E’ recentemente stata pubblicata una elaborazione, realizzata da Legambiente, sulla qualità dell’aria nelle nostre città. Tale lavoro è stato effettuato a partire dal report 2016 diffuso dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Come ci potevamo immaginare, tutte le città italiane che compaiono nel documento “superano ampiamente il valore limite di 20 microgrammi/mc come media annua di Pm10 indicato dall’OMS per la salvaguardia della salute umana.”
Torino, Milano e Napoli, infatti, sono in testa a questa poco invidiabile graduatoria delle città europee più critiche per lo smog. La prima posizione è per Torino (39 microg/mc di Pm10), Milano è al secondo posto (37 microg/mc) e Napoli al terzo (35 microg/mc), solo dal quarto posto troviamo le città degli altri Stati membri dell’UE, rispettivamente Siviglia, Marsiglia e Nizza, tutte attestate intorno ai 29 microgrammi a metro cubo, e al settimo posto sventola ancora il tricolore italico annerito dallo smog, c’è infatti Roma con i suoi 28 microgrammi, a pari (de)merito con Parigi.
In questa già ben poco incoraggiante cornice spicca la statistica di come, con il passare degli anni, la situazione in Italia non migliori mai. Vi è infatti una “cronicità delle lacune per l’inquinamento atmosferico” nella nostra penisola, dal momento che la media delle Pm10 resta sempre alta, anno dopo anno e dossier dopo dossier. Questo è “un andamento che fa presupporre nuove procedure di infrazione” come spiega Andrea Minutolo, il coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente. Si rischia dunque seriamente l’apertura di una procedura d’infrazione indirizzata a Gianluca Galletti, il Ministro per l’Ambiente, anche per 2014-2018 (il nostro Paese è già stato messo in procedura d’infrazione per i periodi 2008-2012 e 2012-2014). La qualità dell’aria nelle nostre città è dunque sempre peggiore, e questo non è certo un problema solamente italiano od europeo, ma globale; quel che però merita di essere sottolineato è come in Italia si continui a non muovere un dito per cambiare la situazione, continuando ad investire solo sul trasporto su gomma, a disincentivare i mezzi pubblici, che continuano a mantenere prezzi elevati a fronte di una qualità di servizio pessima, a non sensibilizzare come si dovrebbero bike e car sharing, ad agire troppo raramente con weekend e giornate ecologiche. Insomma, a nessuno sembra interessare più di tanto se vivere in città ci avvelena. Ben vengano allora le sanzioni: se l’unico metodo per sensibilizzare gli amministratori al tema è metter mano ai loro portafogli (che poi sono riempiti da noi cittadini con le imposte), allora si faccia così. Auguriamoci che questa probabile contravvenzione sortisca il suo effetto.