Lettera aperta di sinistra italiana al sindaco di Vittorio Veneto sulla cittadinanza onoraria ai combattenti del grande massacro 15-18.

Al Sindaco del Comune di Vittorio Veneto

Ai Consiglieri Comunali

All’Assessore di competenza

In relazione all’o.d.g. del Consiglio Comunale del 4 novembre riguardante il conferimento della cittadinanza onoraria alla memoria ai caduti della grande guerra, vi chiediamo di procedere a una integrazione della delibera, in modo che questo atto simbolico comprenda non solo i combattenti, ma anche le altre vittime di quella che Papa Benedetto XV definì “un’inutile strage”: i civili – quelli che soffrirono o morirono per fame, malattie, azioni militari, violenze – e i soldati condannati per reati disciplinari e uccisi a seguito di sentenze, di decimazioni, di esecuzioni sommarie sul campo.                                                       Riteniamo giusto ricordare i soldati caduti, gli invalidi, i feriti e coloro che ebbero la vita sconvolta dalla guerra, compresi quelli le cui menti non ressero all’orrore (gli “scemi di guerra” morti a centinaia nei manicomi), i suicidi, gli autolesionisti, i prigionieri italiani lasciati morire senza assistenza da un governo criminale che li considerava vigliacchi (100.000 prigionieri italiani morti su 600.000, rispetto ai 20.000 morti su 600.000 prigionieri francesi, aiutati dal loro Stato

-Ma non possiamo dimenticare, proprio nei giorni del centenario di Caporetto e proprio nella nostra terra di profughi, i civili morti per sfinimento, quelli travolti dalla “spagnola” o dalla mancanza di cure, quelli dilaniati dai bombardamenti, o uccisi per sfizio dall’esercito di occupazione mentre difendevano le loro povere cose.

-Non possiamo dimenticare le donne stuprate e disprezzate, i “figli della guerra” rifiutati e irrisi, tutti sepolti per decenni nel silenzio di una vergogna che allora rese colpevoli le vittime e ancora ora accusa chi continua a tacere questa tragedia. Non possiamo dimenticare gli uccisi da mano amica “per dare l’esempio”, quelli condannati senza difesa dai tribunali di guerra, o estratti a sorte uno ogni dieci, o ammazzati sul campo da loro superiori, o mitragliati durante la disfatta di Caporetto, che il disprezzo antipopolare degli Alti Comandi attribuiva non alla propria incompetenza professionale o miseria umana, ma alla vigliaccheria dei soldati. Furono bollati come codardi e disertori e le loro famiglie furono private della pensione e fatte oggetto di diffamazione. I loro nomi non sono iscritti sui monumenti ai Caduti e non rientrano negli elenchi ufficiali dei morti in combattimento. In coerenza con l’o.d.g. approvato dal Consiglio Comunale il 29/12/2017 sulla “Riabilitazione dei fucilati per mano amica durante la grande guerra”, segnaliamo anche come una delibera così integrata potrebbe contribuire a riattivare il percorso della legge Scanu (stravolta e bloccata- si dice- su pressione di qualche lobby militarista) e a ribadire presso Ministero e Parlamento la richiesta di un atto di riabilitazione che riconosca a questi soldati la dignità di caduti di guerra. Riteniamo doveroso che una città come Vittorio Veneto faccia pesare la sua valenza storica e simbolica per restituire alla memoria nazionale il ricordo di tutti questi innocenti distrutti dalla follia feroce della guerra, a partire da quelli che la retorica patriottarda ha cancellato e espulso dalla nostra storia. Certo sarà possibile attribuire a queste vittime un riconoscimento generale e collettivo, non individuale, dato che i loro nomi non figurano in nessun elenco e neanche il loro numero si sa di preciso.                                                  Ma questo consentirebbe di dare a questa deliberazione consiliare il peso e il valore di un assoluto rifiuto di tutte le guerre, anche di quelle di oggi, nel rispetto della Costituzione e come impegno per fare di Vittorio la città della pace.

Sinistra Italiana-Circolo di Vittorio Veneto 31/10/2017

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

2 pensiero su “Sinistra italiana al sindaco di Vittorio Veneto sulla cittadinanza onoraria ai combattenti del grande massacro 15-18.”
  1. Condivido pienamente l’artIcolo. Di più, la visione che Francesco Cecchini ci propone, risolve quel disagio profondo consistente nella senzazione che ogni commemorazione della grande guerra si traduca automaticamente in celebrazione della stessa. Includere tutte le vittime della guerra, compreso i civili e i soldati giustiziati sommariamente, i prigionieri e tutti coloro che hanno subito danni gravi a causa di una guerra potrebbe contribuire a riconciliare un sentimento tuttora lacerato riguardo un passaggio della nostra storia tragico è mai risolto. Non possiamo infatti dimenticare che il retaggio di quel conflitto, e della sua violenza ed esclusione interna, fu la matrice ed il motore più potente del regime fascista che di lì a poco sì installò, col beneplacito dei poteri forti e della monarchia, ed oppresse il popolo italiano per oltre vent’anni. Antifascismo oggi significa dunque rivisitare anche quella storia e reincludere gli esclusi.

  2. Condivido pienamente l’artIcolo. Di più, la visione che Francesco Cecchini ci propone, risolve quel disagio profondo consistente nella senzazione che ogni commemorazione della grande guerra si traduca automaticamente in celebrazione della stessa. Includere tutte le vittime della guerra, compreso i civili e i soldati giustiziati sommariamente, i prigionieri e tutti coloro che hanno subito danni gravi a causa di quella guerra potrebbe contribuire a riconciliare un sentimento tuttora lacerato riguardo un passaggio della nostra storia tragico e mai risolto. Non possiamo infatti dimenticare che il retaggio di quel conflitto, e della sua violenza ed esclusione interna, fu la matrice ed il motore più potente del regime fascista che di lì a poco sì sarebbe installato, col beneplacito dei poteri forti e della monarchia, e che oppresse il popolo italiano per oltre vent’anni. Antifascismo oggi significa dunque rivisitare anche quella storia qiantomeno re includendo in essa anche tutti gli esclusi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy