CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro

 Sabato 18 marzo , a Rimini, presso il Palacongressi si è concluso il xix diciannovesimo congresso della CGIL,  un lungo percorso che ha avuto inizio lo scorso 30 settembre. Nella prima fase congressuale, che si è svolta fino al 10 dicembre, si sono tenuti ben 43.211 congressi di base, di cui 37.220 sul posto di lavoro e 6.011 territoriali. Poi è stata avviata la seconda fase, conclusasi il 24 febbraio scorso, durante la quale si sono svolti 1.939 congressi: 1.540 nelle categorie provinciali; 240 nelle categorie regionali; 12 nelle categorie nazionali; 126 congressi nelle Camere del lavoro e Camere del lavoro metropolitane; 20 congressi delle Cgil regionali. Il congresso è stato chiamato  “Il lavoro crea il futuro”, ma ha, innanzitutto, fare i conti con un presente dove le aziende fanno quello che vogliono, licenziano, trasfersiscono la produzione all’estero, etc.,etc., sostenute da un governo di destra, quello di Giorgia Meloni.                       

Landini riconfermato segretario: “Con Meloni distanza, pronti a sciopero” Il leader sindacale: “Lo vogliamo fare insieme a Cisl e Uil, ne discuteremo prossima settimana”. E sfida il governo: “Se condanna assalto a nostra sede sciolga forze che si richiamano al fascismo”. Con il 94,2% dei sì Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil al termine del XIX congresso che si è svolto a Rimini. Una elezione ‘bulgara’ considerato che su 263 votanti quelli favorevoli sono stati 243. Il leader sindacale nel suo discorso di chiusura risponde all’intervento fatto ieri, dallo stesso palco, dalla presidente del Consiglio: “Abbiamo ascoltato le riflessioni del premier Meloni ma abbiamo registriamo diversità molto consistenti. Su quella base non c’è possibilità di confronto e discussione ed è evidente che sulle nostre richieste costruiremo una mobilitazione che non escluderà nulla neppure lo sciopero – annuncia – . Lo vogliamo fare insieme a Cisl e Uil, ne discuteremo la prossima settimana. C’è già un incontro fissato”, fa sapere Landini prefigurando uno sciopero generale unitario contro la delega sul fisco elaborata dal governo. “Io non lo so come andrà a finire questa battaglia, ma la forza viene dall’unità, diversi ma uniti. E bisogna avere coraggio altrimenti hai già perso prima di cominciare. E al governo e alle forze politiche lo diciamo in modo chiaro: noi non ci fermeremo e non accetteremo che sia il lavoro a pagare più di tutti, vogliamo cambiare questo Paese e lo diremo anche a Cisl e Uil per farlo insieme a loro e insieme ai lavoratori”. D’altra parte, aggiunge, “davanti a noi non c’è un momento semplice anche se mi chiedo: di cosa dobbiamo avere paura? Cosa abbiamo da perdere? Le pensioni che non ci sono? il lavoro che non abbiamo? Il salario che non si arriva alla fine del mese? La vera paura che dovremmo avere è quella di non aprire questa discussione”, ammonisce rivolto ai suoi e ai sindacati cugini.”Meloni ha confermato scelte che non condividiamo e su cui non hanno discusso con noi. Questo governo ti dice ‘sei importante’ ma anche che si può fare a meno di noi… ma noi dimostreremo il contrario non con le parole ma con i fatti della maggioranza dei lavoratori. La democrazia, cioè la possibilità che attraverso il lavoro si possa partecipare al futuro del Paese”. E per “vincere la battaglia” la Cgil si ripromette di non commettere un “errore di presunzione”: di pensare cioè “che quelli che non sono andati a votare o hanno votato a destra, improvvisamente non hanno capito niente. Perché in quanto sindacati noi le persone non le rappresentiamo per quello che hanno votato ma perché tutti hanno diritto di lavorare e vivere dignitosamente”. Nulla che possa intaccare “la storia della Cgil o la capacità del sindacato di costruire la sua credibilità”, rassicura la platea ribadendo come in ballo oggi ci sia appunto “la qualità della democrazia”. Per la chiusura del XIX congresso Landini è salito sul palco con la felpa rossa della Cgil e ha  parlato alla platea, commosso, ed emozionato. “Nessuno si impegna nel sindacato per mestiere ma per cambiare la situazione. Siamo una organizzazione di uomini e donne libere che credono in quello che fanno”, dice riscaldando la platea. Poi ringrazia il Presidente “Mattarella che con il suo messaggio riconferma il valore costituzionale del lavoro. Non un saluto formale, ha sottolineato Landini, ma ha messo i piedi nel piatto sottolineando come fosse necessario dare valore al lavoro e superare la precarietà”. Quindi l’affondo al governo anche sull’autonomia differenziata: “Meloni ricordava che ieri era il giorno dell’unità nazionale. La ringrazio perché è un valore importante. Ma se ne ricordasse, del valore dell’unità non solo il 17 marzo ma anche il 18, il 19, il 20 e il 21… Perché c’è una contraddizione: come si fa a votare il 16 sull’autonomia differenziata e poi il 17 venire qui a parlare di unità nazionale? Non siamo d’accordo e contrasteremo con tutte le strade possibili questo processo”.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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