Non era mai spiovuto; ma, a un certo tempo, da diluvio era diventata pioggia, e poi un’acquerugiola fine fine, cheta cheta, ugual uguale: i nuvoli alti e radi stendevano un velo non interrotto, ma leggiero e diafano; e il lume del crepuscolo fece vedere a Renzo il paese d’intorno.
E quella pioggia, quasi miracolosamente lavò via la peste.
Anche noi oggi, nella grande pianura in cui vissero secoli fa Renzo e Lucia, aspettiamo la pioggia, sperando che spazzi via le polveri sottili e che renda un po’ più respirabile l’aria. E così potremo tornare tranquillamente a prendere la nostra auto, per accompagnare nostro figlio nella scuola a pochi minuti da casa, per andare a comprare il pane nella strada parallela alla nostra, ma soprattutto per andare il sabato pomeriggio al centro commerciale. Potremo aumentare il riscaldamento in casa, perché non vogliamo indossare un maglione in più, e soprattutto nei negozi, perché vogliamo che le loro porte siano sempre aperte, d’estate e d’inverno. E quindi vai di condizionatore nei mesi della canicola e di termosifone in quelli del freddo: l’importante è che il cliente entri.
La pioggia salvò la nostra pianura dalla peste nera, almeno a sentire don Lisander, che viveva in una Milano dove non c’era ancora il problema dell’inquinamento. E quando la pioggia finalmente finì, per lasciare il posto al sole, Renzo poté incontrare di nuovo Lucia, fra’ Cristoforo poté sciogliere il voto che la giovane aveva fatto in preda alla paura e don Abbondio poté celebrare quelle nozze da lui tanto temute, tanto Rodrigo era morto e l’Innominato s’era convertito.
Quando invece tornerà il sole, dopo le piogge che arriveranno nelle prossime ore, nei prossimi giorni, sulla pianura padana, don Ferrante e gli uomini di scienza come lui troveranno gli argomenti per spiegarci che l’inquinamento non dipende dalla nostra auto, dal nostro impianto di riscaldamento, ma che si tratta di un problema di altri, dei cinesi magari, che sono così lontani. Azzeccagarbugli troverà il modo di denunciare quegli amministratori coraggiosi che hanno cercato di fare qualcosa contro le aziende che inquinano. Ferrer si farà rieleggere per l’ennesima volta promettendoci che non limiterà la nostra libertà di andare in auto e di consumare energia.
E noi saremo contenti, perché in sostanza siamo contenti che le cose vadano avanti così, siamo contenti di vivere nelle nostre case calde, di andare a lavorare in automobile, siamo contenti che l’aria sia irrespirabile, perché, come don Abbondio, abbiamo paura. Abbiamo paura di perdere quello che abbiamo raggiunto, se davvero provassimo a costruire un modello di sviluppo diverso, abbiamo paura di tornare indietro.
No, stavolta la pioggia non ci salverà.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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