Piazza Antón Martín, Madrid.  Uno dei monumenti più importanti della storia contemporanea spagnola

Spagna 1977 – 2017, 40 anni da quello che fu uno degli eventi  che più commossero l’opinione pubblica di  una Paese che cercava di lasciarsi alle spalle il periodo della dittatura fascista. In ricordo di  quei fatti vi racconterò una storia, un racconto che inizia dalla fine, da un monumento che si trova in Piazza Antón Martín a Madrid.

Un monumento quasi sconosciuto alle migliaia di turisti che quotidianamente visitano Madrid, la capitale del Regno di Spagna. Un memoriale di estrema importanza storica, simbolica, sociale e democratica. Forse anche voi siete stati a Madrid e forse anche voi non vi siete soffermati di fronte a questi 5 uomini abbracciati che ci danno le spalle. La loro storia ha cambiato la Spagna, il  loro assassinio è stato il punto di svolta della transizione spagnola, dalla dittatura del generale Francisco Franco (morto a Madrid il 20 novembre 1975) alla democrazia iniziata con l’entrata in vigore della Costituzione il 29 dicembre 1978. Nel monumento, che potete vedere nell’immagine seguente, si trovano scolpiti per i posteri gli avvocati Enrique Valdelvira Ibáñez, Luis Javier Benavides Orgaz e Francisco Javier Sauquillo Pérez del Arco; lo studente di giurisprudenza Serafín Holgado e l’impiegato Ángel Rodríguez Leal.

Piazza Antón Martín, Madrid. 
Uno dei monumenti più importanti della storia contemporanea spagnola

Gli avvocati di Atocha vennero uccisi per dare un colpo mortale alla democrazia. Gli esecutori e i mandanti di quell’efferato assassinio non avrebbero mai immaginato che sarebbe accaduto esattamente l’opposto. Quel martirio portò alla legalizzazione del Partito Comunista Spagnolo e spalancò le porte alla democrazia in Spagna. 40 anni fa la Spagna che sognava la democrazia  tremava di paura e  di rabbia: l’estrema destra uccideva a sangue freddo 3 avvocati del lavoro, un tirocinante e un impiegato in un ufficio, quello della via di Atocha famoso per lottare per i diritti dei lavoratori.

I Fatti

Tra le 22:30 e le 22h45 del 24 di gennaio del 1977 gli esecutori di quello che è ricordado  come il “massacro di Atocha” suonarono il campanello dell’ufficio situato al numero 55 della via Atocha a Madrid.  Cercavano il dirigente comunista (il partito comunista operava nella clandestinità a quell’epoca) Joaquín Navarro, secretario generale del Sindacato dei Trasporti delle commissioni operaie (CC.OO) nella capitale. Navarro aveva convocato in precedenza vari scioperi che in  buona misura avevano disarticolato quella che veniva chiamata “mafia franchista dei trasporti”. Non incontrando Navarro, che era uscito poco prima, il commando di estrema destra decise senza esitazione di uccidere quanti erano presenti nell’ufficio. Il comando era costituito da due giovani con armi da fuoco e da una terza persona incaricata di tagliaire i cavi del teléfono  e perquisisre gli uffici. Nella stessa notte venne assaltato anche un altro ufficio del sindicato UGT, in via Fernando VI (fortunatamente era vuoto).

 

 

Sotto  i colpi d’arma da fuoco del comando caddero Enrique Valdelvira Ibáñez, Luis Javier Benavides Orgaz, Francisco Javier Sauquillo Pérez del Arco, Serafín Holgado e Ángel Rodríguez Leal. Altre 4 persone risultarono gravemente ferite: Miguel Sarabia Gil, Alejandro Ruiz-Huerta Carbonell, Luis Ramos Pardo e Dolores González Ruiz (moglie di Sauquillo).

Una delle avvocatesse dello studo legale, Manuela Carmena, evitò per pura coincidenza il massacro perchè Luis Javier Benavides le aveva chiesto  di usare il suo  ufficio per una riunione. Manuela Carmena, dal 2015 è la Sindaca di Madrid.

La notte del 24 di gennaio iniziarono i giorni più difficili della transizione spagnola. Ma chi erano gli assassini? Come vennero giudicati? E come reagì il Partito Comunista Spagnolo (PCE) a quell’attacco?

Gli assassini…

Il tribunale che dettò la sentenza il 4 di marzo del 1980 considerò que i processati  Francisco Albadalejo (segretario del Sindacato Verticale dei Trasporti Privati di Madrid e vincolato a FET de las JONS), José Fernández CerráCarlos García Juliá e Leocadio Jiménez Caravaca costituivano un “grupo attivista e ideologico, difensore di una ideologia politica radicalizzata e totalitaria, non conforme con il cambio istituzionale che si stava operando in Spagna”.  La sentenza condannò José Fernández Cerrá e Carlos García Juliá a un  totale di 193 anni ognuno e Francisco Albadalejo a un totale di 73 anni.

