“E’ venerdì, vai con lo #sciopero…” A scrivere questo tweet, che potrebbe essere portato a esempio di normale qualunquismo da social network (facendo leva sul luogo comune dello sciopero di venerdì, come se di venerdì il lavoratore non rinunciasse alla retribuzione della giornata di lavoro), non è quell’italiano incapace di fare due più due, e quindi di comprendere che difendendo i diritti degli altri difende anche i propri. Non è nemmeno un esponente di Confindustria o un nostalgico dei treni di quando c’era Lui. No, a scrivere questo tweet è il capo del partito che presume di rappresentare la sinistra e i lavoratori.

Eppure si è trattato di uno sciopero annunciato in anticipo ed esercitato nel rispetto delle regole. Se poi ha creato disagio a chi doveva recarsi al lavoro, lo ha creato perché il disagio è conseguenza di ogni sciopero. Ma l’autore del tweet punta proprio ad alimentare la guerra tra i poveri per raccogliere il consenso di quell’italiano incapace di fare due più due, che solo può pensare di evitare i disagi combattendo i diritti, non rendendosi conto che un diritto tolto agli altri oggi è un diritto in meno di cui egli stesso potrà beneficiare domani.

Link:

Un silenzio eloquente

Il diritto di sciopero spiegato ai cervelloni

Di Giovanni

"Trascorsi nell'antico Pci, ho lavorato in diverse regioni italiane e all'estero (Francia, Cina, Corea), scrittore per hobby e per hobby, da qualche tempo, ho aperto anche un blog ( quartopensiero ) nel quale mi occupo, in maniera più o meno ironica, dei temi che mi stanno a cuore: laicità, istruzione, giustizia sociale e cose di questo tipo."

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