Signor Presidente della Colombia,

Ci rivolgiamo a lei perché la violenza paramilitare che sta soffrendo la Comunidad de Paz de San José de Apartadó, insieme alle Comunità del Chocó, in Antioquia ed in altre regioni è insostenibile. Secondo la Comunità di Pace” … potremmo dire che ci troviamo in una situazione simile a quella del 1997, quando era evidente che l’unico progetto possibile per questo territorio  era quello di dominio e controllo assoluto del paramilitarismo sulla vita, l’economia, la politica e la cultura della popolazione della zona” (CdPSJA, agosto 29 di 20179). Malgrado il Defensor del Pueblo abbia riconosciuto la violenza paramilitare presente in San José de Apartadó, che conferma quello che la Comunità di Pace sta denunciando da molti anni, non sono sufficienti note di stampa, visite e comunicazioni che riportano i fatti denunciati dai contadini, condoglianze o promesse per resistere a questo flagello. Signor Presidente, c’è bisogno di forza e volontà politica per frenare l’espansione paramilitare che ogni giorno è più intensa ed ampia in Colombia. Da anni la Comunidad de Paz de san José de Apartadó, insieme ad altre Comunità come Jiguamiandó, Curvaradó e del Nord del Cauca, ha denunciato che gruppi paramilitari, alleati con membri della Forza Pubblica ed imprenditori, stanno controllando il territorio. Lei è consapevole che questo tipo di controllo viene utilizzato per spaventare i contadini affinché abbandonino le loro terre, desiderate con tanta avidità per realizzare progetti di coltivazioni estensive e allevamenti, per l’impresa mineraria, per la costruzione di porti, per tutto quello che in definitiva si conosce infelicemente con il nome di sviluppo.

Sebbene  nelle due ultime settimane non si siano visti uomini armati intorno alla Comunità, che il Capo delle Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC) del Clan del Golfo, Otoniel, abbia espresso la volontà di sottomettersi alla giustizia e che la Camera dei Rappresentanti abbia approvato il progetto  di legge di proibizione costituzionale del paramilitarismo,  la situazione della Comunità di Pace continua ad essere grave, soprattutto  perché permangono nella zona “ punti di informatori “ che hanno contatto diretto con questi eserciti illegali, fatto che aggrava ancor  più la situazione perché dimostra  la cooptazione dei civili e contadini  da parte dei paramilitari per i loro scopi. La relazione di rischio N° 035-17 del 19 luglio 2017 della Defensoría del Pueblo conferma quanto già denunciato dalla Comunità da più di due anni.                       Le strategie attivate dalle  AGC, Autodefensas Gaitanistas de Colombia, per esercitare il controllo sociale e territoriale nelle aree della Serranía de Abibe in relazione alla spoliazione delle terre, sono evidenziate dalla  presenza e dal   controllo che esercitano nelle frazioni della provincia di San José deApartadó nelle quali durante il 2013 questo gruppo illegale ha occupato le frazioni di: El  Gas, Los Mandarinos, Bajo el Oso, Guineo Bajo, Arenas Bajas, Playa Larga, Sabaleta e Rodoxalí, considerando che in questa ultima le AGC hanno partecipato alla costruzione di 48 abitazioni. In questo ordine di idee continua anche la costruzione di una strada tra la frazione di Rodoxalí, la provincia di Nuevo Antioquia (Turbo) e la zona di Altos de Carepa (Carepa), come parte di un insieme di azioni che, con l’acquisto delle terre nelle suddette frazioni e lo sviluppo e la tecnicizzazione di piccole proprietà per l’allevamento del bestiame, costituisce quello che,  questo gruppo armato illegale,  ha denominato come la sua “politica sociale” (2017, Defensoría del Pueblo, Relazione di rischio N° 035-17, pag.11/24) Davanti all’ incremento paramilitare ci chiediamo: cosa è che blocca il  governo colombiano per destrutturare il paramilitarismo e, in alcuni casi, la sua connivenza con le forze militari? Non può essere che, dopo gli accordi di pace e con un attore armato in meno sul campo in seguito alla smobilitazione delle Farc-Ep ed al rispetto degli accordi, gli indici di violenza paramilitare hanno raggiunto i livelli della decade degli anni ‘90. Per ciò, signore Presidente, le chiediamo che rifletta e faccia onore al premio che le hanno concesso. Non basta che la guerriglia delle Farc-Ep non stia combattendo, lei deve fare un passo  più in là e riconoscere con determinazione che il problema reale della Colombia è la violenza, la violenza dei gruppi che vogliono continuare a rubare la terra ai contadini, gruppi che vogliono mantenere il dominio con l’utilizzo della forza e del terrore; individui che non vogliono la democrazia e che optano per la violenza come metodo di controllo, avendo sempre come obiettivo il profitto ed i benefici individuali a danno delle  vite umane. Continuano le persecuzioni, intimidazioni, minacce, perquisizioni alle abitazioni private, furto di animali e dei prodotti dei contadini, il lavoro forzato, il reclutamento di giovani e minori ed i crimini contro innocenti contadini, indigeni ed afro colombiani. Insistiamo che venga rispettata la loro vita, i loro territori e proprietà e che lei compia il dovere di dare priorità alla dignità umana più che agli affari. Lei è consapevole che il modello produttivo estrattivo e neoliberale va contro i diritti umani perché colloca come priorità la ricchezza invece della vita.  Solo per darle un’idea della gravità ed urgenza della situazione che stanno vivendo i suoi connazionali, “tra gennaio e giugno del 2017, il Sistema di Informazione di Aggressioni contro Difensori di DD.HH. In Colombia – SIADDHH- ha registrato un totale di 335 aggressioni individuali contro difensori (e), differenziati in 225 minacce, 51 assassinî, 32 attentati, 18 detenzioni arbitrarie e 9 casi di giudizializzazione. L’incremento delle aggressioni contro difensori(e) dei diritti umani durante il primo semestre del 2017, paragonato allo stesso periodo del 2016, è del 6 percento, passando da 314 a 335”.  Le copiamo, inoltre, i link delle 4 ultime constancias historicas che ci sono state inviate dalla Comunidad de Paz de San José di Apartadó.  Questa comunità c’insegna che nonostante si sia costretti a vivere con tanta inquietudine e drammaticità, è possibile continuare ad optare per la nonviolenza come alternativa per un mondo giusto ed in pace. Signor Presidente, speriamo nella sua buona volontà e tenacia per intraprendere, una volta per tutte, lo smantellamento del paramilitarismo e porre fine alla complicità di membri della forza pubblica ed impresari con questi gruppi illegali. Creda, questo è l’unica via affinché in Colombia ci sia realmente pace duratura e con giustizia sociale. Questo dipende dalla sua volontà ed azione politica.

Narni, 12 Settembre 2017

Reteitalia Colombiavive.

 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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