Francisco Albadalejo


Il funerale della dittatura…

Il giornale italiano “Il Messaggero” pubblicò nel marzo del 1984 la notizia che neofascisti italiani avevano partecipato nel masssacro. La tesi fu supportata nel 1990, quando notizie ufficiali informarono che Carlo Cicuttini, appartenente alla destra estrema italiana e vicino all’organizzazione Gladio (rete clandestina anticomunista diretta dalla CIA) si trovaba al numero 55 della via Atocha quella notte del 24 gennaio 1977. Cicuttini era scappato in Spagna dopo aver realizzato la strage di Peteano nel 1972 insieme a Vincenzo Vinciguerra.

Luis Perez Lara in una foto recente

Nel frattempo il  PCE continuava ad essere illegale. Il segretario generale del partito, Santiago Carillo, era tornato clandestinamente dall’esilio nel febbraio del 1976. Nonostante ciò , alcuni mesi  dopo, la sua presenza nel Paese era già vox populi e il suo arresto serví per rafforzare le richieste di riconoscimento e legalizzazione del PCE. Carrillo fu arrestato nel 1976 ma, non esistendo ragioni legali per mantenerlo in carcere, fu liberato pochi giorni dopo.

 

Fu la prima grande manifestazione popolare della transizione.Il 24 di gennaio 5 persone morirono assassinate da “pistoleri” dell’estrema destra e due giorni dopo migliaia di spagnoli/e scesero in strada  per prendere le distanze dalla violenza, manifestare il loro dolore e il loro desiderio di libertà.

Un dirigente del PCE, Luis Perez Lara, colui che organizzò la sicurezza nel funerale del 26 di gennaio del 1977, dice hai microfoni di LaSexta:

“Era la prima volta  che organizzavamo qualcosa, diciamo legalmente, apertamente”

I fatti del 24 di gennaio colmarono la misura e i vertici del PCE decisero che non si poteva più aspettare, che era arrivato il momento di prendere una posizione chiara.  Fu cosi che la dirigenza del PCE prese la decisione: l’omaggio ai 5 caduti doveva essere pubblico. Per il partito il punto fondamentale era far scender in piazza tutta Madrid, far capire alla gente chi era stato ucciso e perchè si erano consumati questi efferati omicidi e dimostrare che alle spalle di questi compagni/avvocati c’era un’organizzazione solida, forte, responsabile e preparata.

Adolfo Suarez

Dal Ministero dell’Iterno si continuava ripetere la parola “prudenza” ma in quell’occasione la difesa della memoria dei caduti e la difesa dei valori della democrazia ebbero la meglio: Adolfo Suarez tornò sui suoi passi e autorizzò l’omaggio pubblico ammettendo però di non poter garantire la sicurezza della manifestazione. Fu allora che accade qualcosa di incredibile ed emozionate…Però il governo dell’allora Primo Ministro Adolfo Suarez non era d’accordo, preferiva un funerale intimo, discreto. La sua proposta al PCE fu un funerale clandestino. La sua motivazione era la paura che l’estrema destra, provocata dalla discesa in piazza dei comunisti, impugnasse ancora una volta le armi. A suo modo di vedere bisognava evitare povocazioni e possibili scontri che avrebbe fatto ripiombare ancora una volta la Spagna nel caos… Il PCE trovò il supporto insperato dell’albo degli avvocati di Madrid, un gruppo di professionisti che volevano rendere un omaggio ufficiale ai colleghi caduti. Anche loro  fece pressione sul Governo.

Il PCE, un partito illegale, si fece carico ufficiosamente della sicurezza e della buona riuscita del funerale. Insomma, un partito illegale svolgendo il lavoro della polizia.

Luis Perez Lara ricorda il paradosso di quella situazione:

Poco prima dell’inizio del corteo vidi venire verso di me il capo della polizia. Vedendo che si avvicinava fui preso dal nervosismo, ero abituato a scappare alla vista di quell’uniforme. Quando arrivò a pochi passi da me si fermò e si pose sull’attenti. Agli ordini!  mi disse… Mi hanno ordinato che mi ponga ai suoi ordini per tutto ciò che concerne la sicurezza del funerale…

Il capo dei grigi (cosi chiamavano i poliziotti in Spagna) agli ordini di un comunista!

