Genova, il primo mese della Giunta del Comune guidata da Marco Bucci. Erano 72 anni (dal 25 aprile 1945) che chi fa riferimento al ventennio non era al governo della città
da GenovaAntonio Bruno*

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E’ interessante analizzare il primo mese della Giunta del Comune di Genova guidata da Marco Bucci.
Siamo di fronte a una vera cesura: erano 72 anni (dal 25 aprile 1945) che formazioni, che fanno riferimento al ventennio 25 – 45, non erano al governo della città di Genova.
La prima cosa che salta agli occhi è l’entusiasmo nel tentare di attuare le promesse elettorali: lotta a poveri e stranieri, rafforzamento della politica di sostengo al trasporto privato, economia basata su precarizzazione, una città (almeno una parte) a misura dell’ostentazione.
Un altro fondamentale architrave della campagna elettorale è stato quello della diminuzione delle tariffe dei parcheggi a pagamento. Misura che, inevitabilmente, incentiverà l’uso dell’auto privata e scoraggerà il mezzo pubblico.
Sul versante economico l’intervista alla neo assessora Elisa Serafini dipinge una Genova con meno tasse alle imprese, bassi i salari, autosfruttamento travestito da auto-imprenditorialità.
L’immagine di società, di persona umana che esce dalla Giunta Bucci (eterodiretta dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti) è quella della finzione .
Sui tappeti rossi distribuiti anche nella nostra città, la classe media, ma anche i super sfruttati si dovrebbero immedesimare nei divi cinematografici, simbolo di una società decadente e alienata.
Ma il vero capolavoro (fino adesso) è il flirt con i lavoratori delle aziende del comune (tranne ASTER, feudo dello sfidante Crivello).
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La giunta Bucci, consapevole della mobilitazione dei lavoratori di AMIU e dell’impegno di quelle associazioni ambientaliste non contigue al Pd, cancella di colpo la vendita di Amiu alla multiutility Iren e confeziona una prima parte della manovra per salvare AMIU tutta pubblica che è la fotocopia di emendamenti e proposte dell’estrema sinistra, ultimo atto di una presenza antiliberista nelle Istituzioni genovesi.
Beh non del tutto identiche perché parte dei fondi utili a mettere in sicurezza l’azienda dei rifiuti, vengono sottratti dalla destra a interventi in periferie, mentre noi proponevamo che venissero presi dalla lotta alla “percezione dell’insicurezza” .
Assenti le tematiche “forti”: riconversione ecologica e sociale, risanamento dei quartieri dalle servitù inquinanti e insalubri, diritto alla casa per tutti, salute.
Questo vuoto deriva però a monte: dalla non capacità di elaborare una presenza elettorale, ma non solo, che avesse questi punti al centro del dibattito politico.
Antonio Bruno, ex capogruppo della Federazione della sinistra al Comune di Genova
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http://popoffquotidiano.it/2017/07/31/genova-la-destra-marcia-sul-red-carpet/ 

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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