FRANCESCO CECCHINI

Gerda Taro e Robert Capa al Café du Dôme a  Montparnasse, Parigi.

Malgrado la tua morte e le tue spoglie,                                  

l’oro antico dei tuoi capelli                                                       

il fresco fiore del tuo sorriso al vento                                     

e la grazia quando saltavi,                                                       

ridendo delle pallottole,                                                           

per fissare scene di battaglie,                                                 

tutto questo, Gerda, ci rincuora ancora.

Luis Pérez Infante

A Gerda Taro, morta sul fronte di Brunete.

https://www.youtube.com/watch?v=Oces83MZzF4

La fotografa Gerda Taro fu investita da un carroarmato su un campo di battaglia a Brunete il 25 luglio 1937, durante la guerra civile spagnola. Gerda firmava finalmente col suo solo nome, inviata da Ce Soir, rotocalco comunista. La donna che Alfred Kantorowicz, storiografo tedesco volontario nelle Brigate internazionali, guardava affascinato descrivendola così: “in pantaloni, berretto schiacciato sugli splendidi capelli biondo-rame e un elegante revolver alla cintola”. Fra le bombe tedesche urlò al collega Ted Allen “Ci vediamo stasera a Madrid, ho dello champagne!”, poi cadde dalla jeep e un tank repubblicano la stritolò sotto i cingoli. Morì il giorno dopo. Il funerale avvenne a Parigi il 31 agosto,giorno nel quale avrebbe compiuto 27 anni. Molte le bandiere rosse e migliaia di persone l’accompagnarono al cimitero Père Lachaise. Al funerale oltre a Pablo Neruda e Paul Nizam partecipò anche il fotografo Robert Capa disfatto dal dolore e dalla tristezza, in tasca aveva una foto, presa da Fred Stein, che lo ritraeva sorridente assieme a Gerda e che consevò fino alla tragica morte in Indocina, a Thai Binh. Il discorso funebre fu tenuto da Louis Aragon e fu sepolta in una tomba disegnata da Alberto Giacometti nella zona dei rivoluzionari.                                                      Gerda Taro fu una donna bella e libera, amò Willy Chardack, Georg Kuritzskes e forse altri, ma Robert Capa fu l’uomo della sua vita. Lui il più grande fotografo di guerra, contro le guerre, lei sua amante e discepola, bella e intelligente. Entrambi giovani e rivoluzionari. Il poeta e scrittore andaluso Rafael Alberti li definì così, quando li ospitò alla Casa de Alianza di Madrid, nel 1937, sotto le bombe franchiste. Gerda e Robert si conobbero in Francia, a Parigi, e insieme andarono in Spagna, mettendo le loro macchine fotografiche al servizio della Repubblica contro il fascismo. Firmarono, “Capa-Taro”, lei con la Rollei lui con la Leica, ma scambiandosele spesso. Di molte è ancora incerto quali siano state scattate dall’uno o dall’altra, anche è incerto chi scatto a foto del Miliziano morente. La maggior parte di foto di Gerda Taro sono conservate nel International Center of Photography di New York, circa 200 comprese i negativi. Il Centro organizza mostre in giro per il mondo, una anche a Milano nel 2009.  La fotografa Gerda Taro meriterebbe più mostre in altre città, magari a Bassano Del Grappa, dove recentemente ve ne è stata una dedicata a Robert Capa.

https://www.ancorafischiailvento.org/2017/09/27/robert-capa-fotografo-guerra-le-guerre/

Helena Janeczek, tedesca di Monaco ma, come Gerda, di origini polacche, scrittrice, giornalista, vive e lavora in Italia, ha scritto La ragazza con la Leica, romanzo biografico su Gerda Taro,giovanissima eroina antifascista, prima donna fotoreporter morta al fronte, alla fine della guerra civile spagnola.

 

CARTA D’IDENTITA’.

Titolo: LA RAGAZZA CON LA LEICA

Autrice: Helena Janeczek

Editore: Guanda

Anno: 2017

Pagine: 330

Prezzo: € 18

 

 

 

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy