Putiniani, spie russe, venduti al Cremlino: siamo ossessionati dalla propaganda di Mosca ma una ricerca smentisce clamorosamente questa narrazione: in Rete dominano i bot per Kiev. I bot pro-ucraina sono in una proporzione di 10 a 1. I tre gruppi di account (bot-like) che producono la maggiore quantità di interazioni in Rete sono tutti pro-Ucraina.

In Rete dominano i bot per Kiev

Che esista una rete propagandistica filo-russa che agisca nel mondo della comunicazione, è fuori ogni ragionevole dubbio. Anche perchè lo fanno tutte le grandi potenze. All’inizio dell’autunno un report dell’università statunitense di Stanford aveva denunciato: testate false e account creati per diffondere fake news e promuovere gli interessi di politica estera degli Stati Uniti in altri paesi.

Ma dopo dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio l’ossessione per i cosiddetti putiniani, per la propaganda del Cremlino, è cresciuta in misura esponenziale.

Si è arrivati ai paradossi dell’Italia con liste di proscrizione, nomi sbattuti in prima pagina di giornalisti, intellettuali o semplici attivisti e commentatori che osavano esprimere perplessità sulla narrazione mediatica del conflitto. Una vera ossessione.

Ma poi arriva a un certo punto la realtà dei numeri sul quale fare ragionamenti, lasciando da parte le opinioni e la propaganda, specie quella “emozionale”. Ed ecco allora una ricerca  realizzata dai docenti della facoltà di Matematica dell’Università di Adelaide, in Australia, cioè uno dei paesi maggiormente legati alle politiche statunitensi, non passabili di “filoputinismo) che da un quadro del tutto diverso.

La ricerca è consultabile integralmente qui.

Cosa dice lo studio dei ricercatori della facoltà di Matematica dell’Università di Adelaide?

I matematici australiani hanno preso in esame milioni di tweet prodotti da “bot-like accounts” nel primo periodo della guerra, quello che ha maggiormente indirizzato le discussioni e influenzato il dibattito, cioè tra il 23 febbraio e l’8 marzo, misurando il tutto su cinque eventi di quel periodo: l’inizio dell’invasione, l’inizio dei combattimenti a Mariupol’, la conquista di Kherson da parte dei russi, l’occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, i primi tentativi di evacuare le truppe ucraine da Mariupol’.

Primo dato: il 90,16% degli account “bot-like” è filo-Ucraina, il 6,80% è filo-Russia e il 3,04 è misto, non particolarmente schierato.

I criteri seguiti nel lavoro sono diversi, per esempio l’aver utilizzato il Botometer e le sei categorie di bot relative: AstroTurf, Fake Follower, Financial, Self Declared, Spammer e Other con tutte le specifiche tecniche.

L’altro dato interessante è quello riguardante i tre gruppi di account (“bot-like”) che producono la maggiore quantità di interazioni in Rete sono tutti pro-Ucraina, così come quelli che si piazzano al sesto e settimo posto.

L’obiezione: essendo l’Ucraina il Paese aggredito, è naturale che sia enormemente diffusa la condivisione e il sostegno per la sua causa. Ma qui si parla di bot, cioè di account automatici creati per influenzare l’opinione pubblica in maniera strumentale, pubblicando spesso materiali falsi o manipolati in una proporzione e diffusione tale – che fa nascere il sospetto di una preparazione preesistente e coordinata.

StanfordLeaks: testate false e account creati per diffondere fake news Usa in altri paesi

*Grazie a Fulvio Scaglione, fonte originale dell’articolo

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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