Di Jonathan Cook

 

Gli attivisti per i diritti umani stanno incrementando gli sforzi per rivelare la storia lunga e nascosta di fornitura di armi e di addestramento militare ai regimi, mentre questi commettono attivamente massacri, pulizia etnica e genocidi.

L’argomento del commercio di Israele con i regimi canaglia è stato di nuovo portato sotto i riflettori dopo le rivelazioni che  sta inviando armi in Myanmar, in segno di disprezzo di un embargo sulle armi degli Stati Uniti e dell’Europa.

Noto in precedenza come Birmania, il Myanmar è stato condannato il mese scorso dalle Nazioni Unite per aver condotto quello che si chiama “una pulizia etnica da manuale” dei Rohingya, una minoranza musulmana. Viene riferito che nelle settimane scorse centinaia di migliaia di Rohingya siano fuggiti nel vicino Bangladesh, dopo che si sono avute prove di interi villaggi incendiati, di massacri e di stupri sistematici.

Israele non ha divulgato dettagli dei suoi legami con il governo militare del Myanmar, ma testimonianze pubbliche dimostrano che Israele ha venduto ai militari del Myanmar motovedette armate, armi e attrezzatura per la vigilanza. Anche le forze speciali del Myanmar sono state addestrate dagli Israeliani.

Si è stabilito che i gruppi per i diritti umani il 30 organizzeranno una protesta davanti al Parlamento di Israele per chiedere una sospensione  immediata delle vendite di armi al Myanmar.

Le società israeliane hanno rotto con gli Stati Uniti e l’Europa fornendo armi e attrezzature per la vigilanza alle milizie nel Sud Sudan dove infuria una guerra civile fin dalla fine del 2013. SI crede che circa 30.000 sudanesi siano stati uccisi nei combattimenti.

Eitay Mack, un avvocato per i diritti umani, ha sottoposto una marea  di petizioni ai tribunali israeliani nel tentativo di portare alla luce i dettagli del commercio di Israele con regimi di quel genere. Ha detto che i casi erano destinati ad accelerare le indagini sui crimini di guerra dei funzionari e dei mediatori coinvolti.

“Molti stati occidentali vendono armi, ma la cosa unica riguardo a Israele è che dovunque vengano commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, si scopre che Israele è presente,” ha detto Mack ad Al Jazeera.

“Le società che vendono le armi e i funzionari che tranquillamente approvano questo commercio, devono essere ritenuti colpevoli. Altrimenti perché questo si dovrebbe fermare?”

Pratica clandestina

Mack ha detto che la collusione di Israele con le forze armate del Myanmar faceva parte di un modello di aiuto ai regimi canaglia che sono andati indietro di decenni e che riflettevano l’importanza del commercio delle armi per l’economia di Israele.

Nell’estate, è stato rivelato che gli ufficiali israeliani delle difesa approvano al 99,8% tutte le richieste di licenza per l’esportazione di armi.

Oltre ad avere alimentato la violenza attuale in Myanmar e in Sud Sudan, Israele è stata accusata di clandestinità nell’aver fornito armi usate in tristemente noti episodi

di genocidio e di pulizia etnica come quelli avvenuti in Ruanda, nei Balcani, in Cile, in Argentina, a Sri Lanka, ad Haiti, a El Salvador e in Nicaragua. Israele ha anche coltivato stretti legami con l’apartheid del Sudafrica, ha osservato Mack.

Yair Auron, un ricercatore del genocidio alla Open University di Israele, ha detto che la forniture di armi di Israele a regimi come quello del Myanmar, dovrebbe essere paragonato all’invio di armi alla Germania nazista durante l’Olocausto.

“Queste vendite trasformano me e tutti gli Israeliani in criminali, perché sono inviate nel nostro nome,” ha detto ad Al Jazeera. “Stiamo favorendo il genocidio.”

Gli sforzi fatti dai gruppi per i diritti umani di fare luce sulla collusione di Israele con il Myanmar, finora sono stati frustrati dalle autorità e dai tribunali di Israele.

Il quotidiano Haaretz ha accusato il ministro della difesa, Avigdor Lieberman di “mentire” quando il mese scorso ha dichiarato in parlamento che la politica di Israele in Myanmar si accordava con quella del “mondo illuminato”.

I funzionari si sono rifiutati di rivelare informazioni sulle esportazioni di armi al governo militare durante un’udienza nel mese scorso alla Corte Suprema di Israele, per una petizione di fermare le vendite. Gli avvocati per lo stato hanno insistito per sedute a porte chiuse quando si discuteva di rapporti con il Myanmar.

I tre giudici che trattavano il caso hanno emanato un ordine di non pubblicazione della loro decisione che in gran parte si presume abbia approvato la continuazione delle vendite di armi. Hanno giustificato questo silenzio a motivo che la pubblicità rischiava di danneggiare le relazioni estere di Israele.

L’anno scorso, la stessa corte ha rifiutato una petizione in cui si chiedeva che i funzionari rilasciassero i documenti che mostrano il ruolo di Israele nell’armare le forze Serbe che hanno compiuto massacri dei Bosniaci negli anni ’90.

Gli attivisti attendono  udienze  per  una miriade di altri casi riguardanti il Sud Sudan, il Ruanda, il Cile, Haiti e l’Argentina.

In agosto, funzionari israeliani hanno sostenuto, davanti alla Corte Suprema, che le esportazioni di Israele alle milizie nel Sud Sudan erano “legali”.

Le prove indicano che Israele ha venduto fucili ed equipaggiamento per la vigilanza alle milizie e all’esercito nel Sud Sudan. Un rapporto dell’ONU ha trovato che i fucili Ace e Galil fabbricati a Israele erano di vasto uso in quel paese.

