Francesco Cecchini

Bandiera Mapuche

Domenica primo ottobre organizzazioni di diritti umani e sociali, di studenti, culturali, politiche e sindacali, hanno preso parte alla mobilitazione a Plaza de Mayo, Buenos Aires, convocata dalla famiglia di Santiago Maldonado, a due mesi dalla sua scomparsa. La parola d’ordine ed energica richiesta è stata, è, e sarà: Aparición con vida YA de Santiago!  Apparizione subito con vita di Santiago! Vi è stata una grande partecipazione di oltre 100.000 persone. Lo stesso giorno vi sono state manifestazioni in molte città del mondo, a Londra, a Roma e in altre.

 La drammatica vicenda di Santiago Maldonado desaparecido da due mesi in Patagonia richiama l’attenzione su un fatto che ha radici storiche. Benetton, proprietario terriero, in quella regione possiede dal 1991 800.000 ettari, oggetto di una più che centenaria controversia. Quelle terre erano state, con la famigerata Campagna del Deserto, dal 1878 al 1885, usurpate ai danni del popolo originario che le possedeva e ha titolo ora per averle indietro, il popolo Mapuche.

Mapuche significa popolo o gente (che) della terra (mapu), terra del popolo. Un popolo che prima gli spagnoli, ma poi, innanzitutto, i padri delle patrie Argentina e Cile tentarono di sterminare e quasi ci riuscirono. Una vaga, ma tragica contabilità parla di centinaia di migliaia di morti.  Le campagne militari della Pampa o del Deserto furono vere e proprie azioni di genocidio. Ma invano, i Mapuches continuano a esistere, resistere e lottare. Sono un popolo tenace e duro come le loro terre, dal Pacifico all’ Atlantico: le due coste, Le Ande, il nord della Patagonia, la Pampa, ed i venti che le scuotono.

Nazione Mapuche

Educatori interculturali mapuche del Puelmapu (territorio mapuche sta a est delle Ande, in Argentina, quindi) hanno denunciato, pochi giorni fa, a fine settembre, che la comunità Mapuche è repressa in entrambi i lati delle Ande, sia in Cile che in Argentina. Hanno denunciato con forza lo stato attuale di violenza che vive la Nazione Mapuche.  E’ un’oppressione da entrambi i lati della Cordigliera che non è cessata dalle invasioni territoriali cilene e argentine di 136 anni fa. Vi è però un aumento delle azioni colonialiste razziste contro donne, uomini e bambini mapuche, che si accompagna a una criminalizzazione generalizzata dei leader comunitari.

Il ruolo dello Stato sembra essere solo quello di garantire la sicurezza degli interessi economici di imprenditori stranieri, che nemmeno conoscono il paesaggio di quelle terre di cui si impadroniscono per espropriare risorse e utilizzano il potere militare e politico per difendere i propri interessi.

E’ evidente che nel territorio ancestrale mapuche, in Argentina, l’imprenditore italiano Benetton stabilisce le regole e richiede, anche se tacitamente, una repressione che contribuisce alla distruzione della Nazione Mapuche. Il comunicato degli educatori mette in evidenza la sparizione di Santiago Maldonado e il ruolo che hanno il giudice Bullrich che dovrebbe indagare, ma non lo fa e ordina la repressione e la Gendameria argentina, che sa dov’è il desaparecido, perché lo fatto sparire Lo stesso accade in Cile, dalla dittatura di Pinochet al governo attuale della Bachelet.

Gli educatori interculturali mapuche del Puelmapu invitano la comunità internazionale dei popoli originari internazionale a creare legami di lotta e resistenza, in modo che i 5 secoli di oppressione siano banditi dal continente americano La comunità internazionale deve capire e far pressione su questi stati invasori affinché rispettino la coesistenza tra popoli e nazioni.

La dichiarazione termina con questa frase:

I diritti degli indigeni devono essere rispettati, in modo che le nostre terre usurpate siano restituite e i nostri figli smettano di soffrire così tanta violenza. Unità di tutto Wallmapu*!

Il link con la dichiarazione è il seguente:

http://kaosenlared.net/nacion-mapuche-pronunciamiento-los-educadores-interculturales-mapuche-del-puelmapu

*Wallmapu significa: tutto il territorio Mapuche.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “SANTIAGO MALDONADO, BENETTON E LA NAZIONE MAPUCHE.”

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