Gli antichi greci raccontavano tante storie su Perseo, ma certamente quella che amavano di più, quella che li teneva avvinti quando l’aedo cominciava il suo canto, era quella in cui il figlio di Zeus e Danae, per ordine di un re cattivo – c’è sempre un re cattivo in queste storie – riusciva a tagliare la testa a Medusa, la terribile creatura che aveva delle serpi al posto dei capelli e rendeva di pietra gli uomini e gli animali che la guardavano negli occhi. E come al solito questa parte tocca a una donna, perché probabilmente in un tempo antichissimo, Medusa non era un mostro, ma una divinità benigna – e il suo nome significa infatti colei che protegge – al tempo in cui comandavano le donne; ma poi le donne furono sconfitte dagli uomini, che presero il potere con i loro dei maschi. E le antiche divinità divennero streghe.

Comunque sia questa storia aveva un tale successo da spingere gli aedi a creare perfino un prequel – come diremmo noi – ossia il racconto delle avventure di Perseo per trovare tutte le armi necessarie a sconfiggere la Gorgone, e naturalmente numerosi sequel, ossia cosa fece l’eroe con quella testa mozzata, che aveva ancora il potere di pietrificare chi la guardasse.

E’ noto lo stratagemma che usò Perseo per avere la meglio su quella creatura mitica: le si avvicinò proteggendosi con uno scudo lucentissimo, che rifletteva le immagini, e in questo modo, guardando la Gorgone attraverso lo specchio, sfuggì all’incantamento e riuscì, con il falcetto adamantino dono di Ermes, ad assestare il colpo che le staccò la testa e che subito mise in un sacco, affinché non fosse per lui più un pericolo.

Non era quindi lo sguardo di Medusa capace di rendere di pietra gli esseri viventi, come spesso si racconta, banalizzando il mito: Medusa non aveva un superpotere, come se fosse un eroe della Marvel. Quando guardavano il suo viso gli uomini vedevano qualcosa che li terrorizzava, fino al punto di trasformarli in pietra. Ma cosa vedevano?

Una tradizione racconta che Medusa fosse un mostro, una sorta di strega, ma una più antica dice fosse una donna bellissima, tanto che la sua bellezza sfidava quella delle dee e per questo Atena, piena di invidia, le fu così ostile, tanto da armare, e qualcuno dice perfino materialmente guidare, la mano di Perseo. Gli artisti – pochi per altro – che hanno rappresentato la Gorgone hanno optato per questa seconda tradizione. Così come Chris Columbus, il regista di Percy Jackson and the Olympians – che è il mezzo in cui i nostri figli conoscono il mito – ha affidato questo ruolo a Uma Thurman.

Rubens dipinge una testa senza vita, con gli occhi chiusi, gettata a terra. Caravaggio fa una scelta diversa e dipinge la testa mozzata come l’aveva vista Perseo, ossia riflessa nello scudo. Ma quel viso di drammatica intensità, con gli occhi sbarrati, con la bocca ancora aperta in un grido interrotto, con il sangue che cola, ha lineamenti maschili, sembra il Bacchino malato, invecchiato di qualche anno, che lo stesso Caravaggio aveva dipinto tre anni prima, rappresentando se stesso. Anche Medusa è un suo autoritratto.

A me affascina questa idea del pittore lombardo. Gli uomini, quando guardano la Gorgone, vedono se stessi e ne rimangono terrorizzati, vedono fino a che punto di malvagità possono giungere, vedono l’orrore che sono capaci di compiere, vedono le atrocità che possono infliggere ai propri simili. Ed è un’immagine capace di paralizzarli.

Mi pare una riflessione utile da fare in questi giorni, in cui ricordiamo la liberazione del nostro paese dal regime fascista e la fine di un conflitto incredibilmente violento, durante il quale le donne e gli uomini di quel tempo videro il volto di Medusa nel suo aspetto più terribile e crudele.

Perseo vide se stesso quando rivolse il suo scudo verso Medusa e si salvò non perché l’immagine riflessa fosse meno spaventosa, ma perché non provò stupore, perché evidentemente sapeva già cosa avrebbe visto, sapeva che Medusa avrebbe avuto il suo volto ed era consapevole di quanto terribili potessero essere gli uomini. Allo stesso modo le donne e gli uomini che ebbero la forza di lottare contro il demone fascista, sapevano che quei regimi erano fatti da donne e da uomini come loro, indistinguibili gli uni dagli altri. Vittime e carnefici avevano lo stesso volto.

Per questo noi dobbiamo, come Perseo, avere la forza di guardare in faccia il male, pur sapendo che, ancora una volta, sarà il nostro volto ciò che vedremo riflesso in quello scudo lucentissimo.

 

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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