GIORDANO STABILE

INVIATO A BEIRUT

Il governo libanese è convinto che il premier Saad Hariri sia costretto a restare in Arabia Saudita, dove sabato scorso ha annunciato le sue dimissioni in un discorso trasmesso dalla tv saudita Al-Arabiya. Un alto funzionario governativo, rimasto anonimo, ha rivelato che le autorità di Beirut stanno già consultando altri leader arabi per far pressione sul principe ereditario Mohammed bin Salman perché lasci libertà di movimento al primo ministro. La tensione fra i due Paesi è tale che Riad ha ordinato ai suoi cittadini di lasciare il Libano “immediatamente”.

 

Hariri ha incontrato oggi a Riad l’ambasciatore francese e il capo della missione dell’Ue e ieri è andato ad Abu Dhabi in visita all’Emiro. Ma a Beirut sono convinti che in realtà non possa lasciare Riad liberamente. Altre fonti vicino all’entourage del premier hanno aggiunto che i sauditi “gli hanno ordinato di restare a Riad e di leggere le sue dimissioni alla tv”. Tenere Hariri “con una ristretta liberà di movimento è un attacco alla sovranità libanese: la nostra dignità va difesa, stiamo lavorando con Stati stranieri affinché gli sia permesso di tornare a Beirut”.

 

I media libanesi hanno avanzato dubbi fin da sabato. Il viaggio improvviso in Arabia Saudita è avvenuto senza l’entourage che accompagna di solito il premier, che ha portato con sé soltanto due guardie del corpo. Il discorso su Al-Arabiya non è stato tenuto nella sua residenza privata di Riad ma in un luogo non identificato. Il discorso non era scritto da lui o dai suoi collaboratori ma da qualcuno che parla l’arabo del Golfo (i politici arabi usano nelle comunicazioni ufficiali l’arabo classico contaminato dall’arabo colloquiale locale, e il discorso di Hariri non aveva caratteristiche libanesi diversamente dal solito).

 

L’Arabia Saudita però nega tutto e sottolinea la fitta agenda di incontri del premier in questi due giorni. Ma il presidente libanese Michel Aoun starebbe consultando i leader regionali, secondo la tv di Hezbollah al-Manar, “per risolvere il mistero” e far tornare in patria il premier. Il raiss libanese si rifiuta di accettare le dimissioni del governo finché Hariri non gli spiegherà di persona i motivi del suo gesto. Aoun ha anche avviato consultazioni con le principale forze politiche del Paese ma per ora “il governo va avanti come prima”.

 

Nel suo discorso di sabato Hairi aveva attaccato l’Iran e l’alleato sciita libanese, Hezbollah, per le loro interferenze nel Libano e spiegato che non poteva realizzare il suo programma per un Libano pienamente indipendente finché continuava l’influenza di Teheran negli affari degli altri Stati mediorientali. “Prometto – aveva concluso – che gli artigli iraniani nella regione saranno presto tagliati”.

http://www.lastampa.it/2017/11/09/esteri/il-libano-accusa-il-premier-hariri-tenuto-prigioniero-a-riad-QULBOTul8T6J4SJWPIKE1M/pagina.html

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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