tale richiesta è stata sempre bocciata da Zelensky e dai vertici politici.

In questi mesi, in base all’obiettivo di non cedere un metro di terreno, l’Ucraina ha sacrificato le sue migliori brigate, quelle dei veterani che avevano combattuto per tutto un anno, o comunque dall’inizio dell’attacco russo. È una scelta strategica dettata da motivazioni politiche più che militari che ricorda, a mio parere, quella che fecero i tedeschi tra il 1942 e il 1943 sul fronte russo, quando Hitler negò a Friedrich von Paulus di ritirare la sesta armata da Stalingrado perché non bisognava cedere un metro di terreno.

Ma quando in guerra combatti su posizioni sfavorevoli e bruci tanti uomini con l’obiettivo di non cedere un metro di solito il risultato finale è che dopo un po’ perdi comunque quel territorio che volevi tenere a tutti i costi ma non hai più le forze, come numeri, capacità, addestramento, mezzi, per condurre attacchi o contrattacchi. Credo che l’Ucraina stia correndo questo rischio”.

La fornitura di armi da Europa e Stati Uniti

“La mia impressione è che l’Occidente, al di là delle dichiarazioni di facciata che abbiamo visto anche alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, non ha più armi da dare, non ha più munizioni da fornire.

Oggi, se gli eserciti europei dovessero sostenere un conflitto come quello nel Donbass, con le munizioni che hanno a disposizione resisterebbero sei giorni al massimo, non di più. E per aumentare la produzione di munizioni servono anni perché occorre ristrutturare un apparato industriale, potenziarlo investendo miliardi. E bisogna anche avere molto acciaio, che l’Europa praticamente non produce più. Ma come fai a produrre carri armati se non hai l’acciaio o lo trovi a prezzi molti alti? Insomma, quelle sulle armi sono chiacchere più di valore politico che militare”, conclude Gaiani.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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