Con la proposta di Imma Vietri (FdI), 54enne di Cava dei Tirreni, di modifica del “reato di tortura” si torna in pieno medioevo: si potranno torturare i sospettati, infliggere loro acuto dolore e sofferenze, al fine di estorcere confessioni!
Anche il ministro della inGiustizia Carlo Nordio lo ha confermato: il reato di tortura sarà abolito. Le forze dell’ordine avranno mano libera anche per reprimere con la violenza le proteste di studenti e lavoratori, senza rischiare un’incriminazione seria; d’altro canto pure identificarli dietro i caschi è pure impossibile rifiutando, la polizia, il numero identificativo sulle divise come c’è un po’ ovunque nel mondo civile.
Ovviamente lo ha confermato nella forma politicamente corretta: sarà modificato il testo per « questioni tecniche, ma il reato rimarrà » [1].
Ma è la forma, in questo caso che fa la sostanza.
Tortura: Meloni salva gli aguzzini di Santa Maria Capua Venere
La volontà del governo è ben espressa tanto da giornale Domani quanto dall’associazione Antigone.
« Abrogare il reato – spiega il giornale – significa anche inficiare l’esito di processi in corso, uno su tutti quello contro i pestaggi ai danni dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, per cui a quasi metà dei 105 agenti imputati viene contestato proprio il reato di tortura » [1].
« Tutti – ricorda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – abbiamo ancora davanti agli occhi le immagini di Santa Maria Capua Vetere, definita una mattanza dagli inquirenti, o di San Gimignano (per le quali diversi agenti e un medico sono stati condannati). Non avere questa legge significa garantire impunità a queste persone. Oltre 200 sono quelle attualmente indagate, imputate o già condannate per fatti che riguardano torture avvenute nelle carceri italiane » [2].
E’ a tutti chiaro che Giorgia Meloni col provvedimento in discussione in Parlamento vuole ripagare la “cambiale” alle Forze della Repressione che l’hanno sostenuta elettoralmente.
Fratelli d’Italia “abolisce” la tortura: si chiamerà “percosse acute”!
Quale la strada intrapresa dalla presidente del “gran” Consiglio e dal suo ministro Nordio? Quella dell’abolizione dell’attuale normativa ( gli articoli 613-bis e 613-ter del Codice Penale ) e di sostituirli con una aggravante specifica valevole per i reati di percosse, violenza privata, abuso d’autorità, minacce.
Di fatto, poliziotti, carabinieri e guardie carcerarie che commettano oggi questi reati rischiano l’incriminazione del “reato di tortura” ( da 4 a 10 anni di carcere ). Domani, con la proposta di legge n. 623 di cui è prima firmataria la deputata post-fascista Imma Vietri, gli agenti colpevoli non andrebbero in galera rischiando al più pene inferiori ai 6 mesi ( percosse ) o ai 3 anni ( lesioni personali ). Pene tutte annacquabili con una “condizionale” che non si nega mai a un “servitore dello stato”.
Il nuovo testo prevede solo un’aggravante nel caso in cui le azioni degli agenti provochino « a una persona dolore o sofferenze acuti, fisici o psichici » e siano compiute « al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni ». Tuttavia, le informazioni così ottenute continuerebbero ad essere utilizzabili « contro le persone accusate del delitto e al solo fine di provarne la responsabilità penale » [3].
Una soluzione medioevale, come detto all’inizio.
Una soluzione già bocciata persino dall’ONU.
Abolizione “reato di tortura”: le motivazioni della norma post-fascista
Sacrosante, secondo gli aguzzini e i loro naturali difensori post-fascisti, le motivazioni della cancellazione delle norme introdotte nel 2017.
Per i post-fascisti le « conseguenze penali [sono oggi] molto gravi e totalmente sproporzionate » per gli agenti picchiatori. Peraltro, una condanna per il “reato di tortura” a loro carico comprometterebbe « l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia » [3].
Una tale affermazione fa trasalire il presidente di Antigone che così commenta: « voler abrogare questa legge perché esistono i torturatori è al pari del voler abrogare il reato di omicidio perché esistano gli omicidi, il furto perché esistono i ladri » [2].
A sentire Fratelli d’Italia, inoltre, l’esistenza del “reato di tortura” potrebbe colpire « un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata » (!) [3]
Ciò ostacolerebbe lo « slancio necessario per portare avanti al meglio il loro lavoro » ( il lavoro dei poliziotti è picchiare la gente, quindi? ) nonché un « arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa delle Forze dell’ordine » [3].
Parole che, in regime di stampo cileno (Pinochet), è normale leggere.
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Fonti e Note:
[1] Domani, 29 marzo 2023, “Nordio finge di difendere il reato di tortura, ma dice le stesse cose di FdI che vuole abolirlo”.
[2] Antigone, 24 marzo 2023, “Tortura. Antigone: “Fratelli d’Italia dalla parte di chi tortura. Meloni dica da che parte sta””.
[3] Camera, Proposta di legge n. 623, 23 novembre 2022, prima firmataria Imma Vietri (FdI), “Modifiche agli articoli 61 del codice penale e 191 del codice di procedura penale in materia di introduzione della circostanza aggravante comune della tortura”.
L’articolo originale può essere letto qui