Alle parole del leader curdo Hassan che aveva dichiarato “non vogliono la divisione della Siria, non cerchiamo l’indipendenza” (potete leggere la nostra pubblicazione qui) sembrano non seguire i fatti.
Sembrerebbe che ieri le SDF hanno occupato le installazioni petrolifere siriane di OMAR, che rappresentano l’80% delle estrazioni totali in Siria.
Lo fanno a seguito di un accordo con le milizie tribali che occupavano le installazioni petrolifere e che fino al giorno prima combattevano sotto la bandiera nera dell’ISIS.
Il Blogger Stefano Orsi, sempre molto informato sulla questione siriana dichiara in uno dei suoi ultimi aggiornamenti “Se ancora qualche sprovveduto avesse nutrito qualche dubbio su quale fosse la reale natura e compito delle SDF in Siria , oggi ne riceverebbe l’ultimo tassello mancante al puzzle delle mosse che passo dopo passo hanno potuto chiarire a cosa servano realmente e quale sia il loro compito in Siria.”
E poi prosegue “la genesi e la crescita di ISIS sembrano intrinsecamente legate agli interessi della politica statunitense in medio Oriente e il passaggio che si è consumato tra ieri ed oggi non è che l’ultimo passaggio che ancora mancava a completare questo disegno […] come già hanno fatto in precedenza in occasione di ogni avanzata YPG-SDF, le milizie del califfato, non solo non combattono, non solo non si ritirano, ma si trasferiscono direttamente sotto il loro controllo cambiando semplicemente la bandiera.”
A mio avviso, ma forse è più una speranza legata alla mia personale simpatia per la causa curda, le continue avanzate curde in territorio siriano fanno parte di una strategia d’occupazione di terre siriane per avere un maggior peso al tavolo delle trattative. La restituzione di suddetti territori potrebbe essere utilizzata dai curdi come vantaggio strategico per ottenere maggiori concessioni in un eventuale accordo con il governo di Damasco.
Se così non fosse la guerra siriana sarebbe ben lontana dal finire e citando sempre le parole di Orsi si allora la Siria “dovrà combattere un nemico più pericoloso dell’ISIS, non perché meglio armato o addestrato, no, ma perché supportato […] dai media occidentali attraverso uno spietato marketing.” Un nemico per Damasco molto più “Pericoloso e mortale in quanto vedrà il pieno supporto della coalizione occidentale…”