Nello studio di Ballarò Scalfari suona le campane a morto dell’antiberlusconismo. Dice che Berlusconi sarebbe preferibile a Di Maio. Non parla di un Berlusconi figlio o nipote, ma proprio di lui, dell’originale, quello entrato in politica per evitare il fallimento e la galera e che in vent’anni ha fatto ridere il mondo intero.

Eppure, se da una parte Scalfari dovrebbe sapere ciò che il Berlusconi imprenditore ha rappresentato per l’Italia, cioè la peggiore iattura, essendo stato il principale artefice della demolizione etica e culturale del paese, dall’altra è difficile capire quali meriti potrebbe portare dei suoi dieci anni di governo, visto che i principali capitoli che vengono alla mente sono Alitalia, La Maddalena, L’Aquila, le leggi ad personam. Solo un’azienda ha vissuto l’età dell’oro durante i governi di Berlusconi: la sua.

Per il resto, parliamo di un personaggio condannato per frode fiscale, compravendita di parlamentari e capo di un partito fondato da un complice della mafia e i cui principali esponenti hanno conosciuto il carcere, le quali cose basterebbero e avanzerebbero, anche se prese singolarmente, per cancellare  definitivamente dalla scena politica qualsiasi attore in qualunque paese del modo.

Non che non preoccupi un paese guidato da di Di Maio, le cui uniche qualità dimostrate sono il saper parlare bene (allo scritto ha qualche difficoltà) e l’essere ortodosso al verbo di Grillo più di quanto lo sia lo stesso Grillo. Preoccupa eccome, solo che parlando di Berlusconi non è importante il termine di paragone. Chiunque è meno peggio di lui. Chiunque abbia la fedina penale pulita, intendo.

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Di Giovanni

"Trascorsi nell'antico Pci, ho lavorato in diverse regioni italiane e all'estero (Francia, Cina, Corea), scrittore per hobby e per hobby, da qualche tempo, ho aperto anche un blog ( quartopensiero ) nel quale mi occupo, in maniera più o meno ironica, dei temi che mi stanno a cuore: laicità, istruzione, giustizia sociale e cose di questo tipo."

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