Quando, un paio di mesi or sono, Alfano momentaneamente in rotta con Renzi disse “ci verranno a cercare”, il pensiero di molti fu quello acutamente espresso in un tweet: “Sì, alle cinque di mattino. In divisa”.

Sappiamo come è andata. Di lì a poco, il PD è andato effettivamente a cercarlo per la ricandidatura di Orlando a Palermo. Soddisfatto del risultato, ha quindi stretto con lui un’alleanza per le prossime elezioni regionali, che, nonostante i distinguo di Orfini (i famosi distinguo di Orfini), sembra preludere a un cartello elettorale per le politiche del prossimo anno. Del resto, che Renzi sia molto più in sintonia con Alfano, Verdini e l’universo berlusconiano in generale, di quanto non lo sia con la sinistra è cronaca.

Ma quello che ai più appariva, e tuttora appare, nell’ordine naturale delle cose, fu bollato dal neofederatore della sinistra Pisapia come scenario da incubo.

Sceso in campo all’indomani di quel referendum che è stato una sorta di spartiacque del renzismo, Pisapia aveva il pedigree idoneo per candidarsi alle primarie del PD. Per il suo profilo istituzionale, per l’essersi speso convintamente per il sì e per i toni pacificatori e poco renziani che lo distinguono, aveva infatti tutte le qualità per contribuire a rilanciare l’immagine del partito come forza inclusiva e nello stesso tempo indebolire la sinistra che con l’esisto del referendum aveva ripreso forza.

Invece, si è autocandidato e autoproclamato eletto federatore del campo esterno al PD, accolto peraltro, cosa abbastanza inspiegabile – ne succedono di cose inspiegabili, a sinistra – da un pressoché unanime entusiasmo, né più né meno che a bussare alla porta fosse il salvatore della patria.

Così, in poco più di sei mesi di vita (?), il suo Campo progressista, le cui truppe, oltre che volatili, appaiono tanto eterogenee da faticare a riconoscersi tra di loro, ha fallito l’obiettivo per cui è nato, centrando in compenso quello per cui sarebbe dovuto nascere. Ha in sostanza contribuito ad accrescere la confusione a sinistra, rilanciando invece il PD come forza aperta e responsabile.

Parafrasando la sua formula, un federatore da incubo.

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L’abbraccio a Renzi

Un tweet di sinistra

Di Giovanni

"Trascorsi nell'antico Pci, ho lavorato in diverse regioni italiane e all'estero (Francia, Cina, Corea), scrittore per hobby e per hobby, da qualche tempo, ho aperto anche un blog ( quartopensiero ) nel quale mi occupo, in maniera più o meno ironica, dei temi che mi stanno a cuore: laicità, istruzione, giustizia sociale e cose di questo tipo."

Un pensiero su “Il federatore da incubo”

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