Francesco Cecchini

PACE LONTANA IN COLOMBIA.
Una storica intesa firmata nel 2016 tra le FARC-EP e il governo di Juan Manuel Santos ha messo fine ad una guerra civile durata più di mezzo secolo, ma la pace è ancora lontana. Tanto più con il prossimo governo di Iván Duque, uomo dell’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, storico nemico numero uno della pace.
FARC.
Iván Márquez in una pubblica lettera ha informato che non sarà senatore delle FARC il prossimo 20 luglio e che il suo posto sarà preso da Benkos Biohó. L’ex leader guerrigliero ha affermato che il caso Santrich e le violazioni dell’accordo di pace impediscono di completare la transizione dalla ribellione armata alla politica. Il dirigente della Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común (FARC), Luciano Marín Arango, noto come Iván Márquez, ritiene che l’estradizione di Jesus Santrich sia una delle ragioni principali per cui non si insedierà senatore. L’incriminazione di Santrich è una trappola ordita dal Procuratore generale e dalla DEA e questa situazione mette tra vita e morte il processo di pace. Nella lettera tra l’altro afferma: “Non c’è da nessuna parte la determinazione a rispettare le questioni essenziali dell’accordo come la Riforma politica, senza le quali non ci sarebbero condizioni per il passaggio dalla ribellione armata alla politica legale. Anni dopo l’approvazione del primo accordo parziale sulle terre, questo è stato ancora formalizzato, mancano i titoli di propietà a favore dei contadini che in pratica possiedono le terre. ” Significativa una lettera di Gustavo Petro a Márquez: “Conosco i dubbi che la assalgono. So che perseverare sulla via della pace può essere sacrificio. Carlos Pizarro (M-19) ha mostrato come la lealtà verso il meglio della società, con il suo desiderio di amore e convivenza, possa portare alla fine della vita “. Proprio l’esempio del M-19 che fu massacrato dopo un accordo di pace deve servire di esempio alle FARC per non transigere sugli accordi di pace, Gli assassinii continui di leader sociali ed ex guerriglieri, in corso a tutt’oggi, ricordano quanto accade a M-19 e al movimento politico nel quale si erano trasformati, l’Unión Patriótica, che furono sterminati dai paramilitari, con il consenso del regime.
ELN.
Il capo negoziatore di pace della guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), Pablo Beltrán, ha detto sabato scorso che il tavolo di dialogo dell’Avana con il governo colombiano “è stato intrappolato” e vi è incertezza con l’arrivo al potere del presidente eletto, Iván Duque. Beltrán in un video pubblicato sul sito ufficiale dell’ELN ha affermato: “Il tavolo dei negoziati è preso tra un governo che sta andandosene partendo e un governo che sta arrivando, il che sarebbe normale. Quello che succede è che il segnale che sta arrivando minaccia di ignorare ciò che è stato fatto e ciò che è stato avanzato, quindi l’incertezza è molto forte”.
Secondo Beltrán, i dialoghi di pace che avanzano attraverso il suo sesto ciclo dal 2 luglio all’Avana hanno iniziato il 2 luglio il loro sesto ciclo dovrebbero essere considerati politica dello Stato. Così Beltrán: “Mettere mano ai problemi della Colombia che hanno causato il conflitto armato non si fa da un mese all’altro. C’è bisogno di perseveranza e lunghi sforzi, e se un governo che arriva afferma che non prenderà in considerazione i risultati precedenti, stiamo semplicemente perdendo gli sforzi fatti per la pace ” Nonostante ciò, Beltrán ha ribadito la decisione dell’ELN di raggiungere una soluzione negoziata al conflitto armato, ma il governo deve anche lui impegnarsi a porre fine alla violenza della politica. Poco promettenti sono state al riguardo le dichiarazioni del nuovo presidente eletto Iván Duque ha affermato l’unico modo di negoziare con questo l’ELN è che questa si concentri e che cessi qualsiasi azione e che il tutto sia verificato da una commissione internazionale. Insomma niente cessate il fuoco bilaterale, ma resa senza condizioni. E’ la vecchia linea di Uribe.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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