Francamente solo i politici e i giornalisti possono stupirsi del fatto che alcune persone in questi giorni si siano rivolte agli uffici pubblici o ai caf per chiedere i moduli per presentare la richiesta del reddito di cittadinanza: evidentemente non siete abituati a parlare con la “ggente”.

Visto che nella mia famiglia abbiamo una qualche esperienza del tema, vorrei dirvi che in tutte queste settimane, in maniera ricorrente – anche qui nell’Emilia già rossa, svegliatasi leghista il 5 marzo – ogni volta che in televisione si parlava a sproposito del tema, è capitato di dover dire a delle persone, che evidentemente credono troppo a quello che voi dite e scrivete, che in Italia non c’è il reddito di cittadinanza. Così come alcuni mesi fa abbiamo dovuto dire che – purtroppo – non c’è ancora lo ius soli, che sembrava cosa fatta, a sentire qualcuno. Poi ci sono quelli che si fidano di noi, perché sanno che li aiutiamo, quando possiamo, a compilare un modulo o a districarsi nel ginepraio di leggi e di norme, in cui noi stessi spesso ci avviluppiamo, e credono a noi quando diciamo che quello che avete detto in televisione non è vero, ma ce ne sono anche molte altre che invece credono solo a voi e quindi ci insultano perché non gli diamo il reddito di cittadinanza o la prebenda di turno, che quelli in televisione hanno detto che si può già chiedere. Anche perché voi nelle stesse trasmissioni dite che noi dipendenti pubblici siamo tutti coglioni, nella migliore delle ipotesi.
Capisco che adesso fa colore raccontare questa storia delle persone che si rivolgono agli uffici per chiedere il reddito di cittadinanza, perché così potete fare un po’ di polemica spicciola, quella in cui siete i massimi esperti, però dovreste capire anche la responsabilità che avete quando promettete o raccontate qualcosa, perché c’è qualcuno così disperato da credervi, o con così poche risorse da pensare che tutto quello che viene detto in televisione sia vero. Avete una responsabilità, che per lo più non meritate, che però prima o poi dovrete rendervi conto di avere.
Così come dovrete rendervi conto che a fronte dei tanti disperati che neppure vengono negli uffici pubblici o nei caf per capire quali siano i loro diritti, ci sono tanti “disperati professionali” – per lo più italiani, perché in questo noi siamo maestri e non abbiamo nulla da imparare – che invece trasformano questi diritti sacrosanti in sinecure. E anche in questo siete i loro modelli, perché fanno in piccolo quello che voi fate su una scala solo più grande. Basta solo riempire un modulo.
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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