Di Anastasia Kyriacou

11 settembre 2017

“Moltissimi uccisi nelle inondazioni in Yemen” dicevano i titoli in prima pagina, la settimana scorsa, proprio quando si pensava che le cose non potessero andare peggio in un paese che sta sopportando quella che è stata riconosciuta come la più grave crisi umanitaria del mondo.

Lo stato più povero del mondo arabo sta sopportando una sanguinosa guerra civile fin dal 2015, pesantemente aggravata dalla più vasta epidemia di colera del mondo.

La nazione è stata bombardata spietatamente dai partiti in guerra, mentre la coalizione guidata dai Sauditi sostiene le forze di governo nella loro lotta contro i ribelli  Houthi. Queste circostanze estreme hanno avuto conseguenze catastrofiche.

Lo Yemen sta affrontando una triplice tragedia: lo spettro della carestia, la più vasta epidemia di colera del mondo e la quotidiana miseria e ingiustizia. Le inondazioni stagionali unite a un’ondata di caldo ha portato a un aumento della percentuale del contagio da colera, fin dalla metà di agosto.

Si stanno compiendo con impunità gravi violazioni della legge internazionale umanitaria e di quella per i diritti umani. La coalizione guidata dai Sauditi ha condotto un sacco di attacchi aerei illegali che hanno ucciso e ferito migliaia di persone, prendendo di mira scuole, mercati, ospedali e case, mentre i ribelli  Houthi

hanno bombardato in maniera indiscriminata le aree civili residenziali. Vengono reclutati i bambini soldato, gli attivisti per i diritti umani vengono regolarmente repressi.

Mancanza di accesso umanitario

Dove gli aiuti sono più necessari, stanno diventando sempre meno accessibili. L’aiuto umanitario viene, invece usato come un’arma dai partiti in guerra, invece che come la sua prevista funzione di pace. La sofferenza dei civili sta venendo esacerbata dalla limitazione di assistenza umanitaria. Le agenzie umanitarie come la Croce Rossa e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono limitate ai luoghi dove possono distribuire aiuti.

L’aeroporto internazionale di Sana’a è stato tenuto chiuso dalla coalizione guidata dai Sauditi da oramai un anno, impedendo la distribuzione di cibo e di attrezzature sanitarie nell’interno del paese, e impedendo anche che gli Yemeniti malati e feriti vengano curati all’estero.

Hudaydah, il porto più trafficato dello Yemen, è stato bombardato in modo tale che non può essere usato o riparato. Quando, lo scorso dicembre furono donate delle gru industriali dal governo degli Stati Uniti al Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, per distribuire aiuti alimentari, furono fermate dalla coalizione quando erano ancora in mare, che ha rifiutato loro l’ingresso, cosa che ha messo ulteriormente a rischio la vita di centinaia di bambini yemeniti.

Il limitato accesso agli aiuti si è aggravato e continua a provocare una situazione che si deteriora rapidamente, e, per giunta, oltre a oltre 300.000 operatori sanitari non sono stati pagati i salari per più di 10 mesi.

Ipocrisia dei benefattori

Dietro i più grossi donatori di aiuti ci sono proprio i facilitatori del conflitto; una campagna di bombardamenti sauditi appoggiata dall’Occidente, è responsabile della maggioranza dei danni che vengono fatti

Quest’anno il principe della corona dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman ha fatto una donazione di 66,7 milioni di dollari di aiuti per affrontare l’epidemia di colera in Yemen.

Gli Stati Uniti forniscono ai Sauditi il servizio di rifornimento in volo,  l’intelligence usata per gli attacchi aerei e una grossa quantità delle loro armi. Nel maggio di quest’anno le due nazioni hanno firmato un accordo per la vendita di armi che ammonta a quasi 110 miliardi di dollari.

Nel frattempo, in Gran Bretagna, il governo ha approvato la vendita di armi per un ammontare di 283 milioni di sterline all’Arabia Saudita proprio sei mesi dopo l’attacco aereo saudita a un funerale che ha ucciso 140 persone e ne ha ferite altre centinaia. Fin dall’inizio della campagna di bombardamenti yemeniti del 2015, il Regno Unito ha  autorizzato una vendita di armi del valore di oltre 3,3 miliardi alle forze saudite.

L’impatto che questo ha avuto finora è stato molto preoccupante*:

540.00 Yemeniti hanno il colera, e  2.000 di loro sono morti.

I tre quarti della popolazione di 27 milioni dello Yemen, richiedono assistenza umanitaria.

2,9 milioni sono sfollati all’interno del paese sia a causa del conflitto che di disastri naturali.

17 milioni di persone son in una grave situazione di insicurezza alimentare, sette  milioni sono sull’orlo della carestia.

I due terzi della popolazione non sanno da dove arriverà il loro prossimo pasto.

Mezzo milione di bambini di età inferiore ai 5 anni soffrono di malnutrizione acuta.

Quando i Sauditi sono responsabili di più del 65% delle morti di bambini rispetto agli Houthi e dell’inedia causata dal loro blocco come punizione collettiva, le vendite di armi degli Stati Uniti e del Regno Unito a loro rende entrambi i paesi complici di questa crisi devastante.

L’ONU dice che quest’anno lo Yemen ha bisogno di 2,3 miliardi di aiuti umanitari,  di cui soltanto il 41%  è stato finanziato. Ma a che cosa serve l’aiuto umanitario quando proprio coloro che lo forniscono stanno anche alimentando il fuoco che in primo luogo causa la necessità di aiuti?

Il direttore di  AidEX, la massima piattaforma del mondo per gli aiuti umanitari e lo sviluppo professionale, ha osservato: “In patria i paesi del mondo occidentale onorano se stessi come campioni di democrazia che comprende i valori dei diritti umani, mentre invece, all’estero, sono violatori dei diritti umani. Il concetto è semplice: non si riuscirà a risolvere le crisi umanitarie in tutto il mondo se i fornitori di aiuti sono anche i perpetratori.”

Per limitare il conflitto nello Yemen, si devono smettere le vendite di armi all’Arabia Saudita; l’accesso ai porti, alla terra, al mare e all’aria deve essere reso possibile ai civili e alla mobilità dell’assistenza; inoltre, la cosa più importante i diretti perpetratori e facilitatori di questa catastrofe umana devastante dovrebbero essere ritenuti responsabili. Se non si agisce per fermare l’ondata di atrocità, lo Yemen potrebbe raggiungere un punto di non ritorno.

Anastasia Kyriacou lavora per l’AidEx, la massima piattaforma del mondo per gli aiuti umanitari e lo sviluppo professionale. Sta portando avanti la missione di AidEx di costruire una comunità di esperti del campo che si mettono insieme per contribuire a migliorare la efficiente distribuzione  di aiuti e lo sviluppo economico globale. In precedenza ha gestito le campagne a fianco di Peter Tatchell presso la Fondazione Peter Tatchell che si occupa di diritti umani e dei diritti di LGBT. Nel suo tempo libero Anastasia scrive per l’Huffington Post e produce il podcast Cult Cast sulla Wave Culture Official Radio. In precedenza ha presentato lo show KyriaQ alla Radio Shoreditch. La potete trovare su Twitter: @AnastasiaKyria.

Statistica dell’Ufficio dell’ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari.

Nella foto: effetti di un’autobomba Usa-saudita in Yemen.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/yemen-humanitarian-hypocrisy

Originale: open democracy

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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