A Palazzo Ducale di Genova la “exposicion pendiente”, le opere rimpatriate in Messico dopo il golpe cileno
da Genova, Claudio Marradi
“Que viva México, que viva Zapata, que viva la Revolucion!” Lo urlano a gran voce e fino al prossimo 9 settembre le pareti dell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale di Genova nella mostra México, La pittura dei grandi muralisti e gli scatti di vita di Diego Rivera e Frida Kahlo.
Perchè ci fu un tempo in cui il sol dell’avvenire, anche prima di sorgere a oriente, si levava nell’estremo occidente di una rivoluzione messicana che, già nel 1910, voleva scrollarsi di dosso il giogo del latifondismo e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Come andò a finire è storia nota. E questa esposizione curata da Carlos Palacios e che è il risultato della collaborazione tra il Museo de Arte Carrillo Gil di Città del Messico, la Fondazione di Palazzo Ducale, Glocal Project Consulting e Civita Mostre, è parte di questa stessa storia. Nasce infatti non oggi, ma oltre 40 anni fa e viene riproposta nel desiderio di realizzare un progetto artistico rimasto incompiuto. Il 13 settembre del 1973 a Santiago del Cile doveva essere inaugurata la mostra “Orozco, Rivera, Siqueiros. Pittura Messicana”. L’esposizione, frutto della rinnovata amicizia tra Messico e Cile, avrebbe dovuto presentare al pubblico cileno l’espressione dell’avanguardia messicana rappresentata dalla collezione di Alvar Carrillo Gil e di sua moglie Carmen Tejero. L’inaugurazione fu invece bruscamente annullata dal colpo di Stato che Augusto Pinochet portò a compimento proprio durante quei giorni. Il sol dell’avvenire cominciava a tramontare in quel mare di sangue versato – nell’ambito del Plan Condor con l’alto patrocinio di servizi segreti e governo statunitense – dalle tante dittature militari che avevano il compito di normalizzare, mediante arresti e sparizioni, torture e omicidi di oppositori politici, l’intero continente sudamericano. La mostra fu dunque sospesa divenendo famosa come la “exposicion pendiente” e le opere frettolosamente rimpatriate in Messico con un volo che trasportava anche la famiglia di Allende in fuga dal golpe. E, così sospesa, la mostra lo restò fino al 2015, quando questa straordinaria collezione è stata finalmente esposta prima in Cile, in seguito in Argentina nel 2016, poi in Perù un anno più tardi. E ora in Italia. Il progetto espositivo presenta oggi circa 70 opere realizzate da tre maestri: José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, altrimenti conosciuti come “Los Tres Grandes”. La loro arte costituiva l’avanguardia artistica messicana nel quadro dei movimenti più importanti del XX secolo. In un tempo irripetibile in cui arte e politica si intrecciavano fittamente e con esiti a volte assai discutibili. Come nella vita di Siqueiros incarcerato, tra le altre cose, anche per il tentato assassinio di Lev Trotskij.
La storia del muralismo messicano inizia nel 1922, quando José Vasconcelos, primo ministro della Pubblica Istruzione del governo di Alvaro Obregòn chiama Orozco, Rivera e Siqueiros per realizzare un grande progetto di murales nell’Antico Collegio di San Ildefonso di Città del Messico. Da quel momento e durante tutta la loro vita, questi tre artisti sperimenteranno varie tecniche artistiche tra le quali i murales, le opere su tela, il disegno e l’incisione, ricevendo numerose commissioni pubbliche e private in Messico, Stati Uniti e America del Sud. E’ la genesi di quella matrice nobile di un immaginario di messicanità che nutrirà anche i film spaghetti western di Sergio Leone e, più recentemente, quelli di Tarantino-Rodriguez: sangue e polvere, bandiere rosse e cartuccere a tracolla, mariachi e tequila, violenza e poesia… E la mostra permette di approfondirne la conoscenza presentando opere ed esperimenti meno noti come i bozzetti per i murales e i grandi disegni. La collezione esposta nasce durante gli anni ‘30 dalla passione di Carrillo Gil e di sua moglie per le avanguardie messicane ed è composta da olii e disegni di grande impegno politico che documentano lo spirito creativo che caratterizzò la poetica di Rivera, Orozco e Siqueiros quali grandi protagonisti della modernità messicana. Alle opere esposte si affianca un’ampia documentazione dei murales originali, realizzata con tecnologie di video animazione HD che consentono di localizzare le opere principali dei tre muralisti nelle varie città del Messico. Viene infine presentata una raccolta fotografica che documenta il sovrapporsi delle vicende artistiche e politiche dei tre maestri muralisti con l’artista Frida Kahlo. Una collezione di 50 foto d’epoca, scattate da parenti e amici degli artisti e fotografi famosi tra i quali il padre di Frida, Guillermo Kahlo, Manuel Alvarez Bravo, Nickolas Muray, Ernesto Reyes, Ansel Adams e Juan Guzman. Immagini in bianco e nero che restituiscono tutta la luce di quei giorni lontani, molto prima che il Paese sprofondasse nel girone della corruzione e della violenza di un narcotraffico che ne ha fatto una delle destinazioni più pericolose del mondo. E che ha il suo motore nel mercato della droga oltreconfine, in quegli Stati Uniti dove milioni di gringos non riescono a rinunciare alla loro dose quotidiana di cocaina. Messico e nuvole, la faccia triste dell’America, cantava già qualcuno tanti anni fa.
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