Nessun controllo

La prossima settimana, la Corte Suprema ha in programma di ascoltare una petizione sul coinvolgimento di Israele in Ruanda, dove si dice che abbia armato gli Hutus che hanno compiuto attacchi genocidi contro i Tutsi.

Mack ha osservato che al Ministero della Difesa israeliano c’era una manciata di ufficiali che gestivano circa 400.000 permessi annuali per vendite di armi. “Questo significa, in pratica, che non c’è affatto un controllo,” ha detto.

Le compagnie israeliane, nel frattempo, sono autorizzate a vendere armi a circa 130 paesi, anche se gli attivisti dicono che ci sono altri stati con cui Israele tratta segretamente.

Israele è l’unico importante esportatore di armi che è andato in controtendenza  rispetto al calo delle vendite di armi. In marzo, è stato riferito che il commercio di Israele delle armi equivaleva a circa 6,5 miliardi di dollari, rispetto ai 5,7 miliardi di dollari dell’anno precedente. Questo comprendeva un salto del 70% delle vendite in Africa.

Gli stati africani accusati di violazione dei diritti umani erano  tra gli oltre 100 paesi presenti alla Mostra annuale della Difesa a Israele, cioè fiera di commercio delle armi, tenutasi in giugno.

Malgrado le sua piccola estensione, si pensa che Israele si il sesto maggior esportatore di armi del mondo – e il più grande pro capite.

Questo ha reso la vendita delle armi fondamentale per l’economia israeliana che rappresenta forse l’8% del prodotto interno lordo. Si dice che 100.000 famiglie israeliane dipendano dall’industria delle armi.

John Brown, un giornalista investigativo del giornale Haaretz e che scrive sotto uno pseudonimo, ha detto che c’è stata una lunga storia di quella che chiamava “diplomazia Uzi”, riferendosi alla pistola mitragliatrice che è diventata la preferita delle forze di sicurezza di tutto il mondo dal 1960 in poi.

“Se i paesi vogliono le armi migliori, allora probabilmente vanno negli Stati Uniti e in Europa, ma quando nessun altro le vuole vendere, allora ci si rivolge a Israele,” ha detto ad Al Jazeera.

“I benefici per Israele non sono soltanto misurati in denaro. Spesso ancora più importanti sono le alleanze  diplomatiche e strategiche che Israele può ottenere da questo commercio di armi.”

Un condotto per i droni

Mark ha detto che il crescente sdegno internazionale per la brutta situazione della minoranza musulmana del Myanmar ha fornito l’occasione di gettare luce sul lungo ruolo avuto da Israele nell’appoggiare i regimi  nella pulizia etnica e nel genocidio.

In quello che sembrava un raro rimprovero a Israele, Nikki Haley, l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, il mese scorso ha detto: “Qualunque paese che attualmente sta fornendo armi alle forze armate birmane, dovrebbe sospendere queste attività fino a quando saranno introdotte sufficienti misure di trasparenza.

Anche se i tribunali di Israele hanno bloccato l’accesso ai documenti che potevano gettare luce su quali armi erano andate in Myanmar, gli attivisti sono stati in grado di identificare delle operazioni commerciali da fonti gratuite.

Nel settembre 2015, Min Aung Hlaing, comandante dell’esercito del Myanmar, ha postato sui media sociali dettagli di uno viaggio a Israele per “fare shopping” che comprendeva visite ai massimi fabbricanti israeliani di armi, e un incontro col comandante delle forze armate israeliane, Gadi Eisenkott.

Un anno dopo, Michael Ben Baruch, un funzionario del ministero della difesa di Israele, incaricato delle esportazioni, ha visitato il Myanmar per incontrarsi con vertici dell’esercito e per firmare un accordo per delle motovedette.

Poco dopo, il sito web di TAR Ideal Concepts, una compagnia israeliana, ha postato immagini del suo personale militare che addestrava le forze speciali del Myanmar e che insegnava loro come usare i fucili israeliani Corner-Shot, fabbricati a Israele.

Altri analisti hanno deciso che Israele ha anche agito come un condotto per le armi cinesi, compresi i droni, verso il Myanmar, permettendo a Pechino di evitare l’embargo.

Non c’è alcun statuto per le limitazioni ai crimini di guerra e crini contro l’umanità e quindi continueremo a mettere i funzionari israeliani sotto pressione fino a quando non finirà il commercio,” ha detto Mack. “Dovranno sopportare una normale  ‘camminata  della vergogna’ nei tribunali, che li costringerà a spiegare le loro politiche e il motivo per cui i documenti restano segreti.”

Ha osservato che il successo di Israele nelle compravendite di armi, era intimamente legato ai cinque decenni del suo controllo sui territori palestinesi occupati.

“Le società israeliane sfruttano la lunga esperienza che ha Israele là di vendere armi, sostenendo che le armi e l’addestramento erano stati sperimentati in condizioni reali.”

Brown ha detto che Israele sembrava essere indifferente verso le vittime della violenza che contribuiva ad alimentare. Questo è stato evidente in special modo durante la cosiddetta “Guerra Sporca” in Argentina, durante gran parte degli anni ’70, quando 30.000 attivisti di sinistra erano “spariti”, ha detto. Si crede che Israele abbia fornito al governo militare argentino circa 70 milioni di dollari in armi.

“Delle persone uccise, probabilmente circa 2.000 erano ebrei argentini,” ha detto. “Israele sapeva che le armi che vendeva venivano usate contro gli ebrei, ma non smise di vendere armi. Semplicemente non gli importava nulla.”

Nella foto: un poliziotto sorveglia una casa incendiata in un villaggio del Myanmar.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/israel-arms-trade-with-rogue-regimes

Originale: Aljazeera

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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