Francesco Cecchini

Una buona notizia. Dopo sessantasei giorni il governo colombiano e ELN, hanno iniziato a Quito (Ecuador), giovedì 15 marzo, il quinto ciclo di dialoghi e negoziati. La ripersa era stata annunciata dal presidente Santos il giorno dopo le elezioni e su questa decisione hanno influito le prese di posizioni della Conferenza episcopale, della missione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di molti paesi (Grupo de Países de Apoyo, Acompañamiento y Cooperación, GPAAC,).  Le questioni da affrontare sono tre ed sono state elencate in un comunicato comune del governo e di ELN: una nuova sospensione bilaterale delle armi, gli accordi umanitari e il processo di partecipazione sociale . Questioni non facili, ma mancano circa 6 settimane alla fine del mandato del governo di Santos e quindi c’è tempo per un accordo di pace. Per quanto riguarda la cessazione del fuoco Santos ha riconosciuto che durante le elezioni l’ELN ne ha praticato uno unilaterale. Quello bilaterale dal 1 ottobre 2017 al 9 gennaio 2018, pur con alcuni errori, è stato essenzialmente positivo: nessun scontro militare tra governo ed ELN, nessun sabotaggio da parte dell’ELN alle infrastrutture petrolifere ed energetiche, un esempio quindi che entrambi le parti possono rispettare l’impegno preso. Per quanto riguarda le questioni umanitarie, la principale è la protezione dei leader sociali e degli ex guerriglieri, finora sono centinaia quelli assassinati. Questa quindi è una grande sfida per lo stato e la società per mettere fine a questa tragedia. Non sarà facile per il governo prendere misure efficaci contro la criminalità che colpisce la leadership sociale. Il cuore di questa trattativa  è la partecipazione plurale e dinamica della società. Organizzazioni comunitarie, sindacati, governi locali, università, chiese, devono partecipare ai colloqui e presentare proposte per l’accordo di pace e per il dopo la pace. L’ andamento e un possibile esito positivo del negoziato tra governo ed ELN, favorirà le elezioni alle prossime presidenziali di un presidente favorevole all’attuazione completa dell’accordo di pace con le FARC-EP.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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