Francesco Cecchini

Mariano Miranda Procuratore Generale di Jujuy

Mariano Miranda è il Procuratore Generale di Jujuy, in prima linea assieme al Pubblico Ministero Sergio Lello Sáncheza, agli ordini del Governatore Gerardo Morales, nella repressione di Milagro Sala, leader Tupac Amaru. Tutti e tre sono dirigenti locali della UCR (Unión Cívica Radical). Raul Alfonsin si starà rivoltando nella tomba.

Lo scorso 18 maggio in Buenos Aires, dopo una settimana di riunioni e visite a diverse prigioni dell’Argentina, il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie della Commissione dei Diritti Umani dell’ONU ha dichiarato che continua ad essere fermamente convinto che l’ imprigionamento di Milagro Sala sia arbitrario e ha inviato la sua opinione alle Autorità argentine, invitando alla sua liberazione di Milagro

Il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie aveva precedentemente visitato, ben due volte, la prigione Alto Comedero a Jujuy, intervistato donne detenute e incontrato Milagro Sala e le altre militanti Tupac Amaru che sono in stato di prigionia preventiva. Ha ascoltato da parte di Milagro e di tutte le detenute gravi accuse di seri maltrattamenti ricevuti da autorità e da carcerieri che si sono comportati in maniera criminale.

Subito dopo, con senso acuto del tempismo, il Procuratore Generale Mariano Miranda ha raccontato bugie e distorto il contenuto del rapporto del Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie. Miranda ha affermato:” il rapporto non ha ripetuto la raccomandazione che la signora Milagro Sala sia liberata, né ha segnalato nessuna irregolarità che riguardasse la sua situazione né ha menzionato le false denunce di Sala di aver subito torture e maltrattamenti.”  Inoltre ha ricordato che il Governatore Gerardo Morales aveva affermato che la richiesta di liberazione era basata su mancanza di informazione e anche su false informazioni.

Pure bugie perché la raccomandazione/richiesta di liberazione Milagro Sala è chiara ed è la seconda volta che viene ripetuta. Inoltre è implicito che la domanda che venga liberata sia anche per sottrarla a maltrattamenti e torture.

Miranda ha affermato che Sètondji Roland Adjovi (Benin) e Elina Steinerte (Lettonia) del Gruppo di Lavoro che visitarono due volte Milagro Sala in prigione,  non hanno trovato traccia del trattamento inumano, degradante e crudele della vice direttrice del carcere Patricia Belcarce. Una bugia smentita in sostanza dagli avvocati difensori di Sala: ” Che il Gruppo di Lavoro dell’Onu sia ritornato alla carcere e indizio che quello che ha visto è preoccupante.”

L’ avvocata della difesa Gómez Alcorta inoltre ha ricordato che certificati medici che Miranda cita sono anteriori ai fatti denunciati da Milagro Sala e da altre detenute di Alto Comedero affermando che il Potere Esecutivo ha sempre reazionato così, con bugie cioè, confermando che Milagro Sala è una prigioniera politica.

Questi ultimi sviluppi della vicenda confermano una lettera aperta scritta dallo scrittore giornalista Horacio Vebistsky al governatore di Jujuy, Gerardo Morales.                                                                                               Lettera fu pubblicata lo scorso 26 febbraio su Pagina 12 e fu redatta anche in funzione della prevista visita di una comissione dell’ONU a Milagro Sala.                                                                                          La lettera tra l’altro dice:                                        ” La lista di perversioni che lei e i suoi complici hanno scaricato su questa donna non ha pari in tre decenni di democrazia in Argentina.”

Il link con il testo completo della lettera è il seguente:

https://www.pagina12.com.ar/22471-sobre-la-miseria-humana

La commissione dell’ ONU su Milagro Sala.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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