Francesco Cecchini
Gustavo Petro e Álvaro Uribe Vélez.
Le elezioni legislative per rinnovare Senato e Camera dei rappresentanti della scorsa domenica, 11 marzo, hanno visto la netta affermazione dei Partiti di destra che maggiormente hanno manifestato la propria contrarietà ai processi di pace con le FARC-EP e con l’ELN. Si sono anche tenute le primarie per scegliere i candidati alle prossime presidenziali. I vincitori delle primarie sono stati Iván Duque, uomo di Uribe, per la destra e Gustavo Petro per la sinistra, centro sinistra. Il primo ha ottenuto 6.100.000 voti e il secondo 3.500.000. Senza dubbio quest’ultima è la votazione più alta della sinistra nella storia elettorale colombiana.
Il Centro Democratico, formazione di destra che si oppone all’accordo di pace con le FARC-EP, si è imposto come la principale forza politica del Paese. Il Partito, fondato dall’ex presidente Alvaro Uribe, che aveva condotto un’accanita campagna contro l’accordo di Pace siglato nel novembre 2016, ha ottenuto il maggior numero dei voti. Álvaro Uribe Vélez: è stato uno dei grandi vincitori, perché non solo è riuscito a essere il senatore con il maggior numero di votanti, con 869.212 voti, ma il suo partito, il Centro Democratico, è riuscito a consolidarsi come il partito più votato per il Senato con 19 senatori, inoltre, è stato la seconda forza politica nella Camera con 33 rappresentanti. Nel 2014 ne aveva raggiunto 19 ed era la quarta forza politica.
Gustavo Petro si è consolidato come uno dei candidati più forti a sinistra, con 4 senatori e 2 rappresentanti alla Camera.
Il Partido Verde ha ottenuto un buon risultato. Al senato è passato da 5 senatori a 10 e alla camera da 6 a 9 deputati. Il suo leader, Antanas Mockus, ex sindaco di Bogotá e ex candidato alla presidenza, ha ottenuto al senato 538.650 voti, il secondo senatore più votato nella storia della Colombia. Germán Vargas Lleras è andato bene. Il suo partito, Cambio Radical, nella camera è il terzo partito passando da 19 a 30 eletti e nel senato e la seconda forza politica, passando da 9 a 16 senatori. Il partito U di Santos, travolto da scandali di corruzione, Opción Ciudadana, Partido Conservadorn e lo stesso Partido Liberal hanno ottenuto risultati inferiore a quelli del 2014.
Le FARC sebbene abbia già ottenuto 5 seggi al Senato e 5 alla Camera dei Rappresentanti grazie all’accordo di pace stipulato con il governo Santos, avevano deciso di partecipare alle elezioni per aumentarne la presenza. I risultati però non sono stati buoni, anzi. Al Senato hanno ottenuto 52.412 voti e alla camera 32.587 e nessun eletto. Va detto ch campagna elettorale delle Farc è stata contrassegnata da grandi difficoltà. In diversi distretti rurali infatti i candidati delle Farc sono stati fatti oggetto di lanci di pietre, oltre alle minacce che hanno viaggiato sui social. Tanto da far dichiarare al presidente del partito, Jorge Torres Victoria la sospensione delle attività, perché non vi erano sufficienti garanzie. Le FARC commentando il negativo risultato hanno generosamente dichiarato: “Nella nostra prima elezione, abbiamo raggiunto migliaia di cuori impegnati per la pace e la costruzione di una Colombia riconciliata. Ora continueremo a lavorare dal Congresso per la gente comune.”
I risultati e delle legislative e delle primarie sono importanti per il prossimo appuntamento elettorale che è quello relativo alle presidenziali del 27 maggio. I due candidati a presidente della Colombia, saranno, per la destra e per il NO alla pace, Iván Duque, uomo di Uribe, con Marta Lucía Ramírez, sua possibile vicepresidente, e Gustavo Petro per il centro sinistra e la sinistra e per il SI alla pace. Il gioco non sarà facile affinché il processo di pace in Colombia non venga sconfitto. Gustavo Petro dovrà trattare con Humberto de La Calle e Sergio Fajardo, ma innanzitutto dovrà formare un Frente Amplio, formato da Partido Verde, FARC, Piedad Cordoba e da altre forze politiche che appoggino la sua candidatura e quindi la continuazione del processo di pace. In Colombia vi è ancora molta violenza, squadroni della morte formati da paramilitari continuano a seminare morte. Lo scorso anno si sono registrati almeno centinaia omicidi tra leader contadini, capi delle comunità rurali, esponenti della società civile, attivisti ed ex guerriglieri con i loro famigliari. Questi assassinii sono continuati anche nei primi mesi del 2018.
Una buona notizia per la pace, il giorno dopo le elezioni il presidente Juam Manuel Santos ha dichiarato che i dialoghi con l’ELN riprenderanno.