FILE - In this Tuesday, Dec. 31, 2013 file photo, a member of an armed neighborhood defense squad, which residents say is not anti-balaka but local Christian men protecting themselves, strikes the body of a man said to be Muslim with the side of a machete heated in the fire, in Bangui, Central African Republic. The interim leader of Central African Republic is vowing that the era of anarchy in the tumultuous country is now over. It's a bold declaration just days after rebel leader-turned-president Michel Djotodia agreed to step down and went into exile in Benin. (AP Photo/Rebecca Blackwell, File)

Francesco Cecchini

Nel 1994 si consumò quello che è il più grande massacro dalla fine della seconda guerra mondiale sotto gli occhi delle potenze occidentali che non intervengono assolutamente se non per portare via gli occidentali presenti nel Ruanda al momento dell’eccidio. A parte la Francia che intervenne. Questo genocidio che si attuò fra l’aprile e il luglio del 1994, è stato il palese risultato delle politiche coloniali e post coloniali, quanto meno irresponsabili e sconsiderate, che si sono intrecciate con il retaggio storico africano. Quello del Ruanda è un genocidio diverso che vede il massacro nell’arco di poco tempo, soli cento giorni, di un numero spropositato di persone, i Tutsi. Vengono massacrate sistematicamente a colpi di armi da fuoco ma soprattutto con machete e bastoni chiodati non meno di 800 mila vittime, uomini ,donne e bambini. Il seguente video racconta il genocidio e le radici storiche:

https://www.youtube.com/watch?v=rmR9TR6ptOI

Un articolo pubblicato sul Manifesto del 20 marzo racconta del ruolo della Francia in quel tragico avvenimento. E’ stata  costruito una storia mitica della famosa. Opération Turqoise  che non corrisponde completamente alla realtà.

https://ilmanifesto.it/il-ruanda-segreto-della-francia/

Già nel 1995, un anno dopo il genocidio, lo storico Gérarad Prunier, nel suo lavoro History of a Genocide, aveva dedicato un capitolo, una ventina di pagine, all’Opération Turqoise. Lanciata il 22 giugno 1994, l’Opération Turqoise, francese, oltre a obiettivi umanitari, indubbiamente sono state salvate vite umane, ha avuto anche l’obiettivo di combattere il Fronte patriottico ruandese (RPF), la ribellione, essenzialmente Tutsi, che stava combattendo contro le forze governative hutu responsabili per il genocidio. Inoltre la Francia ha riarmato riarmato l’ex esercito delle Forze armate ruandesi in esilio dopo il genocidio dei Tutsi. Vennero date decine di migliaia di armi, abbiamo trasformato i campi profughi dello Zaire, ora Congo, in basi militari. Il libro di Gérard Prunier può essere parzialmente letto su Google:

https://books.google.it/books?id=XYIJcrgzgQ0C&pg=PA8&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=3#v=onepage&q&f=false

CARTA D’IDENTITA DEL LIBRO.

Titolo: History of a genocide.

Autore: Gérard Prunier

Editore: Fountain Publishers, Kampala.

Pagine: 389

Anno: 1995

Gérard Prunier, nato il 14 ottobre 1942 a Neuilly-sur-Seine (Seine) 1, è uno storico francese, naturalizzato canadese, specializzato nel Corno d’Africa e nell’Africa orientale.

FILE – In this Tuesday, Dec. 31, 2013 file photo, a member of an armed neighborhood defense squad, which residents say is not anti-balaka but local Christian men protecting themselves, strikes the body of a man said to be Muslim with the side of a machete heated in the fire, in Bangui, Central African Republic. The interim leader of Central African Republic is vowing that the era of anarchy in the tumultuous country is now over. It’s a bold declaration just days after rebel leader-turned-president Michel Djotodia agreed to step down and went into exile in Benin. (AP Photo/Rebecca Blackwell, File)

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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