Francesco Cecchini

Fino al 22 gennaio 2018, in occasione delle celebrazioni dei 70 anni dalla fondazione di Magnum, il Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) ospita, in collaborazione con Magnum Photos, di cui Capa fu uno dei fondatori, la Casa dei Tre Oci e Manfrotto, una mostra di 97 foto di Robert Capa.  La mostra è stata inaugurata il 16 settembre 2017.

A introdurre la mostra vi è il documentario Robert Capa in Love and War (2003), diretto da Anne Makepeace, con straordinari materiali d’archivio e

https://www.youtube.com/watch?v=We1BYHqwc6Q

Un altro documento importante per conoscere e comprendere Robert Capa è il suo libro autobiografico Appena sfuocato (Slightly out of focus), dove con parole e immagini racconta la sua partecipazione alla seconda guerra mondiale.

Il vero nome di Robert Capa era Ende Friedman e nacque a Budapest il 22 ottobre 1913 da famiglia ebrea. Nel 1931 fu arrestato per attività antifasciste e poco dopo andò a Berlino dove trovò lavoro presso l’agenzia fotografica Dophe. Nel 1932 fu inviato a Copenaghen per fotografare la prima apparizione pubblica di Lev Trockij dopo l’espulsione dall’Unione Sovietica. Impresa facile perché Trockij aveva proibito che lo si fotografasse e vi era molto controllo. Capa ci riesce armato di una piccola Leica. Le immagini sono di scarsa qualità, ma, considerato il soggetto, furono pubblicate ed ebbero successo. Poco dopo abbandona la Germania nazista di Hitler e va in Francia. Qui conosce la fotografa, Gerda Taro, l’amore della sua vita e sua grande collaboratrice e il suo lavoro di fotografo prende il volo. Fotografa via via la Francia del Fronte Popolare, la guerra civile in Spagna, in Cina il conflitto con il Giappone, Londra sotto i bombardamenti tedeschi, l’Africa del nord del 1943, poi l’Italia, la Sicilia e Napoli, lo sbarco in Normandia, operazioni militari in Belgio, la battaglia di Francia e la liberazione di Parigi, la Germania in rovina dopo la sconfitta, l’Unione Sovietica nell’immediato dopoguerra e la Palestina e Israele dal 1948 al 1950.

Per Robert Capa il paese più importante è stato sicuramente stata la Spagna. Nell’ agosto o settembre del 1936 nella battaglia delle Sierre fotografa la morte di un miliziano. Si tratta della più famosa fotografia di guerra di tutti i tempi, forse la più riprodotta negli ultimi 81 anni. Sicuramente la foto che fatto di Robert Capa un mito.A Brunete Brunete il 26 luglio 1937 in tragico incidente muore Gerda Taro e Capa non si riprese più per quella perdita. Ultimamente è stato pubblicato il libro La ragazza con la leica di Helena Janeczek, che racconta la vita di Gerda Taro e il suo valore di fotografa, ma anche la relazione d’amore e di lavoro con Robert. In Spagna Robert incontra persone eccezionali come Ernest Hemingay che divenne suo amico. Si pensa che le sue foto ispirarono due romanzi dello scrittore, Sulle nevi del Kilimangiaro e Per chi suona la campana. In Spagna Robert Capa conobbe anche Tina Modotti grande fotografa e comunista rivoluzionaria. Tina era fotografa, ma responsabile del Soccorso Rosso e non si sa se parlarono di fotografia. Va sottolineato che le fotografie di Tina in Messico apriranno il cammino al reportage sociale che più avanti, David Seymour, Gerta Taro e innanzitutto Robert Capa codificheranno come genere.

Robert Capa morì nel nord Viet Nam, allora Indocina Francese, a Thai Binh in 1954. La zona era sotto il fuoco intenso dei viet minh e Capa morì per aver caplestato una mina a uomo. Lo ricorda John Meklin corrispondente di Time-Life che era con lui: ” Saltai con Lucas fuori dalla macchina e ci rotolammo con il soldato nel fossato. Non lontano, sotto un ansa della strada, Capa giaceva sul dorso, la gamba sinistra dilaniata, a trenta centimetri circa da un buco provocato nel terreno dall’esplosione. Egli era anche ferito gravemente al petto. La sua mano sinistra era avvinghiata alla fedele Contax. Io mi misi a scandire il suo nome. Dopo poco le sue labbra tremarono leggermente come quelle di un uomo disturbato nel sonno. Quello fu il suo ultimo movimento. Erano le 15.30.” Le foto scattate in Viet Nam furono le sue ultime drammatiche foto: donne vietnamite che con bambini piangono i loro morti, che seppelliscono i propri morti, soldati che avanzano in una risaia, un ferito francese che si riposa e altre.   Se non fosse stato ucciso, probabilmente Robert Capa avrebbe fotografato a Dien Bien Phu la storica sconfitta del colonialismo francese.

Va sottolineato che quando la sua salma arrivò negli Stati Uniti volevano seppellirlo nel cimitero di nazionale e militare di Arlngton, ma si oppose la madre affermando: ” No, mio figlio era contro la guerra e non deve essere sepolto tra i militari.”

Robert Capa odiava le guerre, le fotografava per mostrarne il dramma e l’assurda crudeltà.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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