 

26 di gennaio 1977

Quel giorno, il maggior grido che risuòno per le strade di MAdrid e per tutto il corteo fu il SILENZIO assoluto…  La manifestazione fu un incredibile successo, migliaia di persone camminarono con il pugno alzato, gli occhi bagnati dalle lacrime e una grande speranza nel cuore. Con il loro omaggio algi avvocati di Atocha, si convertirono nel simbolo della libertà…Il giorno del funerale scese  per le strade una folla multitudinaria, una manifestazione come non se ne erano viste fino a quel momento. Il governo chiese al PCE moderazione, che non si esponessero bandiere e simboli comunisti, che non ci fossero provocazioni, canti o estremismi.

 

Legalizzazione del PCE 

Ramòn Tamames faceva parte della direzione del Partito Comunista Spagnolo però il giorno del funerale non si trovava per le strade con i suoi compagni di partito. Carillo, segretario del PCE, gli aveva affidato una missione chiave, doveva riunirsi con il comando dll’esercito spagnolo, tranquillizarlo sulle intenzioni del Partito Comunista Spagnolo e portare avanti le trattative per la legalizzazione dello stesso.

ll funerale degli avvocati assassinati aiutò a diluire i timori dell’esercito e di gran parte della società. Il funerale fu il colpo di grazia che fece cedere la resistenza alla legalizzazione. L’ordine, la resposabilità e il civismo dimostrato durante quella manifestazione giocarono un ruolo di fondamentale importanza per le sorti del PCE.

Tra la manisfestazione e la legalizzazione del PCE passarono solo 43 giorni.

Sábado  9  aprile 1977 Adolfo Suarez dette il passo decisivo e la radio pubblica proclamò:

“Señoras y señores  hace unos momentos fuentes autorizadas del ministerio de la Gobernación han confirmado que el Partido Comunista de España ha quedado legalizado…”

(Signore e signori poco fa fonti autorizzate del governo hanno confermato che il Partito Comunista Spagnolo è stato legalizzato)

26 di gennaio 1977

A giugno vennero convocate le prime elezioni generali democratiche successive alla dittatura franchista, in un ambiente di  grande effervescienza e inquietudine sociale e política, un clima che a molte persone ricordò il momento della proclamanzione della Seconda Repubblica nel 1931.Il massacro di Atocha è probabilmente il punto álgido , il momento più  grave tra i vari fatti violenti che si sono susseguiti in quegli anni  e che hanno messo in pericolo il cambio político e sociale del Paese. Attentati del gruppo terrorista Basco ETA (responsabile di 28 morti solo nel 1977), del grupo maoísta GRAPO  e di altre organizzazioni come il Movimento Per la Autonomia e Indipendenza del Arcipelago Canario (MPAIAC) contribuivano a mantenere molto alta la tensione.

Ecco il documentario in spagnolo realizzato da “la Sexta Columna” per ricordare i 40 anni da qui fatti del 24 gennaio del 1977. 

La Fraternità non e un principio, è uno stile di vita!

A  presto, Diego

Clicca qui per saperne di più su di me

Di Kryptonite

Diego Battistessa È laureato in “Scienze per la Pace: cooperazione internazionale e trasformazione dei conflitti” all'università di Pisa. Ha inoltre conseguito una specializzazione in Geopolitica alla SIOI di Roma e una specializzazione universitaria nel campo delle Scienze Sociali e Giuridiche all'università Carlos III di Madrid. Ha lavorato in diversi contesti di cooperazione internazionale in Europa, Africa, Asia e America Latina. Tra il 2013 e il 2015 ha implementato progetti delle Nazioni Unite (UNHCR) a sostegno dei rifugiati colombiani in Ecuador. Ha collaborato come esperto del settore della cooperazione internazionale con diverse università: UNIPI (Pisa, Italia), USON (Sonora, Messico), URJC (Madrid, Spagna), UPV (Valencia, Spagna) e attualmente svolge il ruolo di docente e ricercatore presso l'Istituto di studi internazionali ed europei "Francisco de Vitoria" all'Università Carlos III di Madrid. E' coordinatore accademico del Master di Azione Solidale Internazionale e inclusione sociale, membro del gruppo di ricerca universitaria "Globalizzazione, processi di integrazione e cooperazione Internazionale" e membro del gruppo di cooperazione universitaria " Solidarietà internazionale, Cultura, Diritto Internazionale Umanitario e Diritti Umani". Ha alle spalle diversi corsi di specializzazione in: comunicazione per il settore no profit, valutazione della qualità dell' aiuto umanitario e creazione/gestione dei progetti di cooperazione allo sviluppo. Dal 2017 è docente per la piattaforma italiana ONG 2.0, impresa dedicata alla formazione di cooperanti italiani. E' autore del blog sulla cooperazione e sui diritti umani “Kriptonite | Civis Mundi" e collabora a due progetti editoriali italiani di informazione indipendente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy