Paolo Ferrero

  Biden è riuscito a compiere un discreto miracolo: ha cementato una grande alleanza tra Cina e Russia, alleanza che ha un corrispettivo geopolitico potentissimo, fondato sulla via della Seta e sulla vicinanza tra questa e l’Africa.Questa rappresenta l’altra possibile biforcazione oltre all’Europa. L’incontro tra il Presidente russo e quello cinese in corso a Mosca, che  segna il punto più alto delle relazioni tra Cina e Russia nell’età moderna, non sarebbe stato infatti possibile senza la duplice azione della presidenza degli USA: da un lato l’espansionismo ad Est della NATO che ha spinto la Russia alla guerra in Ucraina, dall’altro – ed è il più importante – le sanzioni economiche, che hanno prodotto un vero e proprio terremoto e ridisegnato gli assetti mondiali.  In primo luogo i 300 miliardi di dollari della Banca Centrale Russa depositati all’estero, che gli USA hanno illegalmente sequestrato, ha determinato un allarme in tutti i paesi del mondo. Di fronte alla più grande rapina del secolo le élites di tutti i paesi si sono preoccupate e hanno cominciato a cambiare i loro depositi di dollari in oro… In secondo luogo l’aver messo la Russia fuori dal circuito degli scambi internazionali in dollari ha obbligato la Russia a costruire alternative: vendere le sue materie prime in rubli o in altre valute che non fossero dollari e sostituire gli importatori europei con altri. Attorno a questa rottura ne stanno avvenendo rapidamente altre (il petrolio pagato in yuan) e si è determinato un grande processo di aggregazione attorno ai BRICS. Non si tratta solo di un fatto economico, ma politico come mostra l’avvicinamento mai visto tra Iran e Arabia Saudita, tutti e due in procinto di entrare nei Brics. Potrei proseguire ma il punto è semplicissimo: gli USA con le loro sanzioni e la loro arroganza stanno favorendo il costituirsi di un blocco economico più grande di quello occidentale e un blocco militare di potenza distruttiva simile al loro.  L’unico vero motivo di soddisfazione per Biden viene dall’Europa, grazie all’immensa idiozia delle classi dominanti di quel continente, che hanno accettato di distruggere il polo geopolitico europeo, trasformandolo in un protettorato statunitense. Sul piano economico tagliando il cordone ombelicale con la Russia e conseguentemente la fornitura di materie prime a bassa costo. Sul piano geopolitico accettando di farsi coinvolgere sempre più in una guerra la cui escalation è destinata a distruggere l’Europa, prima di portarci nella terza guerra mondiale. Di fronte al suicidio dell’Unione Europea, cosa fa la politica italiana? La prima della classe. Quando Francia e Germania manifestavano dubbi, Draghi fu l’unico premier di un grande paese europeo a schierarsi fino in fondo con l’asse guerrafondaio baltico – polacco. Non a caso venne premiato negli USA. Meloni non solo prosegue sulla stessa strada, ma viaggia a passi spediti verso il pieno coinvolgimento del nostro paese nella guerra. La scelta di donare all’Ucraina sistemi antimissile sofisticati ha infatti portato con se l’addestramento di militari ucraini in Italia e, molto probabilmente, la dislocazione di militari italiani in congedo per utilizzare sul campo quei sistemi antimissile: non sono armi che si utilizzano dopo un corso di un paio di mesi. L’ Italia quindi sta diventando paese belligerante a tutti gli effetti. Di fronte a questa situazione Elly Schlein prende posizione su qualunque argomento salvo che sulla guerra;  cioè copre l’azione guerrafondaia di Meloni, Crosetto e Guerrini.   In Italia le classi dirigenti di destra e di centro sinistra stanno accettando, in nome della subalternità agli USA, di distruggere buona parte di quel che resta dell’apparato produttivo, di peggiorare le condizioni di vita del popolo italiano e di portare il paese in guerra con la Russia. Destra e centro sinistra sono quindi uniti sull’essenziale: portare il paese al disastro per poi far litigare gli italiani in una gigantesca guerra tra i poveri, ponendosi l’obiettivo di capeggiare le opposte fazioni. Non ci sono aggettivi per definire abbastanza pesantemente questi ruffiani travestiti da élites. A questo punto qualcuno mi dirà: stai dimenticando Conte e i 5 stelle, che sono apertamente contro la guerra. A chi mi rivolge questo rilievo pongo una semplice domanda: é disponibile Conte a costruire in Italia un polo politico contro la guerra, che si ponga in alternativa ai due poli guerrafondai a tutti i livelli?   In un sistema governato da leggi elettorali maggioritarie, la risposta non può essere ambigua. Ad oggi nulla di tutto questo si è visto e Conte, più che costruire l’alternativa, sembra scimmiottare Fratoianni: occupare uno spazio elettorale pacifista per poi portare quei consensi nell’accordo con il PD e alla sua fedeltà atlantica (che è stata inserita nella carta dei valori del partito).  Per questo oggi più che mai è necessario costruire il movimento pacifista, contro la guerra e fondare su questa prospettiva un polo politico alternativo; come prova a fare Unione Popolare